E' uno stato di sospensione, di lontananza da tutto, niente a cui possa appigliarmi per formare un
pensiero compiuto.
Mille e mille pensieri si affastellano in disordine senza capo né coda: non c'è un filo logico ma un
pirotecnico lampeggiare che disorienta.
Oggi il tempo mi fa grazia di una temperatura meno torrida di ieri, questo è bene perché facilita la lettura, e tuttavia non mi lascia il rovello della mia impotenza "creativa"(si fa per dire), rovello cui cerco di sottrarmi.
Allora fa capolino la presunzione che tutto sia stato già detto, che l'umanità e il pensiero umano, negli ultimi secoli, non abbiano concepito nulla di veramente nuovo : mi riferisco alla filosofia e alle
scienze umane; certo devo ammettere che ho creduto troppo agli ideali, un idealismo sempre lontano dalla realtà e perciò causa di disillusione.
Il progresso si è avuto nelle applicazioni della tecnica, nei nuovi ritrovati come sviluppo naturale
e progressivo delle abilità manuali e della tecnologia.
Ma la nostra mente, la nostra "umanità" ha progredito parallelamente? No, penso proprio di no!
Possediamo ancora la materia cerebrale dei nostri progenitori: abbiamo affinato le capacità manuali
e tecniche ma non quelle di controllarne le pulsioni e gli istinti ancestrali, quelli che perpetuano in
noi la violenza verso i nostri simili nella lotta per la sopravvivenza.
E allora non resta che ripetere cose già dette: alla mia età è compiuta da tempo la parte più bella, quella che non aveva consapevolezza di se e del mondo, quella ignara di ciò che la vita riserva, e ti
accorgi, vivendola, come siano state le illusioni e i sogni a motivare il tuo cammino.
E' pessimismo questo? Può darsi, ma forse è anche dolorosa presa di coscienza con relativa nostalgia: unico rifugio lo vedo ancora inoltrandomi nella poesia visionaria e innocente.
modena,13/7/2020
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