Così rispondono i vicini di casa all'intervistatore che si precipita quando accadono tragedie in famiglia; è di oggi il fatto raccapricciante di una giovane mamma che si lancia dall'alto con la sua bimba fra le braccia: la bimba è deceduta mentre la donna è ricoverata in fin di vita. E i vicini ripetono sempre le stesse parole: siamo esterrefatti, chi l'avrebbe detto, oh poverine; il problema è sempre questo: siamo attoniti, non capiamo e brancoliamo smarriti. Siamo usciti dalle festività natalizie in cui abbiamo ingannato noi stessi e il prossimo celebrando riti stantii ma funzionali alla fabbrica dei sogni e di ogni illusione che ci aiutino a vivere. Nel nostro intimo sappiamo che la nostra è pura follia ma siamo impotenti: lo spettacolo deve continuare! La donna che sacrifica se stessa con la figlia di 5 anni, è un semplice accidente sul quale non è il caso di indugiare, pur essendo straziati dal dolore? Oppure è solo frutto avvelenato dell'irrazionalità? Il problema è che la cronaca non si sofferma sulla donna ma sentenzia: lei è una dei tanti, presto dimenticati, che non ce l'hanno fatta, che gettano la spugna. Non riusciamo o non vogliamo pensare al suo tormento. Nella disperazione e infelicità, la solitudine era la sua sola compagnia.
A. Ferrin Modena, 8/1/ 2024
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