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libreria di zurau

lunedì 25 settembre 2023

NAPOLITANO

E' morto Napolitano, e via alle celebrazioni con la retorica che fluisce inarrestabile come il codazzo di  personalità che "devono" onorare l'illustre scomparso, personalità che vogliono lasciare il segno del loro passaggio ricordandone le benemerenze, e di quanto fossero amici, tutti amici accomunati da affinità ideologica, ma soprattutto dal comune lunghissimo esercizio del potere. Come possiamo reggere questa melassa di retorica e ipocrisia? Voi direte che gli italiani sono abituati a digerire ben altro, e forse avete ragione, ma vediamo se digerite anche questa: inaspettatamente ecco l'ingresso nella camera ardente del Pontefice e i caudatari entrano in fibrillazione per tanto onore. Il grottesco è raggiunto da una giornalista del "grande" Corriere che descrivendo l'arrivo del Pontefice così scrive: "Ma all'improvviso tutto si è fermato. E l'ingresso di Palazzo Madama si è illuminato di una luce candida: Papa Francesco. Sono nauseato. La maggior parte dei miei Concittadini è disinteressata all'evento e tra i pochi che lo registrano c'é chi alza le spalle o bofonchia. La moglie di Napolitano, seduta accanto alla bara del marito, ha assistito alla passerella di politici e notabili: cosa avrà pensato? Non so, ma forse avrà fatto una semplice, onesta considerazione: in fondo anche lui (il de cuius) era dei loro. D'altra parte, il Presidente emerito è entrato in politica nel '45 del secolo scorso come Comunista, ha scalato i gradi della gerarchia giungendo appunto alla massima carica istituzionale, ma come si conviene per ogni umano, ha attraversato il territorio delle idee cambiando opinione e posizione: da massimalista marxista/sovietico che si allinea all'Unione Sovietica quando questa reprime nel sangue la rivoluzione ungherese con migliaia di morti, e l' uccisione dei legittimi dirigenti di quel Paese, fino ad approdare al comunismo devoto e "rosé". Il Pontefice argentino, invece, non è famoso per l'impegno profuso contro la Dittatura militare che ha governato l'Argentina, e infatti è più famoso per il suo sguardo distratto e distaccato rispetto alla Dittatura con cui ha convissuto come arcivescovo di Buenos Aires.

A. Ferrin                                                                                                                                                    modena, 25/9/2023 

venerdì 15 settembre 2023

SONNO

Sono fortunato, al risveglio mattutino conservo memoria dei miei sogni che il più delle volte sono belli, ma il mio sonno è cadenzato da risvegli che ne spezzano la magia riportandomi alla realtà, e tuttavia "prendo terra" più leggiero e affronto la giornata serenamente. Raramente sono protagonista o semplice attore di vicende oscure e inquietanti: è più facile che mi veda coinvolto in situazioni lavorative dove conduco con successo trattative d'affari complesse; a volte i figli fanno capolino nei sogni come richiamo all'esperienza ineguagliabile della famiglia. Le mogli invece frequentano raramente il mio mondo onirico: sarà perché esse hanno rappresentato il piacere ineffabile e la sofferenza nello stesso tempo? Da giovane pensavo di essere vocato a una vita di pura contemplazione, ma presto ho dovuto ricredermi: il richiamo dei sensi si rivelò incoercibile, e così non evitai la perfetta tempesta ormonale che fece della donna l'oggetto del desiderio. Voi direte che in tutto ciò non vi è nulla che si discosti da quanto vi è di umano in noi, ovvero il lascito della natura che rende meravigliosa la vita. Peraltro noi umani pensiamo erroneamente di essere gli unici beneficiari dei doni che invece condividiamo con tutto il regno animale vegetale e minerale: è la nostra mente e presunzione che ci ha condotto alla concezione antropocentrica di cui siamo prigionieri. Concezione che ci vuole al centro dell'universo, mentre invece siamo "tubi digerenti" soggetti agli stessi processi biologici di ogni essere vivente, dall'insetto invisibile che calpestiamo inavvertitamente al più sofisticato e complesso organismo.                                              Imitiamo e replichiamo quasi perfettamente gli stessi processi naturali; se non temessi di urtare la sensibilità di anime belle e pie di "creazionisti", direi che l'ipotetico creatore non ha mostrato una inventiva all'altezza della sua fama: guardiamo di cosa siamo capaci noi umani, nel bene e nel male!

A. Ferrin                                                                                                                                              Modena, 15/9/2023   

17/9

mai dire mai; ho scritto ottimisticamente del mio sonno, e la scorsa notte ha smentito tutto: sono precipitato in un sogno che definisco semplicemente kafkiano, e che ho vissuto con angoscia. Ero alle prese con l'acquisto di un appartamento ma, al momento in cui devo prenderne possesso con mia moglie (o compagna), scopro che le misure sono sbagliate, quelle delle pareti e quelle degli arredi. Ecco allora la disputa con muratori, arredatori e venditori: non ricordo quale sia stato l'esito del pasticcio perché la tensione ha interrotto sonno e sogno.

