SCRIBERE

SCRIBERE
libreria di zurau

venerdì 29 aprile 2016

OSPEDALE DI VIGNOLA










Ieri ho lasciato l'Ospedale di Vignola dopo avere subito un'intervento di ernia inguinale.               Nulla da eccepire sull'assistenza ricevuta, e d'altra parte non ho le competenze per esprimermi nel merito, ma posso dire dell'ottimo livello di professionalità e umanità mostrato dal personale infermieristico, categoria che non è azzardato definire vero architrave della struttura ospedaliera.
Purtroppo ho notato anche casi limite in cui il comportamento degli infermieri, in assenza dei parenti nelle corsie, diventa meno attento, meno professionale, e quindi  non mancano lacune, ma sono  ascrivibili anche a carenze gestionali e direzionali. 
A questo proposito, come malato e cittadino, vorrei che nelle corsie degli ospedali si aggirassero sempre funzionari "terzi" in grado di rilevare i difetti più macroscopici e suggerirne i rimedi.

Antonio Ferrin

Modena 29 aprile 2016

lunedì 25 aprile 2016

ROMA CITTA' APERTA




                                                            ROMA CITTA' APERTA






Oggi è l'anniversario della nostra Liberazione dall'occupazione nazista e la RAI, come ogni anno, ha programmato il film di Rossellini, uno dei capolavori del neorealismo italiano del quale si è già detto tutto, e che tuttavia rivedo volentieri per ricordare l'urlo "Francesco, Francesco..." di Anna Magnani, e l'interpretazione del prete don Pietro ( Aldo Fabrizi), una figura di sacerdote che richiama alla memoria la vera storia di don Morosini, storia esemplare di un altra Fede, quando questa era ancora viva e vissuta autenticamente, anche se ingenuamente.
E mi ricorda anche un vecchio film che non ho mai dimenticato:" Dio ha bisogno degli uomini", film
di Jean Delannoi, con uno strepitoso Pierre Fresnaiy, Madelein Robinson e Daniel Gelin.
Il film è del 1950 e io lo vidi nel 54/55, storia modernissima allora e ancora oggi significativa: in un
piccolo paese bretone di semplici pescatori non innocenti, il curato abbandona tutto e tutti e fugge.
I paesani, convinti di avere diritto al prete e alla religione, si sostituiscono al curato e celebrano i
sacramenti sino al giorno in cui l'autorità religiosa ristabilisce la parrocchia inviando un "vero" curato.
L'assunto del film è che gli uomini hanno bisogno della religione in quanto regolatrice e funzionale alla vita sociale, ma anche Dio ha bisogno degli uomini per giustificare la sua esistenza.

Antonio Ferrin

Modena 25 aprile 2016
 


LES SOUVENIRS




                                                                  LES SOUVENIRS



Ancora al Settebello per guardare "Les souvenirs" un'altro film francese fatto molto bene, con un cast
di anziani attori caratteristi bravissimi, ma non sono da meno i giovani presenti.
Ho già scritto che il cinema francese mi piace perché i film non sono "mattoni" concettosi e raccontano storie ben recitate, storie semplici ma non superficiali; l'oggetto di questo film è la
vita minuta della gente comune, qui è l'intreccio dei ricordi del proprio vissuto: l'innamoramento dei
giovani, i rapporti umani precari, i fallimenti e la decadenza fisica, fino alla morte, ma il tutto narrato
con delicatezza, un poco di ironia, e con emozione.
Il merito è di tutti ma spicca la bravura dei vecchi attori Michel Blanc e Annie Cordy.
Non secondaria per il risultato finale e la colonna sonora con il brano  più famoso di Charles Trenet in cui l'autore si chiede, e io con lui:
"Que reste-t-il de  nos amours
  Que reste-t-il de ces beaux jours
.............................
  Dites-le-moi

............................

Antonio Ferrin

Modena, 24 aprile 2016

giovedì 21 aprile 2016

IL PAPA "SCAFISTA"

                                                                       


                                                         IL PAPA "SCAFISTA".


