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libreria di zurau

domenica 27 gennaio 2019

LIMENTANI


Risultati immagini per foto della shoah



Pietro Limentani dormiva della grossa, e sua moglie Olga, che non tollerava il suo ronfare che richiamava il frastuono di una segheria, aveva già lasciato il letto coniugale per rifugiarsi nel lettino che era stato della loro figlia Ada.
Quella notte Limentani, rigirandosi fra lenzuola e coperte, non si sa perché, avvertito il vuoto al suo fianco, accese la lucina sul comodino, con fatica sedette sul letto e infilò le ciabatte: si diresse nel soggiorno, evitando così la cameretta in cui si era rifugiata Serafina.
Nell'uomo era insorto, improvviso, il desiderio del cicchetto cui a volte cedeva volentieri: versò due
dita di amaretto in uno dei piccolissimi bicchieri di cristallo nei quali i vecchi offrivano i liquori multi colori e preziosi fatti in casa, e versavano il liquido ambrato, di smeraldo o di rubino con la stessa e studiata lentezza con cui gli ospiti lo centellinavano.
Quindi Limentani si lasciò cadere sulla poltrona, impugnò il telecomando e accese il televisore che
proiettava vecchi documentari sulla Shoah: si era infatti in prossimità del "giorno della memoria",
l'anniversario del 27 gennaio del '45, giorno in cui l'Armata Rossa fece irruzione nel Campo di Auschwitz, liberò gli internati sopravvissuti, e trovò molti cadaveri che risultò fossero parte di un immane genocidio, fra i più grandi della storia.
Pietro non aveva gran voglia di rivedere scene viste e riviste ma tant'è, non avendo sonno, volle vedere cosa gli avrebbero propinato: si trattava di una lunga intervista concessa da Simon Wiesenthal
negli anni '70, intervista in cui parlava del Centro Wiesenthal di Vienna, da lui fondato per la ricerca
dei criminali nazisti sfuggiti alla giustizia alla fine dell'ultima guerra mondiale.
Molte delle cose dette da Wiesenthal si sanno da molto tempo, ma non sapevo che gli austriaci, in
rapporto alla popolazione, superassero gli stessi tedeschi nel numero di criminali ricercati per i delitti
contro gli ebrei: svaniva ai miei occhi l'immagine bucolica del contadino pastore dedito alle vacche che pascolano in ameni prati.
La stessa famiglia di Wiesenthal aveva sofferto deportazione e prigionia, e tuttavia egli afferma che la ricerca incessante dei nazisti non sia dovuta a spirito di vendetta, ma piuttosto alla ricerca della giustizia; a questo proposito aggiunge che egli, in quanto ebreo, può perdonare solo il male ricevuto,
e non può perdonare tutto il male arrecato al popolo ebraico.
Ricordo il processo a Eichmann, accusato di aver organizzato lo sterminio nei Lager, e che fu per ciò condannato a morte dalla giustizia israeliana, ma non saprei dire ora quanto incise lo spirito di vendetta degli ebrei rispetto alla ricerca della giustizia.
Israele polemizzò anche con gli scritti di Hanna Arendt, ebrea tedesca che, a proposito di Eichmann e
del genocidio degli ebrei, contraddisse la tesi che la Shoah fosse il "male assoluto ", sostenne invece  la tesi che fosse un'aspetto della "banalità del male" non riconducibile a pochi autori, o solamente al popolo tedesco, e infatti nella storia umana sono innumerevoli gli episodi di "male assoluto", frutto di
responsabilità collettive propri della natura umana e, in quanto tale, ricorrenti.
Evidente, peraltro, l'abisso che corre fra ebraismo e cristianesimo: quest'ultimo con il suo concetto di carità e perdono fu veramente rivoluzionario; lasciamo perdere quando e quante volte i cristiani siano
riusciti a perdonare, e comunque a essere coerenti con la propria fede.
Limentani avvertì la stanchezza, non ne poteva più di questi temi che erano ormai ossessivi e inutilmente laceranti; ne ricercava le motivazioni, ma non ne trovava che di pretestuose per perpetuare l'odio e la vendetta, origine di nuovi, infiniti lutti; d'altra parte chi non auspica che la violenza sia sradicata nell'uomo? Ma questa è una domanda retorica e frutto di una concezione
idealistica o semplicemente velleitaria, poiché la sua natura (la natura umana) è costituita da un groviglio di istinti primordiali, e fra questi la fanno da padrone l'istinto di sopravvivenza, la lotta e l'aggressività per la supremazia e il dominio che cultura e civiltà non riescono a controllare.
L'uomo, ormai stordito dall'alcol e dal sonno al quale cercava di resistere, vagava fra sonno e veglia:
era un ebreo con lontani parenti ebrei disseminati in Europa, e alcuni di essi avevano subito anche persecuzioni ma, in un sussulto di lucidità, chiese a se stesso: nel giorno della memoria, nei fatti, si
enfatizza sopra tutto lo sterminio dei sei milioni di Ebrei a opera dei nazisti, e che ne è degli altri milioni di vittime fra "i diversi come gli LGBT", i Sinti e i Rom, i Testimoni di Geova, gli oppositori politici, internati militari, e i portatori d handicap?
Triste e appesantito dall'angoscia, lasciò la poltrona, spense le luci e si infilò nel letto: non udì il respiro di Olga, né altri rumori nella notte.
A.Ferrin
modena, 27/gennaio/2019



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