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libreria di zurau

domenica 25 agosto 2019

84 SHARING CROSS ROAD

Foto di Anne Bancroft




Ieri sera ho rivisto questo film, bellissimo per i lettori amanti dei libri, di possederli e godere della
loro compagnia; infatti il "libro" è il protagonista del film in quanto causa e oggetto della delicata e quasi affettuosa corrispondenza epistolare tra una scrittrice americana e il responsabile di una libreria
antiquaria di Londra.
Se aggiungo che Anne Bancroft, Antony Hopkins e Judi Dench sono gli attori protagonisti, fior d'attori dalla superba recitazione, che ammiro da sempre la sensualità di Anne(anche merito della doppiatrice italiana che presta la voce) non credo vi sia altro da dire, se non ricordare la sua interpretazione in "Anna dei miracoli"e "Il laureato", che adoro le ambientazioni e le atmosfere dei film inglesi.
Da notare infine che il film è stato prodotto da Mel Brooks come dono alla moglie Anne per il loro
anniversario di matrimonio.
A.Ferrin
modena, 26/8/19

giovedì 22 agosto 2019

IL SOLE IN PIAZZA


Anche questo Ferragosto è passato! E'passato senza fare troppi danni: dallo stupore per il fuggi fuggi generale, alla nostalgia di altre stagioni; oggi, domenica, la città è ancora deserta perché il grande ritorno dei vacanzieri si avrà il prossimo fine settimana.
Di prima mattina mi avvio per strade silenziose al centro della Città: il cielo è tinto d'azzurro, terso e luminoso; le serrande dei negozi sono abbassate, e solo qualche caffetteria offre la colazione ai rari avventori.
Da via Albinelli, ecco Piazza Grande: vuota appare più vasta di quanto non sia in realtà, un suo lato  in ombra, è occupato dalla banca con il suo portico che guarda il fianco del Duomo e l'abside che biancheggiano al sole con le preziose pietre di Vicenza e Istria, un'altro lato è presidiato dal Palazzo del Comune, e l'altro ancora da edifici curiali, il tutto dominato dalla Torre Ghirlandina.
Questa è la Piazza dei modenesi per antonomasia, già nel Medioevo luogo di mercato e vita cittadina
e ora vetrina delle sue bellezze, bellezze oggi più godibili in questo scenario quasi metafisico.
Sono sotto il portico a contemplare le guglie e i portali cesellati del Duomo, i leoni stilofori, e l'attigua "Preda Ringadora", la leggendaria grande pietra in marmo rosso di Verona.
E penso per un attimo e con emozione che, per edificare Duomo e Ghirlandina, Lanfranco, Wiligelmo e i Maestri Campionesi, hanno riutilizzato marmi e parti della Mutina  Romana.
La Piazza, ripeto, è vuota, cammino a passo lento quando noto che una delle panchine poste
sull'acciottolato, è occupata da una donna: è sola, assorta nella lettura di un libro.
Sono sorpreso perché è cosa molto rara vedere persone leggere nei luoghi pubblici o sui mezzi di trasporto, e infatti siamo sempre più impegnati in connessione permanente con amici e parenti, rapiti  in realtà virtuali.
Così sono molto curioso, e ho il coraggio di avvicinarmi alla signora e chiedere cosa sta leggendo,
ben sapendo che per me è un pretesto per dialogare, lei è molto gentile ed ecco, il più è fatto; la
conversazione scorre fluida: si parla del libro, poi si toccano temi di interesse comune, cercando di      soddisfare anche innocenti curiosità, e Sonia, questo il suo nome, è loquace e racconta di se.
Ha 55 anni, non è sposata e non ha figli; ha una relazione affettiva vissuta a distanza con un coetaneo  ma quando si incontrano fanno scintille: lei confessa il carattere volitivo di "donna in carriera" e narra
delle lotte sindacali sostenute nella sua azienda, poi si lascia andare a una confidenza con pudore, ma anche con malcelato compiacimento, affermando che il suo lui ormai è domato, è un agnellino, e io di
rimando mi limito a dire che ho due matrimoni alle spalle, e tre figli.
Io sono laconico perché non posso e non voglio rivaleggiare con questa donna che porta i suoi 55 anni con baldanza, quasi spavalderia.
Alla panchina si avvicina Giovanni, chiede se può sedere: è molto anziano e un aspetto distino, poi
dirà di avere 85 anni, e sono sorpreso dalla disinvoltura con cui partecipa alle chiacchiere: comincio
a pensare che questo sia un polo di attrazione, un piccolo porto franco aperto a tutti e dove agisce il
sortilegio che consente di esprimersi senza inibizioni, e infatti Giovanni si racconta: è al terzo matrimonio con una donna molto più giovane; dopo essere rimasto vedovo, ha cresciuto, tutto solo, quattro figli nati dalle prime mogli, e nello stesso tempo ha fatto la sua carriera di funzionario di banca, e ora è qui in pantaloni corti e una camiciola fantasia a godersi la compagnia.
Si unisce al crocchio Renato; inforca una vecchia bicicletta da uomo, è sorridente, sembra conosca
tutti e che sia atteso da tutti, e invece è il perfetto sconosciuto dotato di una carica di  umanità non comune: prende subito il centro della scena e parla, parla senza dire banalità ma, anzi, racconta
aneddoti che presto si trasformano, tra frizzi e lazzi, in recite a soggetto che catturano gli ascoltatori;
mi ricorda un personaggio degli anni '50/'60 che viveva a Ferrara, detto "pendenza" per il modo in cui usava la bici, piegata da un lato, quasi sempre sul punto di cadere perché occupava la sella solo con una natica, e che gironzolava nel centro Città apostrofando e intrattenendo i passanti con detti e motti
arguti.
Sono personaggi picareschi, apparentemente liberi da ogni condizionamento, sempre simpatici, ma che non sai se siano sobri o alticci.
Infine si materializza Mirella: una quarantenne bistrata come si deve, con una chioma folta bionda;
è di Padova ma ignora la Cappella degli Scrovegni, sicura di se, è in abito elegante, e infatti dice che ha l'appuntamento con un amico ingegnere che la porterà a pranzo, e comincia a gesticolare in direzione della "preda ringadora", eccolo, è lui, e indica un uomo, ancora lontano, che si avvicina guardingo alla panchina.
Ecco l'ingegnere che saluta e porge la mano, e in quell'istante, dalla Ghirlandina risuonano i rintocchi
del mezzogiorno.
Ci separiamo e ognuno ritorna sui suoi passi: da quanto ho capito nessuno ci aspetta, ma a tutti è
mancato il coraggio di proporre un ulteriore momento di convivialità attorno a una tavola imbandita.
A.Ferrin
modena, 18/8/19




