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Essenzialità e creatività in questo film girato in un Paese Sudamericano, il Perù, la cui cinematografia, a torto o ragione, è considerata minore rispetto a quelle che vanno per la maggiore.
In questa pellicola ho ammirato un insieme fantasmagorico di immagini e invenzioni sceniche inaspettate che
hanno rapito e stupito la platea; fra giochi di luci psichedeliche, visioni oniriche, dialoghi essenziali e regressioni a stati di coscienza primitivi, in un habitat della foresta amazzonica.
E' un'esperienza straniante cui si sottopongono volontariamente alcuni euro-americani, detti psiconauti, amanti del turismo "alternativo e spirituale" che si assoggettano a sciamani che propinano la "ayahuasca", pianta della trascendenza.
Questi turisti cultori di riti pagani, vivono in condizioni miserevoli, condividono i pagliericci la notte, si nutrono con cibi di pura sussistenza e ingurgitano intrugli misteriosi e vomitevoli.
In ogni caso, al termine della proiezione, un applauso si è levato dal pubblico, non so se dovuto al sollievo per la fine della pellicola, fenomeno nuovo cui non avevo assistito in passato, ma la sua ragione d'essere sfuggiva ancora alla mia comprensione.
Già all'inizio dello spettacolo, molti spettatori erano usciti alla chetichella.
Il minuscolo Pincer del gruppo di anziane si era appisolato sulla poltrona vicina alla mia: poltrona che il cane, forse sognando un prato verde, aveva già irrorato di urina, mentre alcuni spettatori, in piedi, ululavano, latravano e ringhiavano allo schermo, e altri esagitati si abbandonavano a gesti vandalici inqualificabili: uno spettacolo orgiastico collettivo, e pensai per un attimo che tutti i presenti fossero in balia degli effetti prodotti dai riti sciamanici della lontana foresta peruviana: i fumi dei loro fuochi, le movenze arcane delle loro mani, i poteri occulti dei beveroni avevano sortito nei cittadini un risultato imprevisto: cioè di riportare alla coscienza la parte
più ancestrale e istintuale, nonché animalesca dell'esperienza umana, il tutto vissuto come gesto liberatorio.
La mia è stata suggestione di pochi attimi: ho pensato anche alla metempsicosi o trasmigrazione delle anime, ma subito mi sono sottratto a questi pensieri deliranti.
Fra gli attori figurava anche l'italiano Timi che abitualmente cacaglia, ma qui la sua balbuzie era accentuata.
Infine sono uscito dalla sala e, con disagio, ho confessato alla maschera che non ce la facevo proprio... ero in imbarazzo perché mi avevano concesso l'ingresso omaggio e mi sembrava indelicato lasciare lo spettacolo anzitempo, insomma mi sentivo in difetto io, io che ho subito una tortura tale che al confronto il famoso letto di Procuste...è un letto sontuoso attorniato da flabelli e odalische che dispensano piacere.
A. Ferrin
modena, 18/9/2018
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