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libreria di zurau

mercoledì 6 aprile 2016

IL CONDOMINIO DEI CUORI INFRANTI







                                                         Il Condominio dei Cuori Infranti




  Ho visto questo film domenica scorsa al 7B , sala che, con il Truffaut e il Supercinema, è parte di       un circuito che proietta film selezionati di buona qualità.
  L'estate scorsa, nella stessa sala, avevo visto Louisiana, film girato nello Stato omonimo degli
  U.S.A.
  Gli autori dei film sono diversi, ma hanno in comune il tema dell'emarginazione e della povertà più
  estreme: in Luisiana l'ambiente è quello dei terreni paludosi e delle foreste dove si rifugia una
  umanità sconfitta e in fuga.
  Ne "Il Condominio dei Cuori Infranti"il teatro è la banlieu di Parigi, una sterminata periferia           dove la Ville Lumiere si perde tra case povere e fatiscenti, e in cui il grande Condominio, cadente e     quasi spettrale, si erge nella desolazione.
  Il regista vi colloca personaggi emblematici e surreali di un'umanità sofferente, privi di amore e           relazioni umane: l'astronauta smarritosi nello spazio che plana sulla terrazza, la donna anziana che
  se ne prende cura come fosse un figlio, il giovane Charly che attende invano la madre, e accoglie
 .Jeanne l'attrice delusa e spenta che, a sua volta, ritrova  nel giovane la speranza.
  Infine c'è Sternkowitz che, isolato anche dai suoi condomini compagni di sventura, scoprirà l'amore
  in un'infermiera provvidenziale che conquista con un espediente non nuovo ma sempre efficace: si
  finge fotografo, un inverosimile inviato di National Geografic, e con una macchina rudimentale e       vecchia ( priva di pellicola) finge di realizzare il servizio fotografico.                                                     Quest'ultimo episodio ha riportato alla mia mente un fatto analogo di cui sono stato protagonista a
  Ferrara nell'anno '65/'66, e che ho raccontato nel mio libretto "Fronde".
  Andai al fiume Po con una mia collega di lavoro, e sul pendio dell'argine sostammo seduti sull'erba
  morbida e brillante di primavera; con la ragazza avevo vantato la mia esperienza in riprese
  cinematografiche e perciò portai la mia piccola cinepresa (ancora manuale) priva di pellicola.
  Quindi fra giochi di sguardi e piccole carezze iniziai a "dirigere e riprendere"la ragazza sul set del       fiume, e lei, compresa nel suo ruolo di attrice, si abbandonò docile alla mia guida.
  Infine, tornando al film. la pellicola dona momenti di vera poesia, qualche sorriso amaro, e molta       tristezza per la visione di una umanità esclusa che cerca disperatamente di sopravvivere.
   

 Antonio Ferrin
 Modena

 6 Aprile 2016
 

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