Leggo "Memorie del Sottosuolo" di Dostoevskij: letto e riletto più volte, ricordo l'impressione che mi fece la prima volta; il grande romanziere russo con la sua introspezione descrive il mondo di tutti gli introversi che come me si abbandonano facilmente a soliloqui e solipsismi che sulle prime sembrano vane fumisterie, ma presto ho capito che quel "Sottosuolo" è comune a tutta l'umanità, e solamente la sensibilità individuale unita a un non comune grado di masochismo, consente di portare alla luce della coscienza il materiale altrimenti inconoscibile e spesso inconfessabile. D'altra parte Fédor, avendo avuto grande dimestichezza con le sofferenze della vita, è riuscito a produrre capolavori assoluti come "I fratelli Karamazov", "Delitto e castigo", " I Demoni" e "L'idiota", opere nelle quali l'animo umano è scandagliato minuziosamente negli aspetti sociali, etici e religiosi, offrendo così l'immagine di un'umanità dolente e infelice: in queste opere c'é tutta la psicologia e la psicanalisi che saranno "inventate" nel '900. Nella visione dello scrittore il destino dell'uomo e dell'umanità non è del tutto positiva: la sua visione risente della cultura del suo tempo, cultura permeata di cristianesimo, cultura in cui la colpa, il senso di colpa, permea la vita dell'uomo che deve espiare per redimersi.
Antonio Ferrin modena, 10/7/2021
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