Dopo l'ennesimo femminicidio, si manifesta l'indignazione e l'emozione collettiva: scenario già troppo ripetuto e ormai inaccettabile, come appaiono troppo frettolose e parziali certe analisi che riportano allo stereotipo del maschio aggressivo e violento. L'autore di questo omicidio è violento e narciso, nonché immaturo, e il suo Ego ipertrofico è alimentato dal successo che ottiene fra le donne che, a loro volta, sono fuorviate dall'ingenuità e dal sentimentalismo; quest'ultimo femminicidio è aggravato dal fatto che Giulia era incinta di sette mesi del bambino ucciso insieme a lei, bambino che non verrà alla luce. Tuttavia, di questo maschio "aggressivo e violento", "immaturo e narciso", e perciò meritevole dei peggiori appellativi, non vorrei farne il solo e unico capro espiatorio. In altri termini è necessario chiamare in causa scuola, famiglia e tutte le componenti educative che concorrono alla formazione delle nuove generazioni: formazione continua necessaria anche per gli adulti che non sono esenti da "analfabetismo di ritorno" nelle scienze umane, quelle scienze preziose per lo sviluppo della persona. Penso alla biologia e alla fisiologia e quindi all'educazione sessuale utile per una sessualità matura: materie oggetto di incuria o di informazione nociva e fuorviante, appaltate all'anarchia delle Reti della comunicazione selvaggia che hanno finalità consumistiche e non certo etiche. Date queste premesse, è inevitabile che le persone più deboli siano vittime predestinate della violenza, vittime altresì dell'impatto che il martellamento di una pubblicità sfacciata e invasiva può procurare.
A. Ferrin modena, 7/6/ 2023
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