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libreria di zurau

mercoledì 27 settembre 2017

PAUSA

                                                                         PAUSA




La notò subito entrando nel ristorantino, all'apparenza stracolmo di avventori: era sola, seduta a un tavolo per due; nel vociare confuso si intrufolò fra i tavoli indeciso dove dirigersi, ma notò che non c'era una grande scelta: un posto a sedere era a un tavolo da sei, un'altro a un tavolo con un solo commensale, ma isolato in un angolo, e addossato a una grande finestra esposta al sole caldo di un settembre ancora estivo.
Infine facendo appello al coraggio si diresse al tavolo della donna sola, e indicando la sedia libera le
chiese se poteva accomodarsi, lei annuì con un "prego" e un sorriso di circostanza, lui gli porse la mano e si presentò.
Il locale consisteva in un cubo di vetro e acciaio, unito all'adiacente stazione di servizio carburanti da una tettoia lunga e stretta e il tutto creava un'isola autonoma comprendente il parcheggio auto; l'uomo
osservò con circospezione la sala, gli avventori, l'andirivieni delle cameriere, lesse la lista del giorno,
si alzò, si diresse al tavolo zeppo di verdure e contorni vari di cui servirsi, e ritornò al suo posto.
Notò che la donna gli indirizzava sguardi rapidi e discreti; egli, a sua volta, aveva già notato di lei fisico e abbigliamento, espressione del viso e gli occhi, occhi grandi, e il tutto senza trucco, quello che si dice acqua e sapone, e pensò ciò che probabilmente aveva sempre creduto, che una bella donna non necessita di belletti.
Posò il piatto di portata con il misto di contorni davanti a sé e, in attesa della cameriera, cominciò a piluccare le verdure grigliate mentre la commensale si sbizzarriva con un Cellulare di ultima generazione, una di quelle macchinette infernali ormai diventate protesi e surrogati nelle relazioni umane rendendole spesso impersonali e alienanti.
L'uomo possedeva un cellulare antidiluviano, utile per fare e ricevere telefonate, funzione sufficiente
per le sue necessità e, incuriosito dall'armeggiare della donna, le chiese se il suo apparecchio fosse
uno Smart Phone, no rispose, è un I Phone, l'ultimo della Apple ma, intuendo la perplessità
dell'uomo, quasi per giustificarsi, aggiunse di essere architetto e di utilizzare la pausa per continuare a lavorare.
Si è laureata a Ferrara dove abita da anni e collabora con l'Università di quella città, è infatti a Modena per una ricerca nell'Archivio di Stato.
Anche l'uomo era ferrarese, e ciò fece da spunto per un dialogo su Ferrara, le sue bellezze, la sua storia: era anche il pretesto più opportuno per alimentare una conversazione su argomenti di interesse
comune superando l'imbarazzo inevitabile in simili circostanze; d'altra parte questi incontri casuali sono possibili in locali frequentati da giovani, studenti e operai delle aziende vicine, locali informali dove uomini e donne si salutano, conversano, si passano olio e sale, e dove l'oste interviene per invitare a condividere il vino già in tavola, e tutti sanno che al termine del pranzo lo stesso oste non sarà fiscale né esoso.
La donna, avrà 30 anni circa, ha nome Sara: è un nome ebreo, dice lui, e lei, ma gli ebrei scrivono Sarah con l'acca finale, allora parlano di Ebrei, del Ghetto e lei mostra di conoscere bene il quartiere
dell'antico Ghetto, e infatti abita proprio nel Ghetto, fra Vignatagliata e via Vittoria (ex via Gatta Marcia) dietro l'Oratorio di S.Crispino dove gli Ebrei del tempo erano obbligati a seguire cerimonie e
funzioni della Chiesa.
E mentre lei parla, l'uomo la guarda e ne osserva il viso sereno, tutta presa dal suo racconto:
ha l'espressione di chi vuole essere convinta e convincente, ma lui ha voglia di leggerezza, e le chiede
provocandola: sa cosa è l'Addizione Erculea? Lei risponde con uno sguardo di incredulità mista a       tolleranza: ma io sono architetto, e mi sono laureata a Ferrara! E i due ridono fragorosamente.
La conversazione riprende in tono più serioso: l'uomo e la donna hanno convenuto di darsi del tu a dispetto della evidente, marcata differenza di età, e l'uomo, mentre cerca di dissimulare la propria        ammirazione per la donna che gli appare sempre più bella, è colto dal dubbio che l'età matura, i matrimoni non gli abbiano rivelato il mistero della donna, del suo insondabile universo: cioè di una donna idealizzata come assoluto oggetto di desiderio, quasi essere angelicato e invece, molto più
realisticamente, proiezione e frutto di desideri e aspettative propri dell'immaginario maschile.
Ma l'uomo infine, accomiatandosi da Sara, pensò all'inutilità di indugiare in rovelli mentali, e invece prendere atto di una semplice verità: donne e uomini, a dispetto delle diverse sensibilità, e nonostante la conflittualità sempre in agguato, non possono che obbedire alle leggi della natura.
A.Ferrin
modena, 27/9/2017


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