Non solo gli scafisti che lucrano sui disperati in fuga da guerre e povertà, ora ci si mette anche il Papa
che, di ritorno dalla visita pastorale in Grecia, porta con se in Italia 12 migranti; spero solamente che sia lui a ospitarli a sue spese, e che la Chiesa, infine, metta a disposizione il suo immenso patrimonio
 edilizio, e che lo faccia veramente, non limitandosi ai soliti fervorini edificanti che non costano nulla, ma che in compenso alzano gli ascolti.
D'altra parte il Papa, in quanto Capo di Stato del Vaticano, può compiere questi gesti clamorosi senza che l'Italia ne sia messa al corrente?
Proviamo a immaginare: se San Marino, Andorra, Monaco e il Liechtenstein si comportassero come Bergoglio, qualcuno ritiene seriamente che Francia, Spagna, Svizzera e Germania subirebbero senza
reagire? No, io penso che quei micro Stati metterebbero in pericolo la loro sopravvivenza!
Ma l'Italia è l'Italia e Bergoglio deve comprendere che è nostro ospite e che gli italiani non sono tutti servili e adoranti come i cattolici più bigotti.
Perché Bergoglio non si reca in visita nel suo Paese d'origine? I suoi concittadini non sono
impazienti di rivederlo, e qui bisogna sfatare la leggenda del suo carisma: l'Arcivescovo di Buenos Aires non faceva notizia, le folle non deliravano per lui che esercitava il ministero senza clamore, quasi mimetizzato tra gli abitanti della città e dove peraltro era sospettato di essere stato troppo passivo durante la dittatura dei militari.
Ma il Cardinale Bergoglio, eletto Papa, ha subito una radicale trasformazione: è diventato politico spregiudicato, populista, demagogo e, complice il servilismo e la piaggeria degli italiani, si è esaltato e galvanizzato oltre misura in preda a vero delirio di onnipotenza.
Se si aggiunge che Bergoglio è Gesuita, il quadro è completo.
I gesuiti son famosi per le loro capacità speculative in campo dottrinario e filosofico, e storicamente
per essere i "soldati della fede per eccellenza", e in quanto tali, e da sempre, supporto sicuro per il potere della Chiesa; ma per contro sono anche note la loro indisciplina e l'insofferenza alla gerarchia:
infatti sono così consapevoli del proprio valore che spesso cedono all'orgoglio.
Insomma va bene il Papa con le scarpe grosse e il cervello fino, ma capisca che non può
permettersi in Italia tutto ciò che in Argentina non gli sarebbe consentito, continui pure vendere le
coroncine, nonché abbracciare e baciare le folle, ma sia prudente con giovani e bambini: qualcuno       lo ha informato che nella sua Chiesa c'è il problema pedofilia?    

Antonio Ferrin

Modena, 21/Aprile 2016  



mercoledì 20 aprile 2016

FESTA DI LAUREA



                                                                 FESTA DI LAUREA



In Piazza Grande a Modena: evidentemente è giorno di esami di Laurea e la piazza, in queste ore calde di una primavera incipiente, è percorsa da alcuni neolaureati che, attorniati da gruppi chiassosi,
si esibiscono con frizzi e lazzi cercando di coinvolgere anche passanti ignari e assorti nei loro pensieri.
I festeggiati, il capo cinto da corona di alloro, mostrano di gradire il tributo dei loro amici e tifosi, ma
il tutto mi sembra forzato, esibito senza misura e privo di spontaneità: sono festeggiamenti dovuti con la consapevolezza che presto saranno festeggiati a loro volta .
Alcuni ragazzi della compagnia fanno volantinaggio e mi danno una fotocopia con la fotografia del
laureato. la rigiro tra le mani, ma è una semplice istantanea, rivolgo uno sguardo al ragazzo e chiedo
l'età della ragazza che si pavoneggia con la corona d'alloro, ma in realtà ho la convinzione che stiano
festeggiando un "Laurea breve"; infatti il ragazzo conferma, e al mio stupore per tanto chiasso e per così poco, mi risponde laconicamente: ma ormai le lauree brevi sono la maggioranza!
E io azzardo: ma non vi rendete conto che la  cosiddetta "Laurea breve", abbassa il livello e il valore
dei vostri studi e conduce a un livellamento verso il basso?
Nel frattempo altri ragazzi, quasi imberbi e dall'aspetto adolescenziale, fanno gruppo e mi
osservano quasi io fossi un marziano piombato nella Piazza Grande di Modena, e a mia volta li guardo come fossero alieni; mi guardano, ci scrutiamo e non sanno cosa dire; e allora sono io che  mi congedo con un esclamativo "Contenti voi!".

