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libreria di zurau

mercoledì 13 novembre 2019

ALDA


Ieri sera ho rivisto una biografia di Alda Merini, la poetessa milanese scomparsa nei primi anni 2000.
Il suo nome mi ricorda una delle mie zie, sorella di mia madre: la sua memoria è legata alla mia infanzia perché viveva nella nostra famiglia, in seguito sarebbe vissuta in quella del fratello Attilio e infine presso la sorella Amalia.
Era "zitella", così si diceva un tempo, sempre nell'ombra, al servizio degli altri con generosità e con
abnegazione, raramente ricompensata e gratificata come avrebbe meritato.
La sua presenza era discreta e generosa di ironia e allegria;  ci ha lasciati novantenne, e ne serbo il ricordo con nostalgia.
Di Alda Merini ho letto le vicende sul Corriere dell Sera nei primi anni '80: era amica di Manganelli,
l'intellettuale che scriveva sul "Corriere", e che insieme ad altri ne scoprì il talento poetico.
La storia di Alda poetessa, è prima di tutto storia di una donna, una donna qualsiasi dotata di una non
comune percezione di una "realtà altra", fuori da ogni schema cosiddetto normale, dal conformismo da cui non si può uscire senza incorrere nell'emarginazione sociale, e quindi essere additati come pazzi.
Questa diversità, che inquietava la società "ordinata", era da sempre fronteggiata con la psichiatria e
con il manicomio, manicomi nei quali, chissà perché, erano rinchiusi prima di tutto i soggetti più deboli, privi di tutele e comunque dei ceti più poveri.
Poi venne la "legge Basaglia" con la chiusura dei manicomi, e molti malati ne uscirono obbligando
la società a vivere, a convivere con la malattia mentale, e scoprire così quanto fosse difficile e arduo distinguere tra follia e salute mentale, cioè quanto sia labile il confine tra follia e salute mentale e, a
questo proposito, (è quasi un luogo comune) non pochi si sono sempre chiesti se fossero più matti
i segregati in manicomio, o i cittadini "liberi".
Alda Merini ne è uscita: ha riacquistato la sua "libertà", con i suoi vizi e virtù, rifugiandosi nel suo
quartiere di Porta Ticinese, sulla riva del Naviglio Grande.

**
Nei primi anni'80 lavoravo già con l'Interspazio e frequentavo Milano, ero curioso di conoscere questa Poetessa e così scoprii Ripa di Porta Ticinese dove abitava la Merini; si diceva di lei che fosse
per lo meno "stravagante".
Non conoscevo questa zona di Milano: è sempre stato un quartiere popolare; all'inizio di  Ripa di  Porta Ticinese, all'altezza del 47 c'è l'ingresso della casa in cui abitava la Merini, ci sono andato sapendo che era sempre aperta, che lei faceva entrare liberamente, c'è un piccolo cortile con balconi
tipici delle case di ringhiera.
Il suo ingresso è al piano terra, (ma la memoria può tradire) c'è una targhetta con "Carniti-Merini"; busso, non risponde nessuno, ma basta toccare il portoncino che questo cede aprendosi su una camera grande, immersa in un disordine totale: fogli di carta sparsi ovunque, e molti posacenere, una vecchia  macchina da scrivere, ma lei non c'è, un letto matrimoniale sfatto è addossato a quello che Alda ha definito "il muro degli angeli", zeppo di numeri telefonici messi alla rinfusa, ma anche altre pareti sono istoriate con numeri e pensieri vari: lei scrive dove vuole o le capita.
Non mi sono soffermato perché ero a disagio, e così sono uscito dirigendomi verso la Darsena e, all'altezza del numero 14, c'è il Vicolo dei Lavandai, con i lavatoi di pietra protetti dalla tettoia (non
sapevo che in quel tempo fossero gli uomini a lavare i panni, i bugade').
Così la Merini, nonostante, o grazie ai dieci anni di reclusione in manicomio, con gli immancabili elettroshock, 2 matrimoni e 4  figlie di primo letto, ha maturato grandi capacità di creatività poetica e una libertà di parola da grande affabulatrice.
Ma non sono forse queste le condizioni da cui può scaturire la vera poesia? Se la sofferenza non ti
distrugge, ti dona nuova vita.

**Dopo la sua morte, la casa che aveva occupato è stata svuotata, e le sue cose risistemate nella vicina via Magolfa, in un piccolo museo a lei dedicato.
Qui è stato ricollocato, quasi affresco, anche il suo prezioso,"muro degli angeli".

A.Ferrin
modena, 13/11/2019

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