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libreria di zurau

venerdì 23 settembre 2016

FESTIVAL della FILOSOFIA--

                                                      Festival della Filosofia
                                                                a Modena


17 settembre sabato pomeriggio

Salutate Annabella e Chiara, mi reco in Piazza Grande dove è già in corso la Lezione Magistrale di Roberto Esposito sul tema La crisi bio-politica dell'Europa: la platea è stracolma, occupata da
moltissimi anziani disciplinati e composti sulle sedie, mentre i giovani, più le femmine
dei maschi, con gli inseparabili zainetti agghindati di etichette e ninnoli, si muovono ancora nella piazza alla ricerca di spazi utili in cui sostare.
Nell'occasione, osservo quanto siano ormai omologati i comportamenti di giovani e anziani rispetto all'uso degli strumenti informatici: la platea pullula di anziani e, anche qui, sono più le donne che "giocano" con questi apparecchi, e i più evoluti sono collegati con fili e cuffie a più strumenti, tanto che sembrano ammalati in terapia intensiva in libera uscita.
Poi noto che parte dei giovani è accovacciata nella posizione del loto sotto il Portico del Comune dove sono intenti ad annotare sui quaderni i brani salienti della conferenza, e non capisco come riescano a cogliere la voce del Relatore che giunge tra il brusio e lo scalpiccìo diffusi.
Ma non intendo ascoltare la relazione, voglio infatti visitare il centro informazione per prendere la documentazione sui lavori dello stesso festival, ma l'ingresso mi è inibito da un tipo che mi chiede cosa desidero; io sono sospinto dal flusso di visitatori e curiosi che si muovono in ogni direzione creando così una calca alla quale è difficile sottrarsi, rispondo dunque rapidamente che vorrei
ritirare materiale informativo, e lui di rimando: ma deve fare l'esame HIV? Sono già impaziente, e dunque lo fisso con uno sguardo che vuole trafiggerlo perché non capisco il senso di questa domanda, che oltretutto pone con tono così elevato che sovrasta il clamore in cui sono immerso.
Ma quello aggiunge subito: il centro è chiuso perché adibito ai prelievi per la ricerca dell'HIV tra i
visitatori che vogliano sottoporsi a questo esame.
Ovviamente declino l'offerta, mi tuffo nella folla anonima e cerco di sottrarmi all'abbraccio della
massa, e in prossimità di via Canalchiaro, scorgo due crocchi di giovani seduti in cerchio sui ciottoli che giocano a carte: uno con un mazzo di napoletane, e un'altro con carte colorate da bridge.
Una scena suggestiva in un'atmosfera strapaesana: le bancarelle di libri, quella dei gadget della Fiera,
la Piazza, in cui si stagliano il Duomo di Lanfranco e Wiligelmo con la Ghirlandina, attorniati dai bar felicemente pieni, insomma mancano le bestie all'incanto, le grida di banditori e mediatori per sentirmi calato del tutto nel mezzo di una scena propria dell'oleografia medioevale.





19 settembre 2016
Ieri si è concluso il Festival il cui tema era "AGONISMO".
Come di consueto mi sono alzato molto presto e mi sono avviato in Corso Canalchiaro per raggiungere Piazza Grande dove intendevo assistere a Lezioni Magistrali che ritengo interessanti, una di Marc Augé Rivincita, l'altra di Umberto Galimberti Agonia.
Le strade sono pressoché deserte, solo piccoli sparuti gruppi con zainetti a spalla procedono nella mia direzione, quasi tutti turisti, ma nelle vicinanze di Piazza Grande il flusso aumenta e incrocio quanti sono invece diretti verso Piazza Risorgimento; ad un tratto una coppia di turisti stranieri effettua uno scarto sul marciapiede e istintivamente li imito evitando così di incappare in un voluminoso escremento canino: gli stranieri sono scandalizzati, ma io assolvo il cane che intenerisce quando, dopo avere depositato il suo obolo, raspa istintivamente e invano sul cemento per nascondere il misfatto, ma non il suo proprietario che si presume sia più consapevole, ma che di certo non mostra molto senso
civico.
Raggiunta la Piazza alle 9,15, lo spazio è già gremito da molti in attesa che Marc Augé tenga la sua relazione, allora mi dirigo in Piazza xx Settembre dove è stata eretta una tensostruttura in grado di
ospitare oltre 1000 persone che possono seguire in diretta streaming l'evento, ma anche questo spazio si  riempie velocemente, pertanto prendo posto e inizia la processione dei ritardatari, vere anime in pena alla ricerca di un posto a sedere: io sono seduto vicino a due signore anziane( almeno160 anni in due), all'estremità del corridoio centrale dove si è già formata una fila di ragazze sedute in terra,
con i quaderni aperti sulle gambe e pronte ad annotare le parole dei relatori. Il quadro è rassicurante: più generazioni sono vicine, accomunate da un interesse culturale condiviso.
Finalmente, sono le 10,30 quando il Prof Augé, tra il gracchiare e i sibili degli amplificatori, prende la parola.



