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libreria di zurau

mercoledì 4 maggio 2016

IL CASOLARE ( di Antonio Ferrin, raccolta pubblicata nel 1997) 4 maggio 2016

                                         

                                                           IL CASOLARE



Sconosciuti

Sconosciuti
ci guardiamo
attoniti
Non odio
amore
negli occhi
ma nostalgia
attesa.
Forse
nel silenzio
possiamo sognare
e sperare
ancora.

1997


Balbettio

Balbettio
di canuti fanciulli
per dire
parole rimosse.
Piegati
occhi velati
scrutano l'orizzonte
invano.
Non onda
o battito d'ali
sul mare livido.

1997

Lontano

Lontano
vorrei essere
lontano
Come farnia
da radici profonde
sono qui
immobile.
Che importa
se fronde
ristorano
e nutrono.
Io sono qui
lontano
vorrei essere
lontano da qui.

1997

Gabbiano


Vola la mente
come gabbiano
su mare infinito.
Precario splendore
l'inganno
della fantasia
poi che il pensiero
come gabbiano stremato
si posa.

1997

Non voglio

Non voglio amarti
questa sera.
Voglio desiderarti
e contemplare ancora.
Gli occhi, la bocca
il tuo segreto
sono promesse
di ebbrezza e gioia.

1997

Treno

Nel sibilo d'aria
la fanciulla sospira
l'uomo assorto
voci acute e sussurri
negli occhi
il torpore della notte.
Lei è pallida
capelli biondi
come onde
non la turbano
il rollio
e il brusio diffuso.
Con grazia e fermezza
è attenta al suo viso
si specchia
crea maschere buffe.
Ecco solleva il capo
e risplende.

1997

Sorriso

Il sorriso
il fulgore
dei tuoi occhi
per la mia quiete.
La tenerezza dei baci
il tuo ardore
per la mia felicità.

1997


Una barca

Una barca
bianca e verde
in balia
di mare tempestoso.
Io ai remi
fuggivo
l'onda alta
tu
bianca polena
dominavi
marosi in furia.
Poi dall'onda
la barca scivolava
nel mare placato
puro smeraldo.
Sul fondo scoglioso
spuntava
un'algida luna.

1997


Casolare

Passeri felici
ghiandaie
dipingono
beole ferrigne.
Lucertole pigre
sui muri spettrali
stretti da rovi
dove il colubro
riposa.
Fronde gravate
di inutili frutti
tremano
e nel querceto
il cuculo richiama.
Casolare solitario
il sole inonda
lontani pendii
saliamo stanchi
dal piano
per donarti vita
e ci riscaldiamo
alla tua brace.

1997


Magma

Amore
Vita
Morte
Pena infinita
distillare
pure
poche parole
dal magma
del nostro tormento.

1997


Acqua chiara

Acqua chiara
sgorga
per noi stremati
nel mirto del pianoro.
Poiché sospiriamo
questa quiete
saliamo ancora
un'altro guado
l'ultima balza
già lontana
è la foschia
della valle.

1997


Nel sogno

Nel sogno
turba la quiete
il bisbiglio segreto
Angoscia padrona
oscuro groviglio
che il soffio di luce
al mattino dipana.

1997


Questa primavera

Questa primavera
ha fiori spenti
e verde cupo
mentre aspetto
perduto altrove
il tuo ritorno.
Mi troverai
sul sentiero
di biancospino
guardare la vita
fuggire
per strade lontane.

1997


Fantoccio

Ha scelto
un'alba di nebbie
per fermare il treno
nella terra solitaria.
Chi era?
In silenzio
pensiamo
a coincidenze
incontri perduti
nell'estenuante attesa.
Assorti
non vogliamo guardare
il fantoccio spezzato
tra pietre purpuree:
con muta disperazione
ci aggrappiamo alla vita.
Povero uomo
solo e stanco
un destino benigno
forse
ti ha donato
un lampo
di follia e verità.

1997


Risacca

Un refolo
dalla macchia
reca note antiche
sul deserto arenile
che vogliono lusingare
il mare.
E sussurra
l'eterna risacca
troppo grande
è il mare
remoto e arcano
è il mare.

1997


Orizzonte

Orizzonte di fuoco
dissolve il giorno felice.
Stanco
senza pena
ho voglia
di sogno e  oblio.

1997


Radura

Nel querceto
spoglio di autunno
arbusti e rovi
ostili
nascondono ruderi
di povere case
penetrate
dalla boscaglia.
Nella radura
tumuli abbandonati
fra pietre scomposte
vagano
timide ombre
di morti.

1997








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