Da tempo, forse da sempre, rifletto sul perché si parli tanto del Fascismo a ottant'anni dalla caduta di quel regime; penso, forse ingenuamente, che dopo 80 anni dovremmo considerare quel periodo con maggiore distacco, ossia meno condizionati dalle passioni del momento, ma così non è. Dunque perché? Gli uni ritengono di essere tra quelli che hanno vinto la guerra e la lotta partigiana e strumentalizzano la storia per condurre una loro guerra infinita, e con questi è fatica inutile sperare in un'autentica pacificazione. Insomma si tratta di un odio ideologico che sopravvive alle distruzioni e sciagure provocate dalla guerra, e che rischia di perpetuare meccanismi che possono condurre alle stesse tragedie del passato, e d'altra parte siamo testimoni dei mille conflitti che, più o meno dimenticati o sottovalutati, passano inosservati ma che, quasi fenomeni carsici, possono riapparire come fiumi devastanti. Sono nato 6 mesi prima della caduta del Regime fascista, e perciò non ho vissuto quell'esperienza, ma dalle mie letture ricavo che Mussolini e il Fascismo hanno instaurato la Dittatura in una fase storica propizia per l'affermazione delle ideologie dogmatiche e totalitarie in Europa, vedi Comunismo, Fascismo e Nazismo, movimenti che fecero proseliti in tutto il mondo. Larghi settori delle società interessate subirono il fascino delle nuove ideologie, ne seguirono suggestioni e deliri che solo a fronte di grandi disillusioni, furono poi abbandonate. L'odio in Italia, come residuo dei conflitti, (principalmente della guerra civile che ci ha funestato nel periodo '43/'45), è sopravvissuto a lungo, e le sue tracce sono ancora fra noi: avvelenano le relazioni e la politica rendendone problematico il superamento. Queste le ragioni per le quali molte polemiche politiche mi sembrano pretestuose, insomma credo che tutto risieda nella nostra incapacità di elaborare e storicizzare gli eventi; tuttavia, nell'ostinazione con cui i "migliori" danno la caccia agli "untori" (leggi ex fascisti e nostalgici di Mussolini) c'é dell'altro, cioè gli italiani scontano il complesso di colpa per avere osannato il fascismo e Mussolini, di essersi inorgogliti per l'Impero conquistato e di avere donato il proprio oro al Regime, fieri inoltre delle riforme sociali e le realizzazioni urbanistiche, nonché per la politica di potenza, e tutto perché si sono accorti troppo tardi del vuoto dietro le scenografie di cartapesta, della grottesca recita collettiva. E tra i più accaniti nella caccia agli "untori fascisti" sono gli stessi apostati che, come accade a tutti gli apostati, conservano sentimenti ambivalenti per il proprio passato, cioè di amore-odio per ciò che è parte della loro vita. Dopo molti anni dalla loro scomparsa, penso ai miei genitori con nostalgia; memore ancora della loro esperienza sotto il fascismo, esperienza che raccontavano con un certo distacco e serenità mostrando di averla vissuta come una delle tante stagioni della vita di ogni uomo e donna, e comunque scevra da odio e dogmatismo. Peraltro i miei genitori riandavano con nostalgia a quel periodo in cui la famiglia era numerosa e i figli ancora piccoli, senza però lamentare ristrettezze particolari, mentre mio padre era fiero di percepire una paga mensile di oltre 1000 Lire!
A. Ferrin modena, 4/11/2022
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