LA RAGAZZA NELLA NEBBIA
Ieri sera ho visto il film di Carrisi, ma ho lasciato la sala dopo 40 minuti, e questo è il peggiore difetto
di un'opera che vuole essere giallo/noir: non tenere incollato alla poltrona uno spettatore pur pieno di buona volontà.
Può darsi che il libro dello stesso Carrisi sia migliore del film da cui è tratto, ma voglio resistere alla
tentazione di correre ad acquistare il libro per accertarmene, infatti ho notato che molti spettatori, non avendone compreso trama e finale, sono intenzionati a recarsi in libreria.
D'altra parte, molti "gialli" avvincono lo spettatore nella misura in cui questi non capisce ed è in attesa di una spiegazione e di un finale che sia plausibile, ma il finale il più delle volte delude.
Perché gli artisti non si accontentano? Carrisi vende molto bene i suoi libri, perché vuole cimentarsi
anche nella regia?
Circa la sceneggiatura e la recitazione, la sceneggiatura, con rimandi e riferimenti a opere più originali vuole dissipare la nebbia che invece, sempre più invasiva, nasconde l'intreccio della vicenda anche fuorviando l'incolpevole spettatore con gli abituali "trucchi del mestiere".
E la recitazione? Affettata, innaturale; nelle recensioni si leggono i soliti complimenti a Servillo, vera statua di marmo sulla scena, mentre Jean Reno, più carismatico, è sacrificato in un ruolo poco credibile in cui lo psichiatra(Reno) parla con spiccato accento francese in un paesino dell'Alto Adige, Avenchot. Mah!
A. Ferrin
modena, 27/11/2017
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