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libreria di zurau

domenica 27 marzo 2016

IGEA

                                                                        IGEA

Questa mattina mi sono svegliato alle 5 perché temevo di mancare l'appuntamento in Ospedale, dove
ero atteso per gli esami e visite preliminari di preparazione al prossimo intervento di ernia inguinale.
E' l'ultimo intervento, spero, di una serie già significativa, e se sono qui a scriverne vuole dire che
tutto sommato mi è andata bene; d'altra parte questo iter sanitario mi ha arricchito di una esperienza
interessante in materia.
E' molto presto, la strada è pressoché deserta, l'aria tersa, e il giorno promette sole e caldo, sulla strada alcuni bar sono aperti, ma potrò fare colazione solo dopo i prelievi; percorro i 30 km che mi dividono dal nosocomio in un baleno.
A questa ora del mattino sembra di fare un viaggio a ritroso nel tempo perché il traffico stradale è
quello di tanti anni fa, ma so bene che è un'illusione.
Tra poco le strade saranno piene di veicoli in coda, di grovigli di auto in un clamore assordante, ma
a maggior ragione godo della tranquilla andatura che mi permette di osservare la campagna con case e casolari sparsi fra appezzamenti coltivati e opifici artigiani.
E' la prima volta che entro in questo Ospedale (Vignola): sono qui nella speranza che mi possano
sottoporre all'intervento per la riparazione di ernia inguinale in un tempo più ragionevole rispetto a
quello previsto a Baggiovara ( oltre un anno).
L'Ospedale è relativamente piccolo, serve un bacino di utenza limitato, e non tutti gli interventi di cura e chirurgia sono previsti, e infatti, come in molte altre strutture sanitarie italiane, gli stessi
dipendenti non nascondono le preoccupazioni per il loro futuro lavorativo.
Dunque sono nell'ingresso principale e osservo le indicazioni per i vari reparti di degenza e gli ambulatori, e potermi quindi orientare, anche se la struttura non è labirintica come quella di Baggiovara.
Devo ammettere che la mia curiosità ed esplorazione dell'ambiente è dovuta al pregiudizio, o alla prevenzione, indotte dalla mia frequentazione degli ospedali, nonché da una mia deformazione
professionale legata alla lunga dimestichezza con temi legati alla Pubblicità/MKT/ Immagine/
Organizzazione.
Ho assistito alla agonia e morte di mia sorella Tina in un ospedale veneto, alla agonia e morte di mia
madre a Merate, a quella di mio padre a Ferrara e di mio fratello Ermanno a Chicago.
Aggiungo che ho subito 4 interventi chirurgici, e sono in attesa del quinto.
Ma oggi rifuggo dalle esperienze personali e familiari vissute nell'ambito del sistema sanitario italiano cercando di essere più sereno e obiettivo, per quanto ciò sia umanamente possibile.
Questa mattinata è iniziata nel segno dell'efficienza e tempestività: ho già subito il prelievo del sangue e sono in attesa di entrare nel Poliambulatorio dove farò l'elettrocardiogramma, poi incontrerò
l'anestesista e infine il chirurgo.
L'astanteria degli ambulatori è affollata sopratutto di anziani che, come di consueto, attendono con
fatalismo il loro turno, e nel frattempo conversano in dialetto con i vicini, la cittadina è piccola e tutti si conoscono; l'argomento è sempre identico: le malattie, i disturbi, le proprie vicissitudini sanitarie.
Non manca, fra il personale dell'ospedale( non i medici), quello che fa pesare la sua pur piccola briciola di potere sui presenti, e lo fa con il tono di voce deciso e con malagrazia, altri ostentano lo stetoscopio e non capisco perché.
Infine la mia breve permanenza all'interno di questo ospedale conferma a grandi linee le mie opinioni
circa il S.S.Nazionale:
Il nostro sistema sanitario è un buon sistema, con criticità ed eccellenze, nel quale gli operatori e       le professionalità al suo interno "fanno la differenza", nel bene e nel male, e spesso sono le stesse     capacità e l'abnegazione del personale a colmare lacune e insufficienze nei mezzi.                  
Ma c'è  il rischio di una sanità"disumanizzata", che non metta il malato al centro di tutto, in quanto condizionata da una gestione economica e utilitaristica esasperata che, unita allo sperpero di denaro pubblico e all'endemica corruzione, può condurre alla privatizzazione di un Sistema Sanitario sempre meno "pubblico", con danno per i più deboli tra i Cittadini.

C'è il sistema sanitario americano nel nostro futuro!?


