Si sta come
d'autunno
sugli alberi
le foglie.
( G. Ungaretti)
Ungaretti scrive questi versi nel luglio 1918: è un soldato in trincea, come migliaia di commilitoni, a
fronteggiare gli Austroungarici attestati nelle trincee opposte, e sono testimoni dello stillicidio di vite
causato dalla lunga e feroce guerra di posizione, e da qui scaturisce l'immagine felice, pur nella sua
drammaticità, delle foglie tremolanti d'autunno ormai prive di linfa, spossate che attendono infine il
momento della caduta nel terreno che da esse sarà concimato.
La poesia mi ricorda anche la Fortezza Bastiani nel "Deserto dei Tartari" di Buzzati; in essa è il Tenente Drogo che dagli spalti della Fortezza attende invano il nemico, minaccia inquietante che incombe ma non appare all'orizzonte.
Trascorre così, tra paura di morire e il desiderio di combattere, quasi tutta la sua vita di militare
in attesa del nemico, ma fino all'orizzonte c'è il deserto senza fine.
Infine, quando il nemico si materializza, Drogo è ormai malato e moribondo: non può combattere come ha desiderato per lunghi anni, ma ha sconfitto la paura della morte tanto attesa e temuta.
Tuttavia questi pochi versi del Poeta dicono della precarietà della nostra esistenza e dell'equilibrio temerario in cui fluttua la vita e tutto ciò che la circonda: non possiamo opporci al ciclo vitale che ci accomuna agli animali, alla vita in tutte le sue forme e il cui esito è ineluttabile.
Un destino che ci tocca, che non è nella nostra disponibilità: possiamo solamente sperare che una morte benigna ci colga "vivi".
A. Ferrin
modena
31 maggio 2017
Nessun commento:
Posta un commento