 


mercoledì 21 agosto 2019

ULISSE



Scilipoti incontrò Teresa nel controviale ombreggiato da olmi maestosi che attenuano il sole feroce del primo pomeriggio; la donna teneva al guinzaglio il minuscolo e lanuginoso maltese che si era accasciato a terra, evidentemente stremato, con la linguina penzoloni.
Scilipoti affiancò Teresa mentre apostrofava con affetto materno il cagnolino: dai su, Ulisse, siamo
quasi a casa, che la mamma ti darà da bere e anche la pappa.
L'uomo, amante dei cani, soprattutto quelli di piccola taglia, e dei cuccioli in particolare, si piegò su Ulisse, e accennando una carezza esortò il maltese: obbedisci alla mamma, fai il bravo, quello si
stiracchiò, e scodinzolando prese ad annusare i pantaloni dell'intruso; questi era ben conscio di avere
usato i termini di mamma e pappa per ironizzare bonariamente la situazione.
La"mamma" invece non raccolse, e si profuse in ringraziamenti e complimenti all'uomo per la sensibilità e abilità mostrata; l'uomo si schermiva mentre lei incalzava: ma lei ama gli animali, non è da tutti, lei sapesse! E io, quando incontro persone come lei sono felice, e amo ancora di più Ulisse che, glielo giuro, è un tesoro: gli manca la parola e, mentre si emozionava oltremisura, raccolse
il peloso, lo tenne fra le mani e lo mostrava tutta fiera.
Ulisse apparve in tutta la sua sporcizia: il pelo arruffato e annerito da fumi e smog, gli occhi cisposi
che però non velavano del tutto la loro dolcezza, la peluria gli entrava nella bocca che mostrava denti bianchissimi, e Teresa che insisteva a decantare quanto fosse dolce, intelligente e amabile il suo bambino, che avrebbe sofferto fino a morirne se il cane l'avesse abbandonata.
A.Ferrin
modena, 21/8/2019
 
