Viviamo tempi di angoscia, angoscia che cerchiamo di mascherare in ogni maniera, ma che tuttavia occupa la nostra mente senza darci requie. I segnali di questa angoscia pervasiva non sono trasmessi dall'uomo della strada ma bensì dagli "addetti ai lavori": i virologi, le teste d'uovo dei tuttologi che discettano di tutto con sicumera e petulanza, nonché i professionisti della comunicazione che amplificano il brusio molesto prodotto dalla pancia del mondo. La cosa singolare è che nella babele è assente ogni riferimento alla Morte, termine interdetto per pudore e timore, ma che in realtà muove le nostre paure. Quello che sorprende maggiormente è il terrore mostrato dai medici: lo hanno dimostrato prendendo le distanze dal proprio bacino di utenti, schermandosi con scafandri, o semplicemente tenendoli a distanza; è possibile che proprio i medici, tutori della salute pubblica, siano stati paralizzati dalla vicinanza di sorella morte? Perché questi professionisti fuggono il contatto con la sofferenza? Forse perché da decenni non toccano un paziente? Perché è stato dato troppo spazio alla strumentazione scientifica? E forse ci sono medici che hanno dimenticato cosa è lo stetoscopio? O non sanno più auscultare la respirazione e un battito cardiaco? Eppure già le prime nozioni di biologia insegnano che ogni cellula vivente è soggetta alla morte, quindi ogni essere, potente o miserabile, è soggetto al livellamento che la natura riserva a tutti indistintamente. Pertanto non capisco ( ed è inaccettabile) che un medico rifugga dalle proprie responsabilità; non ho udito un medico di base o un luminare che da mesi scorrazzano in TV, confessare: ho paura della morte! E invece sono trasmettitori d'ansia con le loro elucubrazioni e diatribe riservate agli ingenui ascoltatori ai quali dispensano solo tristezza e depressione. modena, 15/11/2020
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