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libreria di zurau

martedì 31 luglio 2018

L'ULTIMO DEI NEURONI





Periodicamente, senza averli richiesti, trovo nella posta comunicati di una "Lega Anti-Predazione Organi", che si batte contro l'espianto organi "a cuore battente" da pazienti terminali , quindi contro ogni abuso in materia; in altri termini questi pensano che l'espianto organi dovrebbe essere lecito
solamente quando eseguito "da cadavere".
Inutile sottolineare che l'argomento riveste un'importanza capitale per la morale e l'etica legate al fine
vita in malattie terminali, e al rischio che si pratichino forme surrettizie di eutanasia.
Il comunicato odierno prende lo spunto dalla morte, quasi imprevista, di Sergio Marchionne il grande manager, prima dichiarato "morto cerebrale", e poi deceduto per arresto cardiaco: la Lega suddetta
denuncia l'ennesimo abuso di medici e strutture sanitarie che da un lato, nel caso di "poveri cristi", farebbero coincidere morte cerebrale con morte tout court, e autorizzerebbero così l'espianto d'organi anche a cuore battente, mentre per i pazienti importanti si attende il definitivo arresto cardiaco.
Io sono per una morte naturale, il più possibile naturale, non sono per l'accanimento terapeutico, sono
favorevole al trapianto organi da cadavere (è l'ultima cosa decente e altruista che posso fare per il mio prossimo).
Pertanto vorrei che il mio cuore spossato si fermasse quando, e se non ne può più, e invece, la prospettiva di vedermi disteso sul tavolo autoptico, mentre qualche neurone scorrazza ancora smarrito ma libero nella materia grigia alla ricerca disperata di sinapsi provvidenziali, ecco, questa è una
cosa che mi angoscia non poco, poi noto che il tavolo dove sono disteso è attorniato da più chirurghi che con i ferri del mestiere già si apprestano a sezionare e disputarsi pezzi del mio corpo.
Ma io sono impotente, mentre il mio ultimo neurone può solamente protestare inascoltato: aiuto, sono ancora vivo, assassini!
A.Ferrin
modena, 31/7/2018

Questo Post ha 3 anni, ma lo ripubblico perché il tema è sempre attuale.
17/11/2021

giovedì 26 luglio 2018

COMUNICARE




Chi di noi non ha provato quanto sia difficile "comunicare" con i propri simili? Esistono mille modi per definire l'incomunicabilità ovvero la difficoltà di relazionarsi con il prossimo; è paradossale che ciò avvenga proprio in tempi di connessione totale, grazie ai mezzi tecnologici sempre più sofisticati di cui possiamo disporre.
Ma il paradosso è apparente: infatti, in realtà non comunichiamo, viviamo isolati in una bolla di vuoto pneumatico; se osserviamo il lavoro moderno, notiamo che l'uomo e la donna sono in genere seduti davanti al p.c., si servono di banche dati, testi, calcoli e format pronti all'uso, i colleghi di lavoro (anche di postazione vicina) dialogano via web, nessuno usa la scrittura manuale, e non
parliamo della vita extra-lavoro.
Qui la comunicazione (chiamiamola pure così) è affollata di email, facebook, faccine, twitter, chat, watsapp,  instagram, msg, sempre più essenziali e criptici, e poi le comunicazioni vocali o messaggi che informano su tutto e di tutto, anche delle inezie e ovunque, al ristorante, a passeggio, in viaggio, in famiglia, a letto e al cesso, dobbiamo forse informare tutti di tutto, quasi dobbiamo monitorare la
nostra vita per testimoniare che siamo vivi!
Quante volte ci siamo accorti che il nostro interlocutore non è attento a quello che diciamo e copre
la nostra voce perché spinto dall'urgenza di dire la sua?
Un'immagine per me molesta è quella di una famiglia o gruppi seduti a un tavolo da pranzo in casa propria o al ristorante e in ogni occasione di convivialità, in cui tutti si isolano nell'attività solipsista con il proprio cellulare e, massime, quando nella penombra di cinema, teatri e chiese si accendono,
come fuochi fatui, i loro schermi.
Quindi sovrabbondanza di contatti futili e dispersivi e scarsità di vera condivisione di idee, visioni e
sentimenti, forse siamo ormai incapaci di trasmettere noi stessi e di ricevere a nostra volta dal prossimo, o forse abbiamo dimenticato lo schema più semplice che è alla base delle relazioni umane: sincera disponibilità all'ascolto--elaborazione del pensiero--risposta.
La comunicazione, però, deve essere necessariamente bi-direzionale, a due vie, perché in assenza di uno scambio paritario non può esserci vero dialogo: se il mio interlocutore loda la mia capacità di ascolto, mi preoccupo e sospetto che egli parli troppo e io troppo poco.
A.Ferrin
modena, 26/7/2018

martedì 24 luglio 2018

I LAZZARETTI DEL MARE



Ho letto oggi dei "lazzaretti del mare"; le navi, i vapori, i piroscafi che solcavano i mari da fine '800 agli anni 30 del '900, si possono ben definire lazzaretti perché in quegli anni circa venti milioni di italiani attraversarono l'Oceano diretti alle Americhe: erano spesso  analfabeti che fuