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libreria di zurau

domenica 16 giugno 2019

MAURO

Conosco il suo nome, Francesco, detto Mauro, il nomignolo che si aggiungeva al primo nome,  affibbiato dalla famiglia o dagli amici a molti uomini e donne nella cultura contadina.
Sulla vetrina del negozio non c'è l'insegna a indicare la bottega di barbiere, attività che esercitava
da sessanta anni, e che io ho scoperto quando, sono quattro anni, mi sono trasferito in via Giardini.
Nei primi anni '50, questa via conduceva (e conduce ancora) da Modena in Appennino, attraverso un territorio agricolo, punteggiato dalle ville dei signorotti della città che si recavano in campagna nella bella stagione.
La campagna era solcata ancora da piccoli corsi d'acqua che scendevano dal monte, e lambivano il
centro più antico di Modena.
Ma negli stessi anni '50 Modena, come l'Italia tutta del dopoguerra, visse un prodigioso sviluppo
economico industriale e quindi edilizio, urbanizzando la terra delle periferie.
Questa via Giardini, che era una stradina, divenne una fra le grandi arterie di un tessuto urbano moderno e popoloso: scomparvero prati e campi coltivati, ora occupati dall'attività edilizia e opifici industriali.
Mauro, il barbiere, aveva acquistato il negozio in uno dei primi edifici sorti nei pressi dell'area perimetrale prima occupata dalle antiche mura cittadine, a loro volta demolite nell'Ottocento.
Parlava con modestia e ritrosia della sua vita di artigiano, anzi parlava poco, abituato come era all'ascolto del cliente che siede sulla poltrona, e che coglie l'occasione per dare fondo ai suoi pensieri
più riposti; avrebbe potuto andare in pensione da molti anni, ma preferiva sollevare la serranda ogni mattina, attendere pazientemente i rari clienti che erano sopravvissuti al tempo e alle mode.
Accennava raramente alla sua famiglia, ai nipoti, ai pochi svaghi che si concedeva: con gli amici in
trattoria o in battute di caccia; a volte lo vedevo con la sigaretta fra le dita sulla porta del negozio,
osservava il viavai con aria assente.
E' da circa un mese che fra le maglie della serranda è affisso un biglietto che comunica la chiusura
"per malattia"; questa mattina ho notato un nuovo biglietto fissato a un nastro nero in cui si avvisa che la Camera Ardente del Policlinico è aperta per le visite.
Mauro si è allontanato in silenzio, senza disturbare, come i vecchi pellerossa che, in prossimità della
morte, si allontanavano dal campo.
A.Ferrin
modena,16/6/2019

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