Antonio

mercoledì 6 settembre 2023

BURRACO

Una mia vicina di casa, afflitta da vari malanni, si è spenta; ieri sera il figlio, con la ferale notizia mi ha informato che il funerale si sarebbe celebrato questa mattina in San Faustino. Non mi piace  partecipare a funerali, matrimoni e cerimonie in genere, e non per cattiveria: molti riti hanno ragion d'essere storiche e socio culturali che tuttavia, per quanto consolidati, sono ormai svuotati di senso. Ciò è dovuto ai cambiamenti intervenuti nella nostra società basata su valori plurimillenari, ma che ora sono messi in discussione da una vera e propria "rivoluzione antropologica" che si riflette in profondi cambiamenti di costume e morale comune. Dal mio modesto punto di osservazione, grazie all'età, noto che morte e vita, con tutto ciò che significano, stanno perdendo, o hanno già smarrito, la loro "sacralità"; in soldoni, ricordo i funerali e i matrimoni di 60/70 anni prima. Molti di questi riti si trascinano ormai stancamente, i convenuti fanno del loro meglio per creare l'atmosfera adeguata, ma non sempre riescono nel proposito, e se poi aggiungiamo la componente velocità/produttività cui tutti (anche i defunti) sono soggetti, non possiamo meravigliarci della sbrigatività con cui pompe funebri e gli addetti a ogni altra mansione nella vita quotidiana svolgono la loro attività. Mi ha colpito l'attività frenetica dei necrofori che hanno "apparecchiato" il banchetto con il registro dei visitatori, poi hanno posto la bara su un carrello spingendolo davanti all'Altare (adesso la bara non è portata a spalla), poi, alla presenza dei pochi presenti, il Diacono ha officiato un rito frettoloso per una cosa che "si ha da fare".  La velocità è la variabile che nell'economia moderna trasforma tutto in prodotto di consumo, da consumare appunto o sostituire. Anche vita e morte sono parte del meccanismo con cui la natura ordina e regola la terra e l'Universo ma, nel merito, è più corretto precisare che noi umani siamo responsabili di questa deriva. Dunque, anche i Cittadini, ammalandosi, debbono guarire in fretta o, morendo, devono "fare presto" a raggiungere il loro sito per dare quiete a chi resta. Mio padre, raccontando la sua infanzia, parlava di tradizioni a noi ignote. Nella campagna della Bassa padovana viveva in una famiglia numerosa, con nonni zii e cugini, e alla morte di uno di essi, la famiglia era unita nella veglia funebre, poi si riuniva attorno alla grande tavola di cucina dove consumava un pasto della festa e, mangiando, parlava del morto, della sua vita, dei ricordi, non negandosi le risate liberatorie mentre il morto era disteso nella stanza accanto. Così il defunto era ancora in famiglia, e la morte per i vivi meno scandalosa. Ora sono nella Chiesa S. Faustino desolatamente vuota, davanti alla cassa di legno chiaro con le spoglie di Marilena (la mia vicina defunta), e ricordo una mia mancanza: sono alcuni anni quando, già costretta in casa dalla sua infermità, mi telefonò, e molto gentilmente chiese se volevo giocare a Burraco con lei: risposi che non conoscevo il gioco, ma oggi penso che avrei potuto, e dovuto, essere più disponibile. La circostanza induce a pormi le domande di sempre: il perché di ciò che ci sfugge del nostro destino, la mancanza di senso di ciò che facciamo, della recita in cui perseveriamo perché siamo sospinti da una forza che ci trascende. E' un tema ricorrente nel mio diario, e sono consapevole del fatto che non avrò risposte al riguardo. 

A. Ferrin                                                                                                                                              modena, 6/9/2023 

lunedì 4 settembre 2023

CIPOLLE

Mi riferisco agli orologi preziosi e prestigiosi sfoggiati da personaggi pubblici ricchi, o arricchiti: erano gli orologi vistosi che un tempo erano detti "cipolle" o patacche. Prima, a sfoggiare i vistosi monili d'oro erano zingari o malavitosi, oggi, a rapina consumata, si scopre che le vittime sono fra gli sportivi milionari o gli ultimi arrivati nel club della ricchezza; sì, perché i ricchi di lunga data e ricchezza consolidata, hanno imparato a trattare lo sterco del demonio con più pudore e discrezione. E' di ieri l'ultima rapina a un famoso sportivo del suo orologio da 500mila euro, orologio in seguito recuperato con l'aiuto di passanti e collaboratori. Ebbene, a rischio di incorrere in una denuncia per apologia di reato, avrei gioito se la rapina fosse andata a buon fine!

A. Ferrin                                                                                                                                                      modena, 4/9/2023

AMATO

 Amato, ex Presidente del Consiglio, già definito "dottor sottile" per la sua capacità di fine leguleio,  ovvero di spaccare il capello in quattro, questa volta non è andato tanto per il sottile. Intervistato da Repubblica, ha rispolverato la vicenda dell'ITAVIA precipitato nel Tirreno con 80 passeggeri; a questo proposito invita a rivolgersi alla Francia quale depositaria di segreti insoluti da oltre 40 anni. Tutto OK, ma perché Amato, a 85 anni, dopo avere ricoperto posizioni di potere prestigiose, sceglie oggi di riaprire una ferita così dolorosa? Molto opportunamente alcuni pongono una domanda retorica: se egli non possiede nuovi elementi, perché parlare? Una risposta io l'azzardo: il "dottor sottile", raggiunta una lauta e forse meritata sinecura, si annoia, avvertendo anche la mancanza di visibilità. Quasi certamente il giornale che leggo non pubblicherà questa lettera perché in Italia gli uomini di potere sopravvivono sempre e possono contare su giornali e giornalisti compiacenti.

A. Ferrin                                                                                                                                                      modena, 3/9/2023