IO, DANIEL BLAKE
Ho visto il film di Ken Loach, film in cui il regista affronta il tema del Welfare inglese. Prende in esame il caso emblematico del sessantenne Daniel alle prese con i suoi problemi di cuore che lo rendono inabile al lavoro, ma che nello stesso tempo non riesce ad accedere ai sussidi di malattia e disoccupazione per la stupidità e inettitudine della burocrazia. Infine Daniel muore di infarto proprio nell'ufficio della burocrazia dove finalmente avevano accettato
di esaminare il suo caso, per cui si può ben dire che "muore di burocrazia".
Pertanto il tema interessa tutti, anche noi che viviamo in società che si dicono socialmente avanzate, ma che sono anche terribilmente complesse e competitive, e nelle quali le burocrazie sono veri Moloch
incombenti, minacciosi e imperscrutabili.
Quindi l'argomento è ampiamente dibattuto, ma io desidero accennare alla maestria con cui Loach gira
la pellicola, coinvolge emotivamente lo spettatore, provocando in lui indignazione, pietà, pianto e
disperazione.
Infine, nel funerale dei poveri (perché celebrato al mattino molto presto) la giovane Kate, amica di sventura di Daniel, legge un biglietto trovato in una tasca dell'uomo morto, è la dichiarazione che si
riprometteva di leggere davanti alla Commissione riunita per esaminare il caso:
Io sono Daniel Blake...sono un Cittadino...niente di più...niente di meno...
La recitazione è magistrale, non solo quella di Daniel, ma di tutti gli attori, anche dei più spregevoli per esigenze di copione.
A.Ferrin
Modena 22/10/2012
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