Antonio Ferrin

Modena 19 aprile 2016

domenica 17 aprile 2016

LA COMUNE



                                                                     LA COMUNE

Alla Sala Truffaut ho visto "La Comune", Film danese del 2016, un vero tuffo nel passato, anni '60/'70 quando esplose il fenomeno delle "Comuni": la convivenza sotto lo stesso tetto di più
coppie e nuclei famigliari, anche eterogenei, e in cui tutto era condiviso con una suddivisione di
compiti, strutture e servizi propri di una vera società "comunista".
Era l'ideale dei giovani che parlavano di "fantasia al potere", di "superamento dei  ruoli" propri della vecchia società patriarcale, della scoperta dei diritti e nuovi bisogni indotti dalla società dei consumi,
nonché della rivoluzione sessuale e "libero amore", il tutto da conseguire con un'attività di contestazione e rivendicazione permanente.
Il regista ambienta la vicenda in Danimarca, Paese sempre all'avanguardia nell'evoluzione del costume, dove si vede bene la parabola del fenomeno, dall'affermazione iniziale ottimistica del   movimento fino al declino dell'ideale nella delusione, in un finale sospeso, direi volutamente sospeso, quasi per lasciare allo spettatore la libertà di esprimersi.
Ma cosa mostra e dimostra il film? Che l'uomo, al pari di ogni animale, è territoriale, possessivo e
competitivo, e che soprattutto non può governare i propri istinti e le emozioni che, infatti, dipendono dalla biologia che determina e regola l' esistenza degli esseri viventi.
Infine, una mia piccola esperienza in una Comune in Toscana mi fece capire che mai avrei fatto parte di una Comunità libera, libertaria e autogestita come quella.
Mi ci recai in auto con la mia prima moglie: lei era al corrente che un suo conoscente di Domodossola si era trasferito in Toscana presso una Comune.
Anche io ero molto curioso del fenomeno, e così raggiungemmo il casale dove viveva la comunità.
L'impatto fu molto positivo, l'accoglienza semplice e priva di formalità, in un'atmosfera serena, con una conversazione libera e disinibita.
Tutto sembrò procedere nel migliore dei modi, quando lui, il nostro ospite, si alzò dal tavolo e andò in un piccolo locale adiacente privo di porta, e solo in quel momento vidi che era la stanza da bagno,
si sedette sulla tazza e cominciò a espletare il compito fisiologico.
Il tutto con disinvoltura e naturalezza a noi sconosciute e, tra i rumori che egli produceva incurante di tutto, noi continuammo a conversare del più e del meno con la sua compagna; non so, e non ricordo, se noi fossimo più imbarazzati o paralizzati nella circostanza.


Antonio Ferrin
Modena, 17/Aprile/2016

giovedì 14 aprile 2016

ESTETICA e REALTA'

                                                           


                                                                     Estetica e Realtà



 C'è relazione fra apparenza e sostanza? Quanto e come influisce la bellezza fisica nella vita reale e      nei suoi molteplici aspetti?
 Prendiamo il(la) Ministro Boschi che nel governo Renzi ricopre un ruolo cruciale, i rapporti con il
 Parlamento e le Riforme. Ebbene, che Elena Boschi difenda l'onorabilità di suo padre, sfiorato dallo
 scandalo Etruria, o giustifichi i "voti di fiducia" che a ripetizione Renzi impone in Parlamento sui  D.L. più  controversi, in ogni caso se la cava benissimo.
 Il suo viso non è semplicemente bello, è angelico, il suo sorriso ineffabile esprime una  dolcezza che  nasconde però una sicurezza e determinazione d'acciaio, e lei fa parte, con le colleghe Madia e  Mogherini, del gruppo di giovani donne che, con scelta felice, Renzi ha cooptato nel governo del  Paese.
 Ma non è una novità che le donne, all'occorrenza, siano, come e più degli uomini, capaci e volitive
 nei compiti dove peraltro possono fare affidamento sulla femminilità e l'arte di seduzione in  cui  sono  maestre.
 Quindi a mio parere non è vero che la bellezza e il fascino femminile non siano importanti nella vita
 sociale anzi, paradossalmente, penso che gli uomini abbiano sempre cercato di relegare le donne in
 ruoli subordinati perché timorosi della loro concorrenza!

Antonio Ferrin

Modena, 14 aprile 2016


lunedì 11 aprile 2016

LA CORTE



                                                                     LA  CORTE
                                         E' un film francese del 2016 presentato a Venezia.