                                                 

Antonio Ferrin
Modena, 24 Marzo 2016











martedì 22 marzo 2016

FUGA DA NEW YORK




                                                          FUGA DA NEW YORK




Il titolo richiama quello di un vecchio film in cui la città americana, distrutta e spettrale, è abbandonata precipitosamente dai suoi abitanti.
Questa mattina l'aeroporto di Bruxelles è stato devastato da bombe esplose nelle grandi sale delle partenze, e i passeggeri in preda al terrore fuggono lo spettacolo offerto da morti, feriti e incendi.
Evidentemente si è trattato di attacco terroristico, e nell'arco di un'ora c'è un'altra esplosione in
una stazione della metropolitana; l'ISIS rivendica gli attentati, ma è singolare il fatto che parte subito
la macchina dell'informazione: studi TV allestiti prontamente, con gli opinionisti già schierati per dare risposte, quasi fossero in attesa tra le quinte prima di fare il loro ingresso sul proscenio.
E quello che più conta, i presenti in TV mostrano di saper già tutto, mentre i telecronisti sul campo
e i conduttori dagli studi danno notizie sempre più trite e ritrite.
E non mancano i direttori delle testate televisive che entrano in campo perché vogliono "firmare" la loro presenza all'avvenimento clamoroso.
L'atmosfera è concitata, gli oratori hanno l'aria saputa e compunta, ma è evidente che sono anche
un poco eccitati; il moderatore di Agorà, Gerardo Greco, svolazza come una farfalla tra opinionisti e cronisti con andamento peripatetico, forse per "segnare" il territorio e rivendicare la sua centralità.
Spicca la figura di Moni Ovadia con il suo misterioso (almeno per me) copricapo ma, in ogni caso,
gli opinionisti incuriosiscono per la presenza continua nelle occasioni più diverse, e molti di essi
sembra portino in tasca un Bignamino da cui prendere ispirazione, e infatti il loro eloquio è sempre
invariato.
Quindi sciorinano le loro analisi sul terrorismo, come combatterlo e sconfiggerlo, ma senza accennare
a responsabilità dell'Occidente e dei Paesi ricchi, come se gli arabi, i musulmani e i poveri del mondo
si dilettassero a uccidere e farsi uccidere per puro capriccio.

Antonio Ferrin

Modena, 22 Marzo 2016

venerdì 11 marzo 2016

MATERNITA' SURROGATA



""...la più calamitosa e fragile delle
   creature è l'uomo, e anche la più
   orgogliosa che pone se stessa al
   centro e al di sopra dell'universo... ""
   (montaigne)

