"Dacci oggi il nostro caos quotidiano": non è necessario chiederlo come imploriamo per il pane che non è mai certo! Siamo immersi nel caos, dal big bang primordiale a quello che non dà tregua nella vita e che, solo grazie alla natura che ci dona rimozione e amnesia, non riusciamo a penetrare la sua tragica verità. Siamo limitati nel nostro "termitaio" da dove, soggetti al determinismo e automatismo esistenziale di ogni insetto, non possiamo evadere, e infatti noi crediamo di essere liberi solo perché esploriamo i confini della nostra prigione. Il nostro piccolo caos è parte del caos universale che, se noi avessimo piena coscienza delle grandezze in gioco, non potremmo sopravvivere allo spaesamento: la nostra mente non potrebbe tollerare, e gli occhi reggere, la visione del caos incommensurabile. La nostra esistenza pone interrogativi urgenti circa il chi e perché, domande a cui rispondiamo generalmente con semplici balbettii, ma come si può altrimenti? A. Ferrin 23/1/2023
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