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libreria di zurau

venerdì 29 marzo 2019

LEONARDO E LUCIA DI ZOSO, LA NONNA

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casa natale di Leonardo










Ricorre il 5° Centenario dalla morte di Leonardo da Vinci, (15/4 1452- 2/5/1519) e nel mezzo di mille eventi previsti ovunque per celebrare il Genio Vinciano, ricordo la singolare avventura di cui io e i miei figli siamo stati protagonisti nell'estate 1985(o 86?).
La nostra famiglia era già divisa, i bambini con la madre, e io avevo lasciato la casa coniugale per vivere da solo in un'appartamento del centro storico.
Come previsto dagli accordi di separazione, i figli (Annabella, Chiara, Maurizio) trascorrono una parte delle vacanze con me, e pertanto nel mese di agosto ci avviamo in macchina diretti in Toscana
Sono gli anni dell'entusiasmo per la scoperta della vita in agriturismo, della vita semplice a contatto  della natura, natura idealizzata, quasi una scelta ideologica che presto si trasformerà in una attività con fini di lucro e speculativi.
Mi ero preparato, e i ragazzi erano contenti di vivere questa esperienza: consultando un sito dedicato,
ho individuato un agriturismo sulle colline tra Firenze, Prato e Pistoia, la Fattoria di Bacchereto, un piccolo centro nelle vicinanze di Vinci, il borgo natale di Leonardo.
La Fattoria ha sede in una grande residenza Rinascimentale, si dice Medicea, al centro di una vasta
tenuta agricola con uliveti e vigneti; è l'imbrunire quando siamo al suo ingresso: sono ambienti sontuosi, soffitti alti affrescati, con arredi "importanti", i proprietari credo siano grandi proprietari
terrieri decaduti.
Ci riceve la fattoressa, e comunica che la tenuta è disseminata di molte piccole residenze, un tempo
abitate dai contadini, che queste residenze sono state adattate per l'uso turistico, che non può
ospitarci nel corpo centrale, e pertanto ci accompagna a Cà Toia una delle case di via Toia, (che in realtà è una stradina sterrata), e che la camera è situata sopra la Cantina di Toia, e suscita il nostro entusiasmo quando afferma che nei locali in cui dormiremo ha vissuto la nonna di Leonardo da Vinci  Lucia di Piero di Zoso.
Attraversando orti, uliveti e vigneti, eccoci davanti alla Cantina che sul muro esterno di grosse pietre di arenaria, mostra la targa di marmo che attesta essere stata, questa, la casa in cui ha vissuto la nonna di Leonardo.
Ormai è sera, ora di cena: vogliamo assaggiare la cucina toscana e così entriamo in Cantina, ma non
ricordo cosa hanno preso i bambini ( e nemmeno io), siamo molto stanchi e anche eccitati, perché
impazienti di vedere i locali, già di Lucia di Zoso, nostro rifugio per la notte.
E' una bella sera: il cielo stellato sopra la campagna in ombra, affollata da lampeggiare di lucciole e  dall'assordante frinire dei grilli ma, chiusa la porta massiccia alle nostre spalle, siamo in un silenzio
totale.
Frughiamo la grande camera, in realtà uno stanzone alto con poderose travi a vista che sostengono il
tetto, il pavimento è di antico cotto toscano tirato a cera, e disposti alle pareti tre letti monumentali
che sembrano catafalchi, infine un armadio ornato di cimase e una cassapanca, il locale da bagno è
ristrutturato, ma sempre rustico, il colore dominante è il "terra di Siena bruciata".
Ci guardiamo perplessi, senza parlare, ma io non sono tranquillo: sono andato all'avventura? Ho con
me tre figli relativamente piccoli, siamo in luoghi prima sconosciuti, immersi in una tenuta di oltre
200 ha, pressoché disabitata, e tra poco la Cantina qui sotto chiuderà i battenti e saremo soli.
Ma infine ci infiliamo nei catafalchi, pardon, lettoni e, per fare sì che non salga la tensione, fantastico di nonna Lucia e Leonardo bambino che sarà stato qui a sgambettare nei prati e giocare con i bambini del contado, o già perso nelle sue geniali fantasticherie.
Si scherza e si ride, poi qualcuno, non ricordo chi, parla di fantasmi, di silenzio tombale, di nonna Lucia che viene a farci visita, si aggiungono gli inevitabili scricchiolii di legni vecchi o i versi di rapaci notturni, ed ecco gli elementi che possono ingenerare ansia e timori vari.
Il sonno non arriva e percepisco una inquietudine diffusa: andiamo via? Andiamo in un albergo? Prima timidamente, poi più decisi, i ragazzi: ma, forse...con gesto liberatorio dico, andiamo!
Siamo sollevati, saltiamo giù dal letto, ci vestiamo, saliamo in macchina, quasi fuggendo come ladri.
Il mattino dopo ritorniamo nella villa padronale a Bacchereto, facciamo colazione e alla Fattoressa, per pudore o vergogna, non abbiamo confessato di avere dormito in albergo.
A.Ferrin
modena, 30/marzo/2019 


martedì 26 marzo 2019

STAGIONE DEGLI AMORI


Nell' abituale, breve tragitto fra casa e centro Città, attraverso un piccolo spazio con alcuni cespugli che delimitano un prato verde.
E' fine marzo, ma l'atmosfera è primaverile con un caldo quasi estivo; la piccola oasi verde è deserta,
ma vi sono molti piccioni che, instancabili, frugano e beccano tra i fili d'erba: non c'è competizione,
sono disposti su linee parallele e avanzano in ordine come soldatini e il capino che fa su e giù.
Altri piccioni, svolazzando si uniscono allo stormo, mentre altri, discosti, rispondono al richiamo della natura e si cimentano nelle evoluzioni del corteggiamento, preludio dell'accoppiamento.
Le coppie di piccioni sono fra le più durature e fedeli del regno animale, come d'altra parte lo sono
molti uccelli, alcuni canidi, il castoro, il gibbone, il lupo grigio, ecc.
Osservo lo spettacolo di due piccioni, lui e lei: la femmina è più piccola, ha il collo verde azzurro, avanza sul prato indifferente al maschio che la segue e la circonda a debita distanza, è più imponente
perché ha le penne arruffate e tuba con cadenza regolare, si avvicina, poi si allontana, lei sempre
indifferente, lui si avvicina sempre più descrivendo cerchi concentrici e infine sono affiancati.
Simulano quasi una schermaglia con i becchi che si toccano, si incrociano e si sfregano , il tutto delicatamente: in questo momento entrano in gioco ormoni e feromoni? Fatto sta che lei si
accovaccia e il maschio è pronto a coprirla; l'accoppiamento è di pochi secondi, il maschio agita
le ali nel momento felice ( o lo fa per mantenere un  precario equilibrio nel momento cruciale) e quindi si allontanano come se nulla fosse, ma si tratta di un accoppiamento sui generis perché il maschio è privo del pene, come nella quasi totalità degli uccelli: la fecondazione si ha attraverso il "bacio cloacale", una caratteristica evolutiva importante per la femmina che può scegliere da quale maschio essere fecondata.
In realtà la coppia rimarrà unita per la vita, con fedeltà reciproca, come avviene nel 92% degli appartenenti alla loro Specie.
A.Ferrin
modena, 25/3/2019
                                                             




mercoledì 20 marzo 2019

PONENTINO

                                                           

Da livide crete                                                                                                         
discende                                                                               
il ponentino                                                         
al piano
a blandire                                                                                                                 
grano maturo
il tratturo
vivo di greggi
alla pastura
che l'uomo
governa
Aria cielo terra
sospesi
nella quiete
all'orizzonte
lontano

A.Ferrin
modena, 17/3/2019




lunedì 18 marzo 2019

MARCO BIAGI

Presso la Fondazione "Marco Biagi" di Modena, nell'anniversario della uccisione avvenuta nel  marzo 2002 per mano delle Brigate Rosse, ho partecipato al convegno organizzato annualmente per
ricordare il grande giuslavorista.
Era presente anche il nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella che mi ha impressionato
favorevolmente.
La cornice è solenne, con i simboli, bandiere e Corazzieri, l'Inno nazionale e il Presidente accolto da un lungo applauso.
Molte le autorità al banco della presidenza: il Rettore Andrisano, prof.Ales Università di Napoli
prof.Weiss (Goethe Università Amburgo) prof.Dorssemont(Università di Lovanio) prof. Fabbri
Fondazione Biagi. il Presidente Emilia R. Bonaccini, il Sindaco modenese Muzzarelli.
Gli ospiti stranieri hanno parlato in inglese, ma questo è un convegno internazionale in cui si tocca
con mano quanto sia importante la lingua inglese.
Comunque Mattarella, come sempre, e parlando a braccio, è stato conciso chiaro ed efficace.
A.Ferrin
modena, 18/3/2019
                                               

