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libreria di zurau

venerdì 23 luglio 2021

DIO HA BISOGNO DEGLI UOMINI


Dio ha bisogno degli uomini 

Ho deciso infine di recarmi alla Cineteca di Bologna, dove visionare il film di Jean Delannoy, film girato nel '50 e che io avevo visto alcuni anni dopo nel collegio in cui studiavo.

Ho seguito il film in lingua originale, e in cuffia, a una delle postazioni occupate da appassionati di cinema che frequentano il Centro polivalente: questo dispone di ricca Cineteca dotata anche di un laboratorio di restauro e recupero dei film da salvaguardare.

Del complesso fa parte anche il Cinema Lumiere aperto al pubblico, che ospita rassegne a tema, e cicli di autori di tutte le cinematografie.

E' singolare che il film fosse così impresso nella memoria che alle prime scene ne ho riconosciuta

l'atmosfera, i personaggi, il fascino della fotografia b/n, la potenza dell'immagine di un neorealismo in cui gli italiani hanno primeggiato.

Il teatro della vicenda è l'isola di Sein nei pressi della costa bretone, e narra un episodio accaduto nel 1850: la piccola comunità è fatta di pescatori poveri, analfabeti, considerati così primitivi che il prete

li ha abbandonati, bisogna aggiungere che questi pescatori erano accusati di provocare il naufragio di

naviglio per depredarli.

I parrocchiani non si rassegnano all'assenza dei riti religiosi, e il sagrestano Tommaso, nella sua ignoranza, percepisce e recepisce i bisogni della sua gente, e timidamente cerca di soddisfarli ma, in

procinto di commettere il sacrilegio di celebrare messa, dal continente arriva il nuovo parroco con i

Gendarmi armati.

I pescatori fanno fronte comune, e uno di essi, temendo l'arresto, si impicca; la Chiesa ovviamente rifiuta il funerale religioso, e allora Tommaso prende l'iniziativa  di celebrare il rito laico in mare: la critica ha definito questo funerale tra i più emozionanti del cinema.

Le barche dell'isola solcano insieme l'oceano, raggiungono il luogo prestabilito, le vele ammainate e

Tommaso bacia in fronte il defunto che è fatto scivolare nell'acqua.

L'epilogo non potrebbe essere più cattolico: "ora tutti a messa!"

Bellissimo, ribadisco, il funerale, le scene di mare, la colonna sonora, le indagini dei Gendarmi in cui

la comunità complice addossa tutte le colpe al pescatore suicida.

Notevole la recitazione di Pierre Fresnaiy, Madelaine Robinson, un giovane Daniel Gelin, e della gente comune.

Tratto dal romanzo di Henri Queffelec : "Un recteur de L'Ile de Seine". C'è una morale? Ce n'è più di una: la più immediata è nel titolo già esplicativo.                                                                                        Dio è proiezione di un bisogno umano, bisogno senza il quale ogni idea di trascendenza non avrebbe senso.

