IGEA
Questa mattina mi sono svegliato alle 5 perché temevo di mancare l'appuntamento in Ospedale, dove
ero atteso per gli esami e visite preliminari di preparazione al prossimo intervento di ernia inguinale.
E' l'ultimo intervento, spero, di una serie già significativa, e se sono qui a scriverne vuole dire che
tutto sommato mi è andata bene; d'altra parte questo iter sanitario mi ha arricchito di una esperienza
interessante in materia.
E' molto presto, la strada è pressoché deserta, l'aria tersa, e il giorno promette sole e caldo, sulla strada alcuni bar sono aperti, ma potrò fare colazione solo dopo i prelievi; percorro i 30 km che mi dividono dal nosocomio in un baleno.
A questa ora del mattino sembra di fare un viaggio a ritroso nel tempo perché il traffico stradale è
quello di tanti anni fa, ma so bene che è un'illusione.
Tra poco le strade saranno piene di veicoli in coda, di grovigli di auto in un clamore assordante, ma
a maggior ragione godo della tranquilla andatura che mi permette di osservare la campagna con case e casolari sparsi fra appezzamenti coltivati e opifici artigiani.
E' la prima volta che entro in questo Ospedale (Vignola): sono qui nella speranza che mi possano
sottoporre all'intervento per la riparazione di ernia inguinale in un tempo più ragionevole rispetto a
quello previsto a Baggiovara ( oltre un anno).
L'Ospedale è relativamente piccolo, serve un bacino di utenza limitato, e non tutti gli interventi di cura e chirurgia sono previsti, e infatti, come in molte altre strutture sanitarie italiane, gli stessi
dipendenti non nascondono le preoccupazioni per il loro futuro lavorativo.
Dunque sono nell'ingresso principale e osservo le indicazioni per i vari reparti di degenza e gli ambulatori, e potermi quindi orientare, anche se la struttura non è labirintica come quella di Baggiovara.
Devo ammettere che la mia curiosità ed esplorazione dell'ambiente è dovuta al pregiudizio, o alla prevenzione, indotte dalla mia frequentazione degli ospedali, nonché da una mia deformazione
professionale legata alla lunga dimestichezza con temi legati alla Pubblicità/MKT/ Immagine/
Organizzazione.
Ho assistito alla agonia e morte di mia sorella Tina in un ospedale veneto, alla agonia e morte di mia
madre a Merate, a quella di mio padre a Ferrara e di mio fratello Ermanno a Chicago.
Aggiungo che ho subito 4 interventi chirurgici, e sono in attesa del quinto.
Ma oggi rifuggo dalle esperienze personali e familiari vissute nell'ambito del sistema sanitario italiano cercando di essere più sereno e obiettivo, per quanto ciò sia umanamente possibile.
Questa mattinata è iniziata nel segno dell'efficienza e tempestività: ho già subito il prelievo del sangue e sono in attesa di entrare nel Poliambulatorio dove farò l'elettrocardiogramma, poi incontrerò
l'anestesista e infine il chirurgo.
L'astanteria degli ambulatori è affollata sopratutto di anziani che, come di consueto, attendono con
fatalismo il loro turno, e nel frattempo conversano in dialetto con i vicini, la cittadina è piccola e tutti si conoscono; l'argomento è sempre identico: le malattie, i disturbi, le proprie vicissitudini sanitarie.
Non manca, fra il personale dell'ospedale( non i medici), quello che fa pesare la sua pur piccola briciola di potere sui presenti, e lo fa con il tono di voce deciso e con malagrazia, altri ostentano lo stetoscopio e non capisco perché.
Infine la mia breve permanenza all'interno di questo ospedale conferma a grandi linee le mie opinioni
circa il S.S.Nazionale:
Il nostro sistema sanitario è un buon sistema, con criticità ed eccellenze, nel quale gli operatori e le professionalità al suo interno "fanno la differenza", nel bene e nel male, e spesso sono le stesse capacità e l'abnegazione del personale a colmare lacune e insufficienze nei mezzi.
Ma c'è il rischio di una sanità"disumanizzata", che non metta il malato al centro di tutto, in quanto condizionata da una gestione economica e utilitaristica esasperata che, unita allo sperpero di denaro pubblico e all'endemica corruzione, può condurre alla privatizzazione di un Sistema Sanitario sempre meno "pubblico", con danno per i più deboli tra i Cittadini.
C'è il sistema sanitario americano nel nostro futuro!?
Antonio Ferrin
Modena, 24 Marzo 2016
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