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libreria di zurau

martedì 29 ottobre 2019

TEATRO ANATOMICO


Ieri, giornata di fine ottobre dal clima ancora estivo, mi sono diretto in Centro città per curiosare tra i banchi del mercato di antiquariato: sono sceso dal bus in Largo S. Agostino, ed ero già sulla via Emilia quando ho notato che fiancheggiavo l'ex Ospedale omonimo con annessa l'antica Farmacia;
il complesso edilizio è dismesso da molti anni, e in attesa di ristrutturazione, per essere poi destinato a istituzioni culturali.
Ora il grande complesso è spoglio e vi si possono visitare solo gli ambienti della Farmacia Storica e del Teatro Anatomico, ambedue Settecenteschi come l'Ospedale Sant'Agostino.
Sono entrato nella Farmacia, originariamente detta "Spezieria", annessa al "Grande Spedale degli Infermi", che era gestito dall'"Opera Pia Generale dei Poveri".
La grande sala ha una volta a padiglione, e conserva le decorazioni ad affresco con fregi, girali
ad ovuli, lunette, vasi di fiori e profili di grandi studiosi; è visibile anche la grande mano aperta con il
motto "Patet omnibus": "Aperto a tutti"; le scaffalature sono in legno d'acero con le cromie originali come il blu oltremare e finiture in lamina d'oro, sui ripiani erano collocati numerosi libri di farmacia,
e più di cento vasi di maiolica, e mortai di bronzo e marmo.
Questa Farmacia era ancora attiva nei primi anni'70 del '900, quando con la famiglia ci trasferimmo a Modena, e ricordo che ci andavo anche in piena notte per le necessità dei bambini.
Quindi, con un camminamento nei vari ambienti settecenteschi si giunge al Teatro Anatomico, opera
legata al chirurgo Antonio Scarpa, proveniente dall'Università di Padova, che fondò a Modena una Scuola di Chirurgia e Anatomia e, per sinergia fra Ospedale e Università di Modena, fu creato il
Teatro Anatomico per il quale fu preso a modello quello di Padova.
E' un vero, piccolo anfiteatro in legno; prospiciente l'emiciclo, c'è il Tavolo Anatomico, con le lavagne corredate dal cassettino dei gessi.
L'anfiteatro aveva una capacità di 400 posti a sedere, sono dominanti i colori pastello nelle diverse gradazioni dell'azzurro.
Ma ciò che più impressiona è la sala attigua, che era adibita alle esercitazioni di studenti e medici: vi
sono otto "postazioni", con otto tavoli anatomici in granito dove i cadaveri erano distesi, pronti per
autopsie e lezioni di anatomia; ho notato anche, (non vorrei sbagliare) un sistema efficiente di
drenaggio dei liquidi, e infine penso con raccapriccio che i corpi destinati a questa sala erano quelli
dei più poveri e diseredati del tempo ma, mutatis mutandis, è cambiato qualcosa dopo 250 anni?
In ogni caso è una visione che evoca interventi molto cruenti, e alla quale non si può essere del tutto
indifferenti.
A.Ferrin
modena, 29/10/2019
                   

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