  Ieri pomeriggio mi sono recato al cinema Truffaut per vedere questo film; dopo il "Condominio dei
  cuori infranti", anche questo, francese, mi è piaciuto.
  I francesi sono bravi in questo genere dove sono importanti gli attori caratteristi, in storie comuni e
  quasi"sottotono", ma dense di significato, recitati con naturalezza e un pizzico di ironia.
  Il film narra la giornata di un Presidente di Corte d'Assise che deve giudicare due genitori per la         morte di una bambina di sette mesi.
  La giornata si dipana tra siparietti godibili con protagonisti gli imputati, i giurati,e sopratutto il           Presidente della Corte e una testimone: il protagonista  Fabrice Luchini, e la giurata Babett                   Knudsen.
  A dispetto di ciò che afferma il Presidente Racine iniziando il processo: "il compito dei tribunali non
  è la ricerca della verità ma piuttosto l'affermazione e la supremazia della legge", la sentenza per i
  genitori della bambina è di assoluzione, e in essa prevalgono umanità e comprensione.
  Devo tuttavia riferire di ciò che è accaduto nella sala durante la proiezione del film.
  Io sono entrato per tempo nella sala ancora deserta e ho preso posto nella poltrona più esterna di una
  delle file più lontane dallo schermo, come preferisco abitualmente.
  In attesa dell'inizio dello spettacolo, gli spettatori prendono posto e si distribuiscono abbastanza           uniformemente: due donne e due uomini chiedono di entrare nella fila che occupo, e l'ultimo, un         uomo, si siede proprio accanto a me; non sono più nello splendido isolamento che desidero,
  Infatti mal sopporto la sua vicinanza e allora mi faccio coraggio, mi alzo e mi sposto due file
  avanti, sempre nella poltrona più esterna.
  Ora sono ancora solo e mi rilasso mentre l'inizio dello spettacolo è ormai prossimo, attendo che si       spengano le luci quando tre donne fanno cenno di volere entrare nella mia fila, si accomodano e una
  occupa la poltrona al mio fianco.
  Ho visto il film senza muovere un muscolo: ho tenuto il braccio destro fisso sul bracciolo, e la             donna teneva il suo sinistro senza dare mostra di volerlo ritirare, e così, per l'esiguità dello spazio       disponibile abbiamo tenuta la posizione per novanta minuti.
  Il film mi è piaciuto molto, ma confesso che ho goduto di più della vicinanza di quella donna: il           contatto fisico, benché superficiale e fortuito, trasmetteva attenzione e calore, abbandono e tensione
  emotiva. Ho avvertito un ineffabile "Profumo di donna".

  Antonio Ferrin

  Modena
  11 Aprile 2016





     

mercoledì 6 aprile 2016

IL CONDOMINIO DEI CUORI INFRANTI







                                                         Il Condominio dei Cuori Infranti




  Ho visto questo film domenica scorsa al 7B , sala che, con il Truffaut e il Supercinema, è parte di       un circuito che proietta film selezionati di buona qualità.
  L'estate scorsa, nella stessa sala, avevo visto Louisiana, film girato nello Stato omonimo degli
  U.S.A.
  Gli autori dei film sono diversi, ma hanno in comune il tema dell'emarginazione e della povertà più
  estreme: in Luisiana l'ambiente è quello dei terreni paludosi e delle foreste dove si rifugia una
  umanità sconfitta e in fuga.
  Ne "Il Condominio dei Cuori Infranti"il teatro è la banlieu di Parigi, una sterminata periferia           dove la Ville Lumiere si perde tra case povere e fatiscenti, e in cui il grande Condominio, cadente e     quasi spettrale, si erge nella desolazione.
  Il regista vi colloca personaggi emblematici e surreali di un'umanità sofferente, privi di amore e           relazioni umane: l'astronauta smarritosi nello spazio che plana sulla terrazza, la donna anziana che
  se ne prende cura come fosse un figlio, il giovane Charly che attende invano la madre, e accoglie
 .Jeanne l'attrice delusa e spenta che, a sua volta, ritrova  nel giovane la speranza.
  Infine c'è Sternkowitz che, isolato anche dai suoi condomini compagni di sventura, scoprirà l'amore
  in un'infermiera provvidenziale che conquista con un espediente non nuovo ma sempre efficace: si
  finge fotografo, un inverosimile inviato di National Geografic, e con una macchina rudimentale e       vecchia ( priva di pellicola) finge di realizzare il servizio fotografico.                                                     Quest'ultimo episodio ha riportato alla mia mente un fatto analogo di cui sono stato protagonista a
  Ferrara nell'anno '65/'66, e che ho raccontato nel mio libretto "Fronde".
  Andai al fiume Po con una mia collega di lavoro, e sul pendio dell'argine sostammo seduti sull'erba
  morbida e brillante di primavera; con la ragazza avevo vantato la mia esperienza in riprese
  cinematografiche e perciò portai la mia piccola cinepresa (ancora manuale) priva di pellicola.
  Quindi fra giochi di sguardi e piccole carezze iniziai a "dirigere e riprendere"la ragazza sul set del       fiume, e lei, compresa nel suo ruolo di attrice, si abbandonò docile alla mia guida.
  Infine, tornando al film. la pellicola dona momenti di vera poesia, qualche sorriso amaro, e molta       tristezza per la visione di una umanità esclusa che cerca disperatamente di sopravvivere.
   

 Antonio Ferrin
 Modena

 6 Aprile 2016
 

MINACCE STERILI





Mercoledì 6 aprile 2016

Minacce sterili

Non capisco. Ancora una volta i politici italiani reagiscono alle nostre disavventure in campo internazionale ricorrendo ai proclami, alle minacce di reazioni forti e risolutive, ma il risultato è sempre uguale: perché si tratta solo di prese di posizione sterili e velleitarie: i nostri militari in India sono ancora ostaggi di quel Paese, e gli egiziani non danno risposte serie circa l’omicidio Regeni.

Antonio Ferrin ,