                                                                                                                   

domenica 18 agosto 2019

GENESI




Risultati immagini per immagini dell'universo











Ho appena finito di leggere "GENESI", l'ultimo libro dello scienziato Guido Tonelli: il titolo
richiama la prima parte della Bibbia che narra l'origine del mondo nella visione ebraica, e ne conserva la cronaca in sette giorni, ma ora sappiamo che i sette giorni della tradizione ebraica sono simbolici, giorni che la scienza moderna traduce in 13,9 miliardi di anni.
Tonelli, dichiara subito di non essere credente, e con ciò sgombra il campo da possibili equivoci:
già da molti anni gli studiosi, e anche la Chiesa, convengono sul fatto che i 7 giorni della Bibbia
sono frutto di una tradizione orale, e la scrittura è successiva ai racconti tramandati da diverse generazioni.
Pertanto Tonelli, e con lui la scienza moderna, narra la storia affascinante di un Universo nato dal
nulla, ma non del tutto, poiché il vuoto in Fisica non esiste, e afferma così che il tutto sia dovuto
a una concatenazione di eventi straordinari combinati fra elementi con reazioni e interazioni infinite
tra fisica, chimica, energia nucleare e gravità.
Tonelli conserva la scansione temporale dei sette giorni per rendere la narrazione più scorrevole: infatti, 13,9 miliardi di anni calcolati dagli scienziati dal momento del Big Bang ai nostri giorni, sono gli anni che l'Universo ha impiegato per giungere fino a noi nelle forme e dimensioni attuali, tenendo
presente che esso continua espandersi e trasformarsi senza soluzione di continuità: la nostra Terra
è un'infinitesima meraviglia degli infiniti mondi prodotti, ma anch'essa possiede un  suo ciclo vitale, e dunque non è eterna.
Ma infine, benché io sia un evoluzionista convinto e non un creazionista, penso che l'uomo, per sua
natura, continuerà a porsi la "domanda delle domande": perché? Chi ha premuto l'ipotetico pulsante?
A.Ferrin
modena, 18/8/2019

giovedì 15 agosto 2019

FERIAE AUGUSTI

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Ferragosto, è la festività istituita dall'Imperatore Augusto, che da oltre 2000 anni si celebra in
Agosto; cade proprio nel mezzo delle vacanze estive, ed è caratterizzata dalla sospensione delle
attività lavorative per dedicarsi al riposo e allo svago.
E' una tradizione popolare molto radicata: c'è la fuga massiccia dalle città per pranzare fuori porta,
o si organizzano le grigliate in cortili e spazi comuni.
Ieri ho preferito recarmi a Ferrara(i miei figli sono a Domo) dove ho rivisto Anna, Simone e Marisa; oggi invece sono solo soletto a Modena che appare deserta, me ne sto in casa a leggere e scrivere, mentre dalle finestre giungono le voci dei Filippini che nel giardino adiacente cuociono carne alla griglia, i cui profumi arrivano al terzo piano e inondano la mia mansarda.
Ho ascoltato alcuni pezzi di orchestra e cori che si esibiscono in alta montagna: questa volta teatro
della manifestazione è una località sopra Limone Piemonte nelle Alpi Marittime del Cuneese, in un paesaggio di alpeggi percorsi da placidi armenti al pascolo, da altri pendii che delimitano un'arena naturale affollata di spettatori venuti dal piano, e all'orizzonte da una giogaia.
Sulla scena colorata di verde e azzurro, spicca il rosso abito lungo della soprano imponente e brava che pare uscita da una tela di Botero.
A.Ferrin
modena, 15/8/19