Rivincita
Marc Augè.
Sociologo di grande fama, esperto di filosofia e antropologia della contemporaneità.
Parla di culto totemico, di Totem astratti e appartenenza totemica, con particolare attenzione alla dimensione rituale del quotidiano.
Accenna all'illusione come espressione del desiderio, all'esperienza intensa del tempo nella struttura
socio temporale; quindi a un'età fatale per la rivincita attraverso congiunzioni mitiche e necessarie
"traversate del deserto" (Malrau), esemplare al riguardo la vicenda dei Generali francesi De Gaulle-Petain  colleghi nell'Arme.
Il Maresciallo Petain, l'eroe di Verdun, diventa Presidente della Francia occupata dai tedeschi, mentre De Gaulle si ribella a tutto ciò e dalle Colonie francesi in Nord Africa guida la lotta contro i tedeschi, poi si rifugia a Londra fino alla vittoria.
Diventa Presidente della Francia liberata, Petain è condannato a morte per tradimento, ma De Gaulle
commuta la pena nell'ergastolo
Marc Augè  ricorda anche Saint Just e il Terrore a Parigi del 1794 come tentativi di scorciatoie nell'iter della storia.
Infine accenna alla rivincita come rappresentazione del passato e rappresentazione illusoria del futuro,
in un dinamica ciclica dei conflitti, senza soluzione di continuità.
Ogni desiderio di rivincita è desiderio di vendetta e vuol dire consumarsi, in altri termini, inseguire la
rivincita si resta vuoti.
Già nel '700 Kant si chiedeva: cosa è l'uomo, cosa posso fare, cosa posso sperare: i grandi problemi
cui l'uomo deve fare fronte sono sempre gli stessi, ma saranno irrisolvibili finché nel sistema formativo la filosofia sarà separata dalla scienza.
Infine noi tutti siamo protagonisti di piccole "traversate del deserto"nel corso della vita in quanto soggetti a sconfitte, emarginazioni, e quindi capaci di rivincite più o meno fortunate e tempestive.



Agonia
Umberto Galimberti
Filosofo e Psicanalista Junghiano


Il relatore inizia in maniera provocatoria : dobbiamo metterci il cuore in pace, dobbiamo morire, e l'Agonia (lotta) non è con un'entità astratta come la morte, ma semplicemente fra l'individuo e la Specie, poiché partecipiamo della natura che ha suoi scopi ben precisi, che persegue il fine della
continuazione della specie, di ogni specie.
A fronte della vita del singolo individuo, trionfa il diritto della specie; l'uomo come ogni essere vivente ha una temporalità ciclica che prevede nascita vita e morte: nell'economia generale della Natura, della sua conservazione e continuazione, vita e morte hanno pari dignità e necessità.
Pertanto la natura è crudele, ma di una crudeltà innocente, e così espressioni quali "natura malvagia"
"montagna maledetta" vulcano, e ogni flagello che colpisce l'uomo non sono contro ma nell'ordine delle cose, indipendenti dalla volontà di chicchessia.
Ma l'uomo (il mortale) dai suoi primordi ha sviluppato uno smisurato senso di onnipotenza, con l'Etica e lo sviluppo del pensiero, è diventato tracotante e ha riposto cieche speranze in una sopravvivenza impossibile; la concezione "naturalistica" della filosofia greca e pagana, è sostituita dal pensiero Giudaico/Cristiano: Dio invece di Natura--Anima invece di Interiorità.
Il Tempo ha un senso, quindi la storia, e il concetto di Salvezza nel Cristianesimo conduce al futuro
positivo, a un'avvenire dell'illusione poiché il Cristianesimo si può ben definire "cultura dell'illusione"
( uomini non morirete mai) pertanto il dolore dell'uomo diventa una "caparra per l'eternità".
E noi ci dibattiamo tra "casualità della vita" e "gioco ingannevole della vita", e viviamo la vita quasi
fosse un "Debito da pagare"(Anassimandro), in una dimensione tragica.
Nell'agonia, la nostra psiche non riconosce la morte, non la sente, e il moribondo precipita nelle tipiche affabulazioni del morente.
Alcuni aforismi o sentenze:

                              "il primo di noi due che muore, io vado a Parigi"

                   "Avere guidato i popoli, o essersi ubriacati in solitudine non fa differenza"

                                           "Religione strumento di potere"   (Crizia)

                                  "gli Dei parto degli uomini per rassicurarsi"(Democrito)

                                           "l'Uomo è misura di tutte le cose" (Protagora)


Modena, 19/9/2016

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lunedì 12 settembre 2016

PER LARA E LEA

La felicità in un prato verde.



Nei campi di Crodo c'è una pastora che quasi tutti i giorni porta un gruppo di pecore a pascolare nei prati che circondano la casetta in cui abitano due sorelline, Lara e Lea, con il loro papà Maumau e la mamma Alendra; la casetta è piccola ma molto carina, è adagiata sul pendio attraversato dal torrente con le sue acque che scrosciano rotolando dal monte verso il fondovalle.
La pastora si chiama Ermengarda ed è molto affezionata al suo gregge che conduce dall'ovile
ai prati pieni di erba tenera che le pecore brucano, mentre gli agnellini, ancora troppo piccoli, cercano di poppare il latte della mamma.
L'arrivo del gregge è segnalato dal suono allegro dei campanellini legati al collo degli animali, e a volte si vede Ermengarda che porta sulle spalle una pecorella troppo debole, o forse pigra.
Ogni tanto sui prati arriva anche una mucca enorme, si chiama Gelsomina, che pascola tranquillamente
vicina al gregge, stanno tutti vicini, e mentre le bestie brucano lentamente e senza stancarsi, la pastora si riposa nell'erba e tira fuori dalla bisaccia pane e formaggio.
Lara e Lea non si stancano di ammirare le pecore e la mucca, e sanno anche che gli animali al pascolo sui prati della loro casetta sono utili per tenere lontane anche le vipere; osservano gli agnellini che si   rincorrono e giocano felici e le pecore/mamme hanno un bel daffare a sorvegliare le loro birichinate,
mentre Gelsomina, sdraiata nell'erba, è contenta perché piccoli uccelli la liberano dai fastidiosi parassiti che la tormentano.
Quando il sole comincia a nascondersi dietro i monti, Ermengarda riporta il gregge al riparo, dove le
pecore sono munte, e con il prezioso latte la pastora e suo marito fanno del formaggio pecorino squisito.
Anche Gelsomina ritorna nella sua stalla, dove si sottopone alla mungitura, ma produce molto più latte
di una pecora!
Ora è buio, tutti sono stanchi, Ermengarda e suo marito Annibale, la mucca, le pecore e gli agnellini, sono a letto come i pastori, o sulla lettiera di paglia gli animali; sono tutti al sicuro, si sente solo il muggito di Gelsomina e il belare degli agnelli: forse si stanno dando la buona notte?