A.Ferrin 

martedì 20 luglio 2021

CONTRADDIZIONI

Reduci da un Europeo di Calcio in cui l'Italia ha trionfato, gli italiani, entusiasti, hanno rimosso per poco gli umori e i pensieri più cupi legati a pandemia e crisi economica e sociale.                                    Non è una novità che i successi sportivi siano consolatori per il Popolo (panem et circenses) ma, passata la festa i problemi si ripresentano con l'urgenza di sempre: e così ecco gli arbitrari licenziamenti collettivi, il Covid che rialza la testa, la demenziale lotta politica, la crisi della Scuola e della Giustizia.  A mente fredda, dopo l'ottimismo dispensato da politici ed "esperti", ci si accorge che il Covid non è debellato, che la crisi industriale presenta il conto, che la nostra scuola, a dispetto dell'ottimismo di maniera dei suoi operatori, risulta essere fra le meno efficienti del nostro Continente, senza dire della crisi irrisolta della Giustizia. Purtroppo viviamo il guazzabuglio creato dalla comunicazione pubblica: tutti parlano e dicono di avere la verità in tasca, tutti si espongono con toni saccenti e roboanti ma poi, all'occorrenza, nessuno è disposto a pagare o riconoscere i propri errori.                                                  In ambito giudiziario non esiste certezza della pena, la scuola è semplicemente dequalificata, il sistema industriale rischia l'estinzione, e la Sanità è depauperata da una Sanità privata aggressiva che drena risorse pubbliche. Poi si aggiungono dibattiti politici che rinnovano polemiche e divisioni laceranti come il ricordo dei "fatti di Genova", in occasione del G8, nel corso del quale morì Carlo Giuliani; a Genova, durante la commemorazione in memoria del ragazzo, è stato intervistato suo padre: qui ho capito perché Carlo abbia potuto scagliarsi con un estintore di 10 chili contro una camionetta dei Carabinieri: i rivoluzionari da spiaggia non avevano capito che, anche in democrazia, per quanto questa sia perfettibile, la violenza non è ammessa e che la stessa violenza è monopolio dello Stato!                          Dopo 20 anni cercano ancora di confondere le idee ma a suo tempo ho seguito tutta la vicenda: Carlo merita umana pietà anche se ha creduto, sbagliando, di potere usare la violenza, ma ho ancora più pietà per il Carabiniere Placanica, protagonista involontario in una vicenda troppo grande per lui.            Infine, per tornare a bomba, non c'é senso dello Stato: si delira per una vittoria sportiva, ma quando è in gioco la casa comune ognuno rifugge dalle responsabilità e si rifugia nel proprio orticello.                      A.Ferrin modena, 20/7/2021

  