giovedì 7 marzo 2019

CHIESA - CASTITA' - PEDOFILIA

Ho visto il film "Spotlight" che denuncia lo scandalo della pedofilia esploso nella Diocesi americana di Detroit; il Cardinale McCarric, già vescovo di Waschington, privato della porpora e ora ridotto allo stato laicale.
Ora è nelle sale il film francese "Grazie a Dio"che affronta lo stesso problema il cui teatro è
la Francia con il suo clero: il cardinale Barbarin, arcivescovo di Lione è stato condannato per avere
coperto abusi su boys scout.
Nei giorni precedenti è stato condannato il Cardinale australiano Pell, perché implicato di persona in
reati di pedofilia.
L'attivismo di Bergoglio, a proposito del fenomeno pedofilia nella Chiesa,  è meritorio ma a mio parere tardivo e non risolutivo.
Il fenomeno è legato al voto di castità richiesto a religiose e religiosi di ogni Ordine almeno da mille anni: ( questo obbligo non è richiesto a Ortodossi e Protestanti), è un impegno sempre difficile da rispettare per uomini e donne che convivono in comunità chiuse, per una scelta inizialmente
consapevole, frutto di uno slancio ideale di superamento dei limiti umani, ma che spesso non regge nel tempo, e alle sollecitazioni della stessa natura umana.
Inoltre, nella dottrina e morale cattolica è molto forte (e lo era ancora di più in passato) il concetto di "tentazione/peccato/ contrizione/ perdono", un iter in cui il confessionale è la panacea di ogni male, il "refugium peccatorum" dei cattolici, per i quali i fari di orientamento, e ancora di più per i postulanti, sono la purezza della Vergine Maria che ha "concepito" senza peccato, la purezza di San Giuseppe e la Perfezione di Gesù che, con il Padre e lo Spirito Santo, sono i capisaldi nella  formazione religiosa di quelle comunità.
Il paradosso è che il culto della Madonna, donna e vergine angelicata, onorata con dogmi di fede che ne hanno fatto oggetto di culto, culto che quasi supera quello dovuto alla Trinità.
Tutto ciò, complici la Genesi e la catechesi, ha inevitabilmente posto in uno stato di inferiorità le donne, indicate come fonte di ogni male e tentazione e questa, forse, è una delle cause dell'antica misoginia che persiste nella chiesa.   
Inoltre spiegherebbe perché l'esercizio della sessualità e relative degenerazioni siano da sempre fenomeni carsici che episodicamente affiorano in superficie, e del perché le gerarchie della Chiesa "fanno muro" per difendere principi e ideali assoluti, che sono ammirevoli se, e fino a quando, sono frutto di libera scelta.
E non si comprende l'omertà in materia, né del perché questo tema non sia dibattuto adeguatamente
nella Chiesa.
E' vero che questi argomenti riguardano una religione "rivelata" in cui tutto è materia di fede, una
dottrina dogmatica, e come tale intoccabile, ma tutto cambia come cambiano donne e uomini.
A.Ferrin
modena, 07/3/2019

