Siamo in piena Olimpiade e ne seguo lo svolgimento come faccio dal 1960, le Olimpiadi di Roma; avevo 17 anni, età di ideali e ingenuità: ricordo Berruti nei 200mt, la velocista americana Rudolf che fu paragonata a una gazzella, fra i due si vociferò fosse nato del tenero, ma erano altri tempi, e infatti la cosa non ebbe seguito; nelle edizioni successive si cominciò invece a parlare di spedizioni che i maschi, nottetempo, facevano negli alloggi delle ragazze. Le varie edizioni dei Giochi sono state anche tappe dello sviluppo ed evoluzione della nostra società, segnatamente nel costume pubblico e privato, ma di questi cambiamenti noi abbiamo percepito frammenti, e solo a posteriori ne abbiamo colto l'importanza. A questo proposito penso alla questione di "Genere e Identità Sessuale" ampiamente dibattuta negli ultimi anni in cui le diversità sono state molto più visibili, riconosciute e omologate, facendo anche giurisprudenza. Un uomo della mia età (78) non può nascondere lo stupore di fronte alla nuova realtà: noi ragazzi degli anni '50 non sapevamo di sesso e sessualità, né di diversità, ai rudimenti del mondo sessuale ci avvicinavamo con i giochi infantili, pensavamo in termini di maschi e femmine, e della famiglia come alveo naturale dei bambini: alcuni di noi pensavano ancora che li portasse la cicogna o che nascessero nelle cavolaie (le famiglie numerose come la nostra costituivano la prima palestra in cui le curiosità infantili erano soddisfatte almeno in parte). L'argomento Sesso era tabù ma, più semplicemente, non se ne parlava; omertosi erano anche i genitori, e solamente un lungo percorso a ostacoli ha consentito a me e ai miei coetanei di scoprire l'arcano e realizzare infine che sarebbe stato meglio, (ma non più facile) che i genitori, la scuola e la società avessero il coraggio di impartire ai giovani una seria educazione sessuale. D'altra parte mi risulta che ancora oggi questa materia non sia al centro dell'interesse nelle Istituzioni Pubbliche. Forse è sempre stato così: il sesso relegato tra i misteri della vita, negli angoli bui delle vite private accessibili ai più furbi e curiosi, magari aiutati da genitori illuminati, amici "esploratori" o parenti complici. Ora sembra tutto più semplice: c'è l'outing e il coming out, tutto appare lecito, la pornografia è accessibile anche ai giovanissimi, non c'è più segreto e scandalo, sembra avverarsi l'intuizione del vecchio Protagora, secondo il quale tutto è relativo, tutto è a misura d'uomo, insomma parlava già di "relativismo etico"; d'altra parte siamo ormai nel tempo del meticciato e delle contaminazioni, veri antidoti del razzismo sempre in agguato. Ha senso chiedersi se fosse migliore la società immobile e sicura d'altri tempi rispetto a quella attuale, magmatica e in rapida trasformazione? Ora accade che atleti di ogni latitudine dichiarino l'amore per atleti dello stesso sesso, che se ne parli meno sottovoce e che non suscitino scalpore, insomma il sesso e la sessualità hanno perso l'alone di mistero, di curiosità morbosa o peccaminosa che angustiava la gioventù. Tutto è stato omologato alla normalità? E con ciò ridotto a bene di consumo "non durevole"? E allora ecco la famiglie mono genitoriali, uni famigliari, famiglie allargate, uteri in affitto, maternità surrogate, due padri o due madri, i diversamente maschi e femmine, e chi più ne ha più ne metta; peraltro mi sembra inevitabile che nella società dei consumi in cui viviamo, tutto sia ridotto a bene di consumo, gettando così alle ortiche scrupoli e sensibilità ritenuti superati! L'Umanità si allontana dalla Natura? Il disegno della Natura è imperscrutabile, non alla portata della nostra mente: la natura è eterna, noi "finiti". L'uomo, nel mondo animale, è l'unico essere che sembra riesca a sovvertire o contraddire le leggi della natura: questa è libertà vera o illusoria? E si tratta di vero progresso? Al di la di tutto, devo dire dello spettacolo meraviglioso che i partecipanti ai Giochi offrono ogni quattro anni: qui c'è la competizione anche estrema che implica vittoria o sconfitta, e dove le energie più riposte si esaltano in un desiderio di bellezza assoluta: come non essere ammirati e stupiti del gesto atletico, o dell'impegno che tutti profondono indipendentemente dal risultato? I Giochi sono conflitti figurati con i quali i popoli amano "diversamente guerreggiare": è pertanto preferibile, (è necessario ribadirlo?) che la nostra aggressività sia spesa in giochi rituali e incruenti.
A.Ferrin modena,3/8/2021
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