Un noto politico italiano e il suo compagno canadese annunciano la nascita del figlio nato in California da una donna del sud-est asiatico che ha prestato il proprio utero per fare felici i due uomini che, nell'occasione, affermano il bambino essere frutto del loro "amore".
Tralascio considerazioni etico-morali, e invece esprimo un'opinione terra terra, da uomo della strada, forse anche ingenua e frutto di ignoranza.
Prendo le mosse dalla base biologica della vita sulla terra per affermare che regno animale e vegetale si sono perpetuati e si perpetuano grazie alle loro funzioni riproduttive: infatti obbediscono all'istinto sessuale che propizia la procreazione assicurando così la sopravvivenza delle Specie.
E' un meccanismo meraviglioso che si manifesta in infiniti modi, per rispondere alla urgente e insopprimibile necessità del processo biologico.
Questo è vero per animali e piante, e lo è sempre stato anche per l'uomo.
Ma l'uomo è un'animale pensante, dice lui, domina le forze della natura con la sua intelligenza e si
è affrancato dalla loro servitù, lui pensa, ma la realtà è molto più complessa: può l'uomo sovvertire leggi nate con l'universo? E' vero, l'uomo, grazie alle facoltà che gli consentono di emergere fra gli esseri viventi, è riuscito a volgere in suo favore, superandoli, molti ostacoli e pericoli nella lotta per la vita; d'altra parte, il suo destino è di lottare incessantemente per affermare e confermare il potere acquisito, e nello stesso tempo, per i successi ottenuti e per l'orgoglio, egli è preda di un delirio di onnipotenza che offusca la mente e non gli fa vedere i propri limiti, né i pericoli e la rovina in agguato.
Oltretutto dimentica, o rimuove, una verità scientifica: il cervello umano si è evoluto molto
nelle parti deputate alla elaborazione e formazione del pensiero e della creatività in genere, ma la parte più arcaica sede degli istinti primitivi non si è evoluta nella stessa misura e costituisce così una
pesante zavorra per l'uomo "intelligente"capace sì di pensiero sofisticato e creazione artistica, ma ancora ostaggio degli istinti che lo assimilano agli animali privi di logica e ragione.(R.L.Montalcini)
E l'uomo rimuove anche lo scandalo della morte: rifugge da quella minaccia che nega l'essenza stessa della vita che invece tende per sua natura all'eternità, e per questo l'uomo pensa e lavora come se fosse eterno.
Si è allontanato sempre più dalla natura intrinseca dell'uomo che condivideva l'esistenza con la terra e nella terra, e nonostante la prodigiosa evoluzione delle sue facoltà, ha separato sempre più il proprio destino dal resto della natura facendo incetta e scempio dei beni disponibili,
Dunque l'uomo moderno è il "dominus", il Dio di se stesso e pertanto così potente da svincolarsi
per pura follia da leggi cui dovrebbe sottostare e il cui fine ultimo non conosce e che in ogni caso non sono nella sua disponibilità.
Un tempo le religioni costituivano la struttura di sostegno e di regolazione delle società nella misura in cui temperavano e frenavano, almeno in parte, gli istinti più distruttivi dell'uomo, e infatti l'umanità è stata sempre percorsa da flagelli e distruzioni.
Ma le religioni possiedono ormai residue capacità  di controllo e direzione dei popoli: l'uomo possiede più mezzi culturali e conoscenze utili alla sua autonomia e "laicità" e, oltre tutto, le stesse hanno smarrito credibilità e prestigio perché, sempre più, si sono fatte istituzioni partecipi dei meccanismi predatori nella lotta per la supremazia, ovvero strumenti di potere.
In questo panorama l'uomo " intelligente e dominatore", soggetto e oggetto del grande sviluppo culturale che gli ha consentito un progresso inimmaginabile nell'economia, in campo tecnologico, e
nell'organizzazione della società, quest'uomo è rimasto comunque limitato tra successi e rovesci ciclici nei quali le sue "civiltà", anche le più grandi, giunte all'apice del loro splendore sono cadute
miseramente e le loro conquiste culturali spesso dimenticate in attesa di nuovi attori nella storia umana. Il risultato è paradossale: l'uomo progredisce e regredisce con andamento altalenante nel diagramma della storia, con alti e bassi, senza tregua, disegnando una linea  irregolare dove i vertici alti e bassi si susseguono in un percorso che vanifica le conquiste precedenti e rende ardua la stima dei progressi reali che l'umanità può vantare, a meno che il progresso non si voglia misurare solo in base a indici economici e di ricchezza; in questo caso avremmo però una umanità ricca e sazia, ma incapace di svincolarsi dai limiti posti dalla natura.
D'altra parte l'uomo può dominare la terra e, in una visione ottimistica e futuribile, potrà giungere a esplorare lo spazio più profondo grazie alle competenze scientifiche e ai mezzi che possiede, ma nell'attesa dovrà risolvere problemi più impellenti che riguardano la sua sopravvivenza in terra,  la fame nel mondo, la sovra popolazione, la scarsità delle risorse naturali, la tutela dell'ambiente, l'ingiustizia sociale e la proliferazione di conflitti sociali e armati tra i vari Paesi. 
Per fronteggiare con successo questi problemi, dovrà acquisire le virtù civili e morali necessarie per colmare il deficit di umanità propria e investire tutto in una visione umanistica della vita e del suo universo. Egli deve necessariamente, ( costretto) a convivere con i suoi simili, e non vi è dubbio che ciò richiede una  rivoluzione culturale, ma anche antropologica.
In questo scenario si inserisce la maternità surrogata con la quale il politico e il suo compagno annunciano festosi la nascita del loro figlio, e affermano il figlio essere frutto del loro amore.
Io nutro rispetto per il bambino incolpevole, ma penso che quella maternità surrogata confermi la giustezza di quanto scritto più sopra.
Questi sono l'uomo e la donna nuovi, uomini e donne che si eradicano dal terreno comune, vogliono
sovvertire ogni regola in nome del proprio desiderio, della propria libertà, che vogliono appropriarsi
di qualsiasi bene di consumo disponibile, e a qualunque prezzo( fosse anche un figlio).
Non è casuale il riferimento al bene di consumo, infatti è significativo che le "nuove maternità" siano apparse e proliferino nelle società economicamente più sviluppate.
E questo avviene in una realtà-terra di nessuno in cui ormai tutto è possibile, concesso e accettato in nome di un conformismo e di un'indifferenza a tutta prova,

Antonio Ferrin

Modena, 11/03/2016





















UTERO IN AFFITTO

Vendola padre o madre, o padre e madre?




Non è utero in affitto questo capolavoro perpetrato da Vendola & compagno?
Penso non sia necessario essere credenti cristiani, buddisti o vattelapesca, per prendere le distanze da tali pratiche aberranti o, per contro, fare parte della galassia LGBT per accettare tutto ciò che contraddice morale, natura,
ragione ed etica.
Tutto ciò è "politicamente corretto" per chi vuole essere sempre moderno e progressista nonostante tutto, ma è anche incurante del rischio che la ragione immersa nelle nebbie perda orientamento e il significato delle parole.

Antonio Ferrin
Modena 29 febbraio 2016