casa natale di Leonardo |
Ricorre il 5° Centenario dalla morte di Leonardo da Vinci, (15/4 1452- 2/5/1519) e nel mezzo di mille eventi previsti ovunque per celebrare il Genio Vinciano, ricordo la singolare avventura di cui io e i miei figli siamo stati protagonisti nell'estate 1985(o 86?).
La nostra famiglia era già divisa, i bambini con la madre, e io avevo lasciato la casa coniugale per vivere da solo in un'appartamento del centro storico.
Come previsto dagli accordi di separazione, i figli (Annabella, Chiara, Maurizio) trascorrono una parte delle vacanze con me, e pertanto nel mese di agosto ci avviamo in macchina diretti in Toscana
Sono gli anni dell'entusiasmo per la scoperta della vita in agriturismo, della vita semplice a contatto della natura, natura idealizzata, quasi una scelta ideologica che presto si trasformerà in una attività con fini di lucro e speculativi.
Mi ero preparato, e i ragazzi erano contenti di vivere questa esperienza: consultando un sito dedicato,
ho individuato un agriturismo sulle colline tra Firenze, Prato e Pistoia, la Fattoria di Bacchereto, un piccolo centro nelle vicinanze di Vinci, il borgo natale di Leonardo.
La Fattoria ha sede in una grande residenza Rinascimentale, si dice Medicea, al centro di una vasta
tenuta agricola con uliveti e vigneti; è l'imbrunire quando siamo al suo ingresso: sono ambienti sontuosi, soffitti alti affrescati, con arredi "importanti", i proprietari credo siano grandi proprietari
terrieri decaduti.
Ci riceve la fattoressa, e comunica che la tenuta è disseminata di molte piccole residenze, un tempo
abitate dai contadini, che queste residenze sono state adattate per l'uso turistico, che non può
ospitarci nel corpo centrale, e pertanto ci accompagna a Cà Toia una delle case di via Toia, (che in realtà è una stradina sterrata), e che la camera è situata sopra la Cantina di Toia, e suscita il nostro entusiasmo quando afferma che nei locali in cui dormiremo ha vissuto la nonna di Leonardo da Vinci Lucia di Piero di Zoso.
Attraversando orti, uliveti e vigneti, eccoci davanti alla Cantina che sul muro esterno di grosse pietre di arenaria, mostra la targa di marmo che attesta essere stata, questa, la casa in cui ha vissuto la nonna di Leonardo.
Ormai è sera, ora di cena: vogliamo assaggiare la cucina toscana e così entriamo in Cantina, ma non
ricordo cosa hanno preso i bambini ( e nemmeno io), siamo molto stanchi e anche eccitati, perché
impazienti di vedere i locali, già di Lucia di Zoso, nostro rifugio per la notte.
E' una bella sera: il cielo stellato sopra la campagna in ombra, affollata da lampeggiare di lucciole e dall'assordante frinire dei grilli ma, chiusa la porta massiccia alle nostre spalle, siamo in un silenzio
totale.
Frughiamo la grande camera, in realtà uno stanzone alto con poderose travi a vista che sostengono il
tetto, il pavimento è di antico cotto toscano tirato a cera, e disposti alle pareti tre letti monumentali
che sembrano catafalchi, infine un armadio ornato di cimase e una cassapanca, il locale da bagno è
ristrutturato, ma sempre rustico, il colore dominante è il "terra di Siena bruciata".
Ci guardiamo perplessi, senza parlare, ma io non sono tranquillo: sono andato all'avventura? Ho con
me tre figli relativamente piccoli, siamo in luoghi prima sconosciuti, immersi in una tenuta di oltre
200 ha, pressoché disabitata, e tra poco la Cantina qui sotto chiuderà i battenti e saremo soli.
Ma infine ci infiliamo nei catafalchi, pardon, lettoni e, per fare sì che non salga la tensione, fantastico di nonna Lucia e Leonardo bambino che sarà stato qui a sgambettare nei prati e giocare con i bambini del contado, o già perso nelle sue geniali fantasticherie.
Si scherza e si ride, poi qualcuno, non ricordo chi, parla di fantasmi, di silenzio tombale, di nonna Lucia che viene a farci visita, si aggiungono gli inevitabili scricchiolii di legni vecchi o i versi di rapaci notturni, ed ecco gli elementi che possono ingenerare ansia e timori vari.
Il sonno non arriva e percepisco una inquietudine diffusa: andiamo via? Andiamo in un albergo? Prima timidamente, poi più decisi, i ragazzi: ma, forse...con gesto liberatorio dico, andiamo!
Siamo sollevati, saltiamo giù dal letto, ci vestiamo, saliamo in macchina, quasi fuggendo come ladri.
Il mattino dopo ritorniamo nella villa padronale a Bacchereto, facciamo colazione e alla Fattoressa, per pudore o vergogna, non abbiamo confessato di avere dormito in albergo.
A.Ferrin
modena, 30/marzo/2019