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libreria di zurau

sabato 7 gennaio 2017

L'ULTIMO DELL'ANNO




   
                                                         L’ULTIMO DELL’ANNO

Avevo salutato Filomena Mater Domini e il marito Vito Del Tavoliere sul finire di novembre nel loro studio di Ortodonzia Eterodossa, al temine di una seduta di cui ancora oggi non saprei definire la natura; per quanto ne so io si trattava della semplice ricostruzione posticcia di parte di un molare disintegratosi improvvisamente.  Ma per i due, il mio problema era diventato un caso clinico da trattare con gli strumenti e terapie più strane, e per indurmi in loro potere erano ricorsi a mezzi illeciti, propinandomi intrugli che riportavano alla mia memoria i bicchieroni di olio di ricino e olio di fegato di merluzzo che la mia povera mamma mi obbligava a ingurgitare da bambino.
Mentre quell’immonda bevanda gorgogliava nella mia gola, rivolgevo uno sguardo supplice a Santa Apollonia appesa di fronte al Riunito in cui ero disteso mentre Vito Del Tavoliere e la sua “assistente” si arrabattavano con apparecchiature e strumenti, e i toni delle voci erano sempre più concitati, quasi isterici: il medico sollecitava Filomena a sveltire le operazioni di assistenza, le rimproverava la mancata preparazione di un impasto, la rottura di una fiala, e la rottura dell’erogatore dell’acqua, e lei che, infine perdeva la pazienza, si toglieva il camice e si appostava davanti allo schermo del computer, e il marito bisbigliava nel mio orecchio che la Filomena, quando era nervosa, si abbandonava alla visione di filmetti trasgressivi.                                                                                      
Io, per pudore e amicizia, avevo fatto finta di niente, ma ricordai quanto era accaduto la volta precedente, 
quando mi ero trovato invischiato nella situazione perlomeno imbarazzante che ho già raccontato.                             Perciò è comprensibile che io sia stato sorpreso per l’invito che Filomena e Vito mi hanno rivolto, di partecipare alla cena di fine anno nel loro appartamento a Modena; hanno un bel coraggio, mi sono detto, e sono entrato in uno stato di agitazione: che intenzioni hanno? Perché mi invitano? Allora, ammaestrato dai precedenti, ho voluto indagare e accertarmi circa il programma della serata, sugli invitati e sul menù: volevo porre le mie  condizioni per salvaguardare da un lato l’amicizia cui, nonostante tutto, tenevo, insieme alla mia salute mentale. 
Dunque fra i partecipanti, oltre ovviamente a Filomena e Vito, ci sarebbe stato Paolo della Rocchetta, affidabile per la sua proverbiale puntualità, e facilmente conciliante: sarebbe stato attorniato da un insieme di salame, salamelle, ciccioli e salsicce di cui era ingordo, il tutto annaffiato con lambrusco di sorbara.                                                         Conny l’avellinese, sorella di Filomena, nota per la visione strategica e organizzativa di ogni evento mondano, avrebbe sovrainteso alla serata, e Ivo della Gherardesca, marito di Conny, avrebbe fatto l’ospite di riguardo, cioè quello che osserva con distacco e si esprime con monosillabi.
Devo ammettere che la serata si è svolta in maniera soddisfacente: Conny ha supplito molto bene alla lentezza e sovra opposizione dei padroni di casa che si ostacolavano a vicenda nello spazio angusto della sala;  ogni tanto Filomena scompariva nel reparto notte dove si fermava in preghiera davanti alle immagini dei suoi Santi di riferimento, Apollonia, Padre Pio, la Madonna di Medjugorje e il papa Francesco( lei giustificava il lumino acceso davanti al papa dicendo che per lei era già santo).                                                                                                       Il tempo è trascorso abbastanza serenamente tra i commensali impegnati a consumare il ben di dio che occupava la tavola, solo Paolo, in disparte, proteggeva con le braccia e il corpo un grosso salame Felino nel timore che altri se lo affettassero.                                                                                                                                                           Infine è arrivato il momento del brindisi augurale per il nuovo anno, senza fuochi d’artificio, cappellini o stelle filanti, ma serenamente, a parte l’imbranato della compagnia che non è stato tempestivo nello stappare la bottiglia di spumante, e l’imbarazzo di vedere il dentista Vito abbracciare e tentare di baciare Paolo della Rocchetta che si sottraeva vistosamente al suo tentativo.
Questa sera, invece, notte delle Befane, alla tavola di Filomena siederanno la stessa Filomena, a nome di tutte le assenti, e  insieme i tre "cavadenti",  i compagnucci di merende, Enzo, detto il Bronzino di Riace, che in piscina, con le frattaglie al vento, ostenta orgoglioso il busto possente,  Marcello, emblema della lentezza, diventata filosofia di vita che fa il paio con Filomena, con la quale ingaggia gare di lentezza, interminabili .                                         Stefano infine, il siciliano arguto e pacioso che conosce la vita, è un amante della buona tavola e del bel canto: i suoi occhi gioiscono alla vista di un piatto di spaghetti (che sia abbondante!), e si illuminano al cospetto del carrello dei dolci: i compagnucci, o sedicenti amici, sghignazzano e cercano di metterlo alla berlina, ma Stefano procede imperterrito nelle sue degustazioni, con metodo e lentezza, senza curarsene.

A.Ferrin                                                                                                      
Modena, 5/1/2017

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