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libreria di zurau

lunedì 27 novembre 2017

La ragazza nella nebbia

                                                      LA RAGAZZA NELLA NEBBIA


Ieri sera ho visto il film di Carrisi, ma ho lasciato la sala dopo 40 minuti, e questo è il peggiore difetto
di un'opera che vuole essere giallo/noir: non tenere incollato alla poltrona uno spettatore pur pieno di buona volontà.
Può darsi che il libro dello stesso Carrisi sia migliore del film da cui è tratto, ma voglio resistere alla
tentazione di correre ad acquistare il libro per accertarmene, infatti ho notato che molti spettatori, non avendone compreso trama e finale, sono intenzionati a recarsi in libreria.
D'altra parte, molti "gialli" avvincono lo spettatore nella misura in cui questi non capisce ed è in attesa di una spiegazione e di un finale che sia plausibile, ma il finale il più delle volte delude.
Perché gli artisti non si accontentano? Carrisi vende molto bene i suoi libri, perché vuole cimentarsi
anche nella regia?
Circa la sceneggiatura e la recitazione, la sceneggiatura, con rimandi e riferimenti a opere più originali vuole dissipare la nebbia che invece, sempre più invasiva, nasconde l'intreccio della vicenda anche fuorviando l'incolpevole spettatore con gli abituali "trucchi del mestiere".
E la recitazione? Affettata, innaturale; nelle recensioni si leggono i soliti complimenti a Servillo,  vera statua di marmo sulla scena, mentre Jean Reno, più carismatico, è sacrificato in un ruolo poco credibile in cui lo psichiatra(Reno) parla con spiccato accento francese in un paesino dell'Alto Adige, Avenchot. Mah!
A. Ferrin
modena, 27/11/2017

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