Antonio

mercoledì 7 settembre 2016

S L A



                                                             S  L  A
                                                                                                     Sclerosi Laterale Amiotrofica



Giunto al termine del lungo e penoso calvario che caratterizza questa malattia, alle prime ore del  
mattino, erano le 3,30, e' morto Claps dopo una lotta impari con un morbo che ancora oggi non perdona.
Forse è l'agonia più drammatica riservata all'uomo colpito da questa malattia: egli è testimone e vive su di se con mente lucida, e con la consapevolezza del medico quale era Claps, l'ineluttabilità della lotta e quindi verifica sul proprio corpo la degenerazione progressiva del sistema neurologico che via via paralizza l'apparato muscolare fino a comprometterne le funzioni vitali, e in cui solamente l'ausilio di cure palliative può attenuare la sofferenza crescente, specie nella fase terminale.
Claps era il migliore amico di Umberto, suo compagno di studi alla facoltà di medicina dell'Università di Modena, città dove si erano conosciuti, Umberto proveniente da Bari, Claps da Potenza.
Questa mattina, con Umberto e altri amici medici, ci siamo recati a Gaiato di Pavullo nella Clinica dove Claps ha vissuto immobilizzato nel suo letto per oltre un anno, e nella quale era già allestita la camera ardente.
Come sempre, queste occasioni sono vere "cartine di tornasole" per conoscere la natura umana; c'è la partecipazione composta dei presenti che esprimono il cordoglio e la pietà come possono, o riescono a fare, poi la tensione si allenta e cominciano a fluire i ricordi, gli aneddoti, e spunta qualche sorriso, poi la storiella apparentemente inopportuna, ma che in realtà serve a scacciare dalla mente l'ombra molesta della morte.
Ma il tentativo di esorcizzare la morte è reso vano dalla sua presenza tangibile nel corpo composto di Claps che, a poche ore dal decesso, non mostra ancora i segni del deformante "rigor mortis", con il risultato che il suo volto appare meno sofferente di quanto non fosse durante l'agonia.
Il fratello del morto è preso tutto dall'organizzazione delle esequie, quasi eccitato passa da un crocchio all'altro per aggiornare, indicare, modificare o confermare i dettagli organizzativi che mutano spesso, ma, si sa, i decessi di amici e congiunti sono sempre improvvisi e inaspettati anche quando tutti li credono imminenti, e ciò è dovuto allo stesso meccanismo di rimozione con cui vogliamo allontanare il pensiero della morte.
Pertanto ci si sofferma sugli aspetti decorativi degli addobbi floreali, della solennità richiesta al sacerdote, e approntare infine una cerimonia decorosa per tributare allo scomparso il cordoglio più sentito e sincero, anche se con ciò vogliamo forse consolare noi stessi per la disperazione in cui siamo.
A un tratto si percepisce una sorta di accelerazione nelle disposizioni che precedono il funerale: si reciterà un primo Rosario serale nella camera mortuaria della Clinica, poi una messa con benedizione alla chiusura della bara prima del suo trasferimento in città dove sarà celebrato il vero funerale
Infine la vita prevale, la vita deve continuare e rivendica i suoi diritti, il morto resta solo nella piccola camera ardente, la cassa in cui riposa è chiusa dal coperchio di legno intarsiato; amici e parenti cominciano a sciamare con i commenti più diversi, c'è tristezza ma l'atmosfera è distesa e l'animo più leggero per la certezza di essere sopravvissuti, e si colgono frammenti di voci e sussurri che accennano alla eredità di Claps, e ai suoi aventi diritto.

Antonio Ferrin
Modena, 7/9/2016



domenica 4 settembre 2016

VORREI


                                                             
VORREI


Venticello di mare
reca malinconia
a blandire
con memorie
illusioni di fanciullo
Essere signore
della terra
padrone del cuore
dell'anima
esplorare
terre nuove
rilucenti
azzurro e smeraldo
senza pena
curare
teneri tralci
gemme
di primavera
Piccolo uomo
guscio vano
angusto
spirito
senza fine.


A.Ferrin
Modena, 30/8/2016