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libreria di zurau

mercoledì 19 aprile 2017

LUDOVICO ARIOSTO

                                                      ARIOSTO  IN GARFAGNANA


Ho visitato "Il Segno di Ariosto", la mostra di documenti Autografi e carte ariostesche nell'Archivio di Stato di Modena, dove è custodito l'Archivio del Ducato Estense dopo la devoluzione di Ferrara allo Stato della Chiesa, come previsto qualora si fosse interrotta la linea diretta di successione nella famiglia degli Estensi.
Si tratta di un un insieme di documenti relativi alla vita pubblica di Ariosto vissuta al servizio degli
Estensi; egli era un letterato e poeta, ma non essendo di famiglia facoltosa "doveva" lavorare, e pertanto servì la Corte estense in ruoli di burocrate, famiglio del Cardinale Ippolito d'Este, Ambasciatore e quindi nel 1522 delegato in Garfagnana a Castelnuovo, come Governatore, a risiedere nella Rocca (ora ariostesca).
A questo proposito fra i documenti di sua mano c'è la lettera in cui lamenta che ha dovuto cedere la sua cagna Bracca al Cardinale Cesarini senza precisare se lo abbia fatto "gratis et amore Dei".
Fra le lettere c'è quella del grande Ruzante che loda l'Ariosto per le sue qualità di scenografo e offre la sua opera per allestire spettacoli e giochi di Corte.
Ma sopratutto c'è la corrispondenza di Ariosto con la Corte in cui il Poeta informa il Duca circa la
situazione e i problemi della Garfagnana, regione dell'Appennino toscano annessa da poco al Ducato
di Ferrara.
Nelle sue comunicazioni l'Ariosto registra diligentemente ciò che accade, lamenta la scarsità dei mezzi che il Duca concede, come i soli 10 balestrieri che hanno funzioni di guardia armata.                 Paga il soldo alla "truppa", truppa che deve fare i conti con il brigantaggio endemico nella         Garfagnana, territorio impervio in cui la legalità non è cosa certa e dove clero e signorotti locali sono
spesso in combutta con i briganti.
Nelle sue carte fa spesso capolino la felicità della scrittura letteraria che evidentemente procede
parallela al suo impegno pubblico; emergono anche i tratti della sua umanità: preoccupato per la scomparsa di un suo messo, sconfortato dalle proprie ristrettezze economiche ...son rimaso senza un
soldo... e mosso a compassione "per i poveromini angariati dalla povertà e prepotenza" o il suo
disagio di intellettuale impotente nel fronteggiare la ferinità degli uomini  "...non ho saputo dar altro che parole...".
Già le difficoltà riscontrate nel governo della regione gli avevano da tempo "messo altra voglia che di pensare a favole...io non cesso di pensare e di fantasticare come senza spesa del Signore
nostro io possi accrescere le mie forze, per fare che almeno questi ribaldi abbian paura di me"
E in merito alle difficoltà di amministrare c'è il momento di sconforto: "io 'l confesso ingenuamente ch'io non sono homo da governare altri homini, ché ho troppo pietà, e non ho fronte di negare cosa che mi sia domandata", e infine lo scoramento " il vedere succedere mali effetti mi fa credere e toccare con mano quello che hora io scrivo"

Ludovico Ariosto, da Satira IV

Il vigesimo giorno di febraio
chiude oggi l'anno che da questi monti,
che dànno a'Toschi il vento di rovaio,

qui scesi, dove da diversi fonti
con eterno rumor confondon l'acque
la Tùrrita col Serchio fra duo ponti;.....
...................
Confessa che il paesaggio irto di borghi è un rustico inferno che distoglie il poeta dagli amori
ferraresi e dagli studi e nel quale, "senza il cor sereno" non gli è possibile "far da sé uscir iocunda rima o metro"

Infine nel 1525 lascia la Garfagnana per ritornare all'amata Ferrara dove potrà dedicarsi al suo Poema
con nuove edizioni.


ORLANDO FURIOSO

Le donne, i cavallier, l'arme, gli amori,
le cortesie l'audaci imprese io canto,
che furo al tempo che passaro i Mori
d'Africa il mare...................................
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A.Ferrin
Modena, 20 aprile 2017