E' deceduto Papa Ratzinger che da circa 10 anni aveva rinunciato al Pontificato: è una morte che suggella un periodo molto critico per la Chiesa Cattolica. La rinuncia al Papato era stato l'esito dello scontro all'interno della Chiesa fra la corrente modernista rappresentata da Bergoglio e quella più tradizionalista di Ratzinger. La mia età e la formazione ricevuta, mi fanno propendere per la corrente tradizionalista, quella legata alla dottrina che definiva la Chiesa Cattolica depositaria della vera Fede, e il Papa Vicario di Cristo in Terra, affermazioni dogmatiche, forse eccessive, ma lascito dell'Istituzione millenaria diffusa in larga parte del mondo conosciuto. In realtà la rinuncia al Papato del Papa tedesco, e la successione di Bergoglio come Papa Francesco, ha sanzionato una realtà di fatto: un Papa dogmatico e carismatico sostituito da un Papa politico e secolarizzato, testimone di un relativismo che già Protagora, oltre 2000 anni prima, definiva come filosofia "a misura di uomo". Il risultato è la perdita della "Verità", dell'Utopia, perdita forse inevitabile per la storia dell'Umanità: il nostro destino è la solitudine, non potremo più confidare in messaggi salvifici, in promesse irreali che però erano un faro, una illusione nel buio in cui brancoliamo, e le ultime generazioni sono le più disorientate e pagheranno lo scotto del brusco risveglio. Pertanto, grazie al relativismo, avremo più libertà, tutta la libertà che mai ci sazierà e andremo festanti verso l'annichilimento; scrivo da laico non credente, ne sono consapevole, e tuttavia penso alla deriva in cui siamo massa inerte e passiva in balìa di forze indipendenti dal nostro controllo. L'Umanità perderà memoria di una società a sua misura, migliore o peggiore, ma sarà senz'altro aliena e funzionale agli interessi primari della natura, non avrà bisogno di religioni e catechismi, di gerarchie e chiese. Sarà bene? Sarà male? In ogni caso, sarà "altro" da ciò che abbiamo conosciuto. Ma nonostante i nostri limiti, credere o non credere, è ancora vivo il ricordo del tempo in cui credevamo, ricordo di pienezza così struggente che verrebbe voglia di esclamare ancora con Tertulliano: "credo quia absurdum".
modena, 3/1/2023
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