giovedì 15 luglio 2021

NOTE DI VIAGGIO

Ho deciso pressoché all'istante: superata ogni remora sono partito per Domodossola, dove non mi recavo da circa tre anni, e là potrò rivedere Maurizio, la sua compagna e le bambine Lara e Lea.           Il viaggio non nasce sotto una buona stella, da Milano a Domo sono cancellati molti treni causa lo sciopero di alcune sigle sindacali, ma temo che l'agitazione indetta proprio di domenica non sia dovuta a  semplice coincidenza, ma piuttosto al desiderio di sindacalisti di procurarsi una giornata di festa.        Sotto la volta della Stazione Centrale è una vera bolgia: i viaggiatori sono disorientati e sciamano in ogni direzione, sono saltate le coincidenze e perciò assediano gli addetti alle informazioni che indirizzano ai grandi tabelloni elettronici come unica fonte di aggiornamento, allora, a frotte, tutti si ammassano sotto i display gli occhi fissi ai numeri che scorrono veloci.                                            Molti corrono gravati da pesanti bagagli alla ricerca di un convoglio inesistente, altri si urtano e urtano,  nel marasma i bambini stupiti intravedono un gioco nuovo e gli adulti in cerca di requie cedono alle suggestioni di vetrine allettanti.                                                                                                                    Nel clamore assordante mi lascio cadere sfinito su un blocco di cemento fine-corsa, da cui mi rialzerò solo con l'aiuto di un ragazzo nero; infine un'ancora di salvezza viene da un treno internazionale diretto a Francoforte che transiterà da Domodossola; finalmente il treno, dopo due ore di attesa, è instradato sulla linea del Sempione e potrò rilassarmi prima di giungere a destinazione.                                                  Le carrozze sono confortevoli e non affollate: si percepiscono le conversazioni altrui, dalle leggere alle più intime, una donna sui quaranta racconta la sua vita senza censure, ha abbandonato la famiglia d'origine perché aveva un padre padrone che urlava e menava, lei giura che sarà diversa con i suoi figli, e infine dice di non parlare più con i genitori, nella sua voce c'è il tono di rivalsa e orgoglio per essersi "liberata". Breve sosta del convoglio nella Stazione Rho Fiera dove, in uno dei marciapiedi deserti, un uomo alto e magro coperto da una tunica bianca si prostra più volte in una direzione precisa che intuisco sia la Mecca, poi riavvolge il tappetino di preghiera e ritorna sui suoi passi.                                                                                          A Domo mi accoglie un cielo grigio, quasi plumbeo, e pertanto dalla canicola di Modena passo a un clima autunnale, ma sono felice di essere in Val d'Ossola, luogo dei ricordi legati alla nostra famiglia.  Me ne starò pochi giorni a rivedere immagini di giorni lontani in cui ottimismo e positività prevalevano grazie alla nascita di Maurizio, e poi agli anni seguenti di vacanze estive anche con Annabella e Chiara sopraggiunte: nessuno può privarmi di questi ricordi.                                                                             Ora esploro la Città con curiosità: è curata e bene organizzata, a beneficio dei Domesi e dei molti turisti svizzeri frontalieri i quali danno alla Città l'atmosfera un po' cosmopolita tipica dei Paesi di confine.                                                                                              Prendo alloggio da Sciolla, l'antica locanda-trattoria e , pioggia permettendo, mi avventuro (tanto per dire) in Piazza Mercato, piccola ma preziosa bomboniera di architettura, ma questo vagare procura presto nostalgia, troppa e così, in attesa di Maurizio che da Crevola sta arrivando con Lara e Lea, siedo davanti al Bertani chiuso e leggo i giornali. Per cena a Ponte Maglio con Maurizio, Alessandra e le bambine (ma sono ancora bambine? Adesso crescono a vista d'occhio, fanno impressione perché si misurano con gli adulti senza timori reverenziali, e con una maturità impensabile alla mia generazione); non so come, chi ha sfidato chi, ma mettiamo in tavola il gioco di dama e Lea mi sfida, e io penso: ne farò un boccone.                                                                                                                                            Scoprirò a mie spese, fra scherzo e sconcerto, di essere stato presuntuoso: avete presente il film "Napoli milionaria" con la partita a carte tra De Sica e il bambino, di cui mi sfugge il nome? Niente di meno tra me e Lea!                                                                                                                                            Questa sera dopo cena guarderò la finale europea di calcio fra Inghilterra e Italia, preferisco guardarla nella mia camera perché sono molto stanco: prendo sonno molto tardi e solo per il tripudio dei tifosi che sale dalla piazza capirò che abbiamo battuto gli Inglesi.                                                                          Ho dormito come un ghiro, forse grazie al letto nuovo con un materasso che, come si dice, ha conciliato il sonno; al risveglio la signora Lucia ha disposto l'abituale sontuosa colazione che riporta alla memoria la Pensione Bianca di Basilea, frequentata nei lontani anni '60.  

Antonio Ferrin                                                                                                                                  modena  15/7/2021

sabato 10 luglio 2021

SOTTOSUOLO

 Leggo "Memorie del Sottosuolo" di Dostoevskij: letto e riletto più volte, ricordo l'impressione che mi fece la prima volta; il grande romanziere russo con la sua introspezione descrive il mondo di tutti gli introversi che come me si abbandonano facilmente a soliloqui e solipsismi che sulle prime sembrano vane fumisterie, ma presto ho capito che quel "Sottosuolo" è comune a tutta l'umanità, e solamente la sensibilità individuale unita a un non comune grado di masochismo, consente di portare alla luce        della coscienza il materiale altrimenti inconoscibile e spesso inconfessabile.                                    D'altra parte Fédor, avendo avuto grande dimestichezza con le sofferenze della vita, è riuscito a produrre capolavori assoluti come "I fratelli Karamazov", "Delitto e castigo", " I Demoni" e "L'idiota", opere nelle quali l'animo umano è scandagliato minuziosamente negli aspetti sociali, etici e religiosi, offrendo così l'immagine di un'umanità dolente e infelice: in queste opere c'é tutta la psicologia e la psicanalisi che saranno "inventate" nel '900.                                                                                                Nella visione dello scrittore il destino dell'uomo e dell'umanità non è del tutto positiva: la sua visione risente della cultura del suo tempo, cultura permeata di cristianesimo, cultura in cui la colpa, il senso di colpa, permea la vita dell'uomo che deve espiare per redimersi. 

Antonio Ferrin                                                                                                                                  modena, 10/7/2021