AMARELA


Amarela, annoiata e distratta, sfogliava una vecchia rivista abbandonata sullo scaffale del ripostiglio;
era decisa a riordinare quell'angolo buio della casa, ormai ricettacolo di cose inutili: leggicchiava e curiosava qua e la, ma la mente vagava altrove, i pensieri correvano come nuvole alte sospinte dal vento.
Voleva fare ordine senza capire da dove iniziare, quasi avesse tra le mani un groviglio di fili di cui non scorgeva capo e coda, e allora si fermava cercando di fare mente locale.
Qual'era il pensiero, o i pensieri che la turbavano? Lei era una donna nel pieno della maturità, bella e
desiderabile, anzi desiderata, e non solo dal suo uomo e, come  le donne veramente belle, era apparentemente ignara della sua bellezza, la mostrava senza ostentarla, e la naturalezza ne accresceva il fascino.
Dalle finestre spalancate sul retro della casa giungeva l'eco di voci allegre: discendevano il pendio con il ponentino che carezzava il grano maturo solcato dai bambini seguiti dalle urla del contadino.
Oltre il poggio erano le crete con anfratti aridi e impervi che si inoltravano in terre desolate, quasi terra di misteri che a grandi e piccoli incuteva rispetto.
Aria cielo e terra erano in uno stato di grazia, momenti che si vorrebbero sospesi e immutabili nel tempo, ma questo procede incurante di noi che dobbiamo vivere le stagioni della vita come debito da
pagare.
Amarela era forse presa da pensieri che raramente la sfioravano, quando udì una voce stridula e acuta
salire dal cortile del caseggiato, unita al vociare confuso del crocchio di donne che si era aggrumato intorno alla donna che strepitava, e nel clamore credette di percepire il suo nome gridato a tutto fiato.
Amarela, signora Amarela, e qui dava più forza e tensione alle corde vocali: Amarela! Perché non ti affacci alla finestra?
I tuoi vicini devono sapere che sei una femmina ruba mariti, che sei senza vergogna e fai schifo!
Vergognati! E faceva il gesto di sputare in faccia.
Amarela aveva già socchiuso gli scuri, e solo una sottile lama di luce filtrava a rischiarare la camera;  dalla fessura scrutava il cortile dove la donna tradita, circondata dai curiosi, inveiva con offese, parolacce, nonché minacce dirette all'amante, e non si capiva se tutto fosse frutto dell'orgoglio ferito o dell'invidia per la riconosciuta avvenenza di Amarela che, scioccata e turbata dall'irruzione di quella  che osava violare e mettere in piazza la sua vita privata, decise di reagire e rompere l'assedio.
Prese la calibro 12 custodita nel cassettone, armò la doppietta e si appostò alla finestra: era esasperata e determinata a farsi giustizia.
Prese la mira e indugiò alquanto per controllare la tensione e il tremore che la scuoteva: quando fu
sicura di se e dell'obiettivo, le canne sputarono due rose di pallini che investirono leggermente solo
un innocente cane randagio: il calibro delle cartucce era tarato per  passeri e tordi, e a causa della  eccessiva distanza, i pallini non fecero danni irreparabili.
Si levarono urla isteriche e frasi indicibili rivolte alla finestra di Amarela, seguite dal caotico fuggi fuggi generale, e solo la donna tradita non si mosse: se ne stava ritta con gli occhi di fuoco in mezzo
al cortile, continuando a sciorinare le offese che leggeva sul foglio che aveva nascosto nel reggiseno, 
Amarela invece si era rincantucciata nell'angolo opposto alla finestra da cui riusciva a percepire le litanie di offese senza fine che la donna le indirizzava dal cortile: cominciò a temere e pianse per se,
per il marito, per la loro vita, mentre tutti i presenti, curiosi e parenti, in attesa dei Carabinieri, si          dilungavano sulle responsabilità degli attori.
Ma i Carabinieri non si fecero vedere, perché in realtà nessuno si era presa la briga di chiamarli, e fu
un bene perché, non essendoci scappato il morto, tutto rientrò nel conto delle liti di cortile, nelle quali tutti hanno da perdere o guadagnare: era il tacito accordo a non stravolgere l'equilibrio precario in cui
la comunità poteva sopravvivere.  
Infine la vicenda si ridusse a pettegolezzo dei "si dice", "hai sentito?", cioè in quel polverone del
chiacchiericcio che annoia e sarà presto dimenticato.
Amarela invece dovette elaborare l'accaduto e ripararne i cocci, anche con un travaglio interiore che, oltre a curare le ferite dell'anima e del corpo, fu necessario per salvare il salvabile del matrimonio.
Abbandonò cieche speranze e illusioni, e infine venne il momento del chiarimento con il suo uomo.
I due ritrovarono una certa serenità con il desiderio di amarsi ancora, e un giorno egli le disse, tra il serio e il faceto: la prossima volta ricorda di usare cartucce caricate a pallettoni!
A.Ferrin
modena, 7/3/2019