E' tutto previsto e programmato: nulla possiamo, nulla è in nostro potere per indirizzare il nostro
cammino, se non l'aiuto fortuito e occasionale di un agente esterno che la nostra intelligenza,
fortuna o stoltezza, potrà farci cogliere o perdere per sempre.
E poi si dice che l'ambiente, le circostanze, le condizioni in cui si nasce si opera e si vive, non siano determinanti; questo non vuole dire negare e sminuire la responsabilità personale, il cosiddetto
"libero arbitrio" ma che piuttosto è necessario contestualizzare il vissuto delle donne e degli uomini.
Chi è "nato bene", chi ha goduto di corsie privilegiate o ha beneficiato di eredità culturali e professionali che ne hanno agevolato la vita, in genere sottovaluta questa fortuna e con ciò mostra mancanza di umiltà o cattiva coscienza.
Infine ci sono quelli semplicemente fortunati, di una fortuna sfacciata, che trasformano in oro
tutto ciò che toccano o intraprendono: sono i cosiddetti culi e teste quadrati.
Sono quelli che hanno capito tutto della vita, e sembra che nessuno glielo abbia insegnato: possiedono fiuto e capacità innate di comprensione e manipolazione di cose e persone.
Hanno superato con disinvoltura le forche caudine della morale pubblica e privata, riuscendo così a
volgere tutto a proprio vantaggio.
Tutto questo ha un costo per questi eroi, ma il più delle volte si fanno scivolare da mente e anima
ogni zavorra perché, dicono, "hanno famiglia", quasi gli altri fossero figli di nessuno abbandonati in una Ruota, e sembra ignorino che siamo tutti destinati alla "Livella" del buon Totò.
Allora, per chiudere, non trovo di meglio che citare l'aforisma di Leopardi:
"l'impostura è l'anima della vita sociale.
Il mondo è una lega di birbanti contro gli uomini da bene, e di vili contro i generosi"
23/7/2020
Mi telefona uno dei miei rarissimi lettori, e mi apostrofa: ma cosa scrivi, non sei stanco di ripetere sempre le stesse cose che sono di una ingenuità "spaziale"? E si che sei ormai vecchio, ma evidentemente gli anni non ti hanno insegnato molto.
Da che vita è vita, il mondo è questo e non lo puoi cambiare, fattene una ragione!
E continua, quasi aggressivo, ma scrivi su FB che lì almeno qualcuno ti manda a quel paese
senza tanti complimenti!
Rileggiti i libroni romantici di mille pagine e lascia stare le elucubrazioni soporifere, che di prediche e predicozzi che ammorbano l'aria ne abbiamo a volontà.
Non te la prendere, è stato più forte di me dirti quello che penso veramente, ma da amico.
Ciao, a presto
Gabriele
Modena,23/7/2020
Gentile Gabriele, spero di avere riportato a grandi linee ciò che mi hai detto al telefono,
(ma perché non scrivere?).
Ti ringrazio comunque perché preferisco le persone che , pure esprimendo dissenso, abbiano il coraggio di comunicare; infatti il silenzio è ambiguo: vuol dire assenso o dissenso?
Passività o indifferenza? E'sempre meglio sapere chi hai di fronte.
Ripeto, ti ringrazio anche se non usi mezzi termini, e mi sta bene, perché non cerco proprio
"like"di cortesia.
Ma vengo subito a bomba: hai individuato caratteristiche proprie dell'idealista incorreggibile,
quello che nessuna replica della storia riuscirà a smuovere dal suo ideale, un ideale assoluto,
una scelta di fede, la tensione verso l'assoluto che può riguardare l'ambito civile, laico
o religioso.
L'idealista, come tu affermi, non fa tesoro dell'esperienza, si ostina a non volere capire e,
pure fra disillusioni e rovesci, continua a fronteggiare mulini a vento.
Unica sua consolazione, forse, è che l'ideale, il sogno, sono premio a se stessi.
D'altra parte l'uomo nasce e desidera essere felice; la felicità è contemplata come un diritto
in molte Carte Fondamentali, scelte ideali che spesso e volentieri restano sulla carta (questa è già una corbelleria), e tuttavia aspiriamo al "meglio", e ci dicono che ne abbiamo diritto.
In realtà il vecchio Epitteto aveva già chiarito che la felicità non è fra le cose che dipendono
da noi, e dobbiamo farcene una ragione: possiamo appunto rifugiarci nel sogno.
Ciao.
modena, 25/7/2020