venerdì 9 agosto 2019

CAPOLINEA



Il governo giallo-verde è giunto ingloriosamente al capolinea: avevo previsto questo esito già quando
sovranisti e populisti inneggiavano al "governo del cambiamento" e io diffidavo di questi nuovi reggitori della Cosa Pubblica che apparvero subito inadeguati al compito affidato loro da una democrazia incapace di selezionare una nuova e decente classe dirigente.
Sono stati invece molto bravi a propinarci una lunga sceneggiata meno nobile di quelle napoletane: ho l'impressione infatti che la loro l'imprevista ascesa al potere li abbia portati a un delirio di
onnipotenza privandoli della lucidità necessaria.
Dunque e vero, io diffidavo, ma non sono felice di avere avuto ragione perché ora è in gioco la sorte
del Paese, e può essere felice solo chi è per il tanto peggio tanto meglio.
La democrazia, che anch'io considero il migliore tra i sistemi di governo, ci ha fatto un brutto
scherzo, o meglio, la colpa non è dello "strumento democrazia" ma piuttosto della nostra incapacità a praticarla.
Osservo i primi sviluppi della crisi di governo annunciata, e già spunta il bizantinismo endemico che
caratterizza la politica italiana, politica nella quale, più che la mediazione tra legittimi interessi, c'è la
corsa sfrenata all'occupazione del potere e all'interesse personale.
E si ritorna all'antico problema della mancanza di senso dello Stato, delle nostre divisioni e lotte intestine: spero solamente che non dobbiamo  pagare tutto ciò a caro prezzo.
A.Ferrin
Modena, 9/8/2019

domenica 4 agosto 2019

VACANZA



Dopo molti mesi, ho rivisto Lara e Lea: belle come sempre e negli occhi ancora la luce e l'incanto della loro età.
Ho trascorso una notte in albergo: mi hanno rifilato una camera angusta, senza condizionamento dell'aria e priva di telefono: ho dormito in un letto di "Procuste".
Solo i ricordi del passato e gli affetti del presente mi portano lassù, ma il tempo passa, e la nostalgia può tramutarsi in delusione e amarezza. 
La Domodossola conosciuta negli anni '60 del secolo scorso aveva una identità definita, benché fosse già il risultato di diversi flussi migratori giunti da ogni angolo d'Italia in questo cuneo che, con le valli Ossola, Antigorio e Formazza, penetra nei Cantoni della Svizzera meridionale.
L'Ossola non ha un'economia autoctona florida, il suo reddito dipende dai frontalieri che, lavorando in Svizzera, 
sono pagati in "Franchi pesanti", e dagli Svizzeri dei vicini Cantoni tedeschi e francesi che calano nella Valle per fare i loro acquisti.
Al sabato mattina invadono i mercati del centro e acquistano di tutto, prendono d'assalto bar e ristoranti: è quasi
un piccolo, Biblico "Flagello delle locuste", un flagello che rende felici gli astuti mercanti e commercianti locali.
Comunque, l'impressione che fanno questi invasori disarmati, è quella di un'orda di Lanzichenecchi che sciamano nella città scosciati, scollacciati e ridanciani: sono felici perché la loro moneta è molto forte e consente loro un fare da nababbi. 
Nelle vie e nei locali pubblici si odono i suoni gutturali dello Schwitz, e quelli più dolci del francese, il tutto ha
parvenza di cosmopolitismo, ma è pura illusione: è una umanità di famigliole e pensionati che si muove con fini
utilitaristici, e colgono l'occasione per fare un giorno di festa!
Quel che resta di autenticità dell'Ossola si ritrova nei Borghi più isolati, ma che purtroppo sono a volte spopolati:
questi centri, che in passato vivevano di "vita propria", conservano le strutture edilizie fatte con le pietre e i sassi
donati da monti e fiumi: il colore dominante è quello grigio di beola e serizzo, le case sono addossate le une alle altre in un intreccio solidale per non disperdere calore ed energia, la loro era un'economia di sussistenza, di frugalità e semplicità, utile a soddisfare i bisogni primari:
si dice che fossero più felici dei cittadini inurbati di oggi, ma qui preferisco glissare perché è degli umani pensare
che il passato sia il luogo della felicità.
In ogni caso, in uno di questi Borghi, Ponte Maglio, vive mio figlio con Alessandra e le loro due bambine.
E' un' agglomerato di case, semi deserto e silenzioso, animato da poche famiglie e molti gatti, è difficile incrociare un passante: i pochi residenti si nascondono al riparo di tende e scuri? Dalla fontana sgorga senza sosta acqua sorgiva pura e fredda a riempire abbeveratoio e lavatoio; il suo scroscio rimbomba nell'aria e con la fantasia vedi
donne che attingono acqua e altre che battono i panni sulla pietra, mentre bambini vocianti si rincorrono.
Poi, prendendo il treno per raggiungere Milano, ti accorgi che una sorta di selezione modifica il tipo di umanità che si muove; questa è veramente transnazionale e poliglotta, più giovane e anche parte della società più
affluente economicamente.
La Stazione Centrale di Milano raccoglie infatti la massa brulicante del turismo estivo in un crogiolo di umanità che poi ridistribuisce in Italia e oltreconfine.
Da molto non mi avventuravo in viaggio oltre la mia Regione, e devo dire che ho notato un netto miglioramento del materiale rotabile e del servizio delle nostre ferrovie: materiale e servizio di Standard europeo.
Sono in una carrozza nuova, insonorizzata e confortevole: lo sferragliare di un tempo, ora è un fruscio che induce un piacevole stato di dormiveglia che non esclude l'ascolto dei colloqui più intimi: la bella ragazza alle mie spalle  confida le pene d'amore a un'amica, giurando e spergiurando che con il proprio compagno ha agito con molta onestà, e perciò non capisce, non riesce a capire, perché egli si sia involato.
Noto solamente che la bella ragazza utilizza una lingua piatta e incolore, quasi stesse sbrigando una pratica burocratica; un'altra coppia invece offre un'immagine di serenità: sono certamente Mediorientali, l'uomo in abito occidentale, la donna deve essere musulmana perché è coperta da capo ai piedi da una semplice veste nera di un tessuto finissimo, un velo nero avvolge il capo lasciando scoperto l'ovale stupendo del viso, un viso che scruto di nascosto: è di una bellezza incomparabile, la bellezza magica che esprimono le donne gravide, e questa porta la sua gravidanza con dolcezza ed eleganza.
Dalla piattaforma centrale viene un insistente mugolio, e io, che non resisto al richiamo di un cane, corro e noto
un bel cane peloso dal muso schiacciato, è sul pavimento guardato da due donne giovani, mi fissa con occhi grandi e stupiti, e io con tono di finto burbero lo apostrofo: cosa c'è, cosa ti succede? Allora una delle donne, sorridendo, mostra un chiuahua fare capolino dalla sua borsa, ma è lui che disturba! E mi consiglia di non carezzarlo perché è imprevedibile, anzi ha precisato, è ghignoso (ha usato un termine ferrarese), per la precisione il chiuahua è femmina, e il cane peloso maschio.
Dall'episodio scaturisce l'ennesimo scambio di opinione, forse ozioso su chi, tra donna e uomo, abbia il carattere
migliore, più buono, eccetera.
E come spesso accade, queste signore concordano nel dire che in genere gli uomini sono migliori, mentre le donne sono capaci di creare più turbolenza, e una dichiara che nella sua attività di allenatrice, trova più agevole gestire 20 giovani maschi che piccoli gruppi di donne.
Le parole di queste donne sono musica per le mie orecchie, e tuttavia sono perplesso e diffidente al riguardo;  chi di noi, in contesti di sole femmine o di maschi, non ha registrato i commenti più vieti e volgari riferiti dalle une agli altri, e viceversa?
A.Ferrin
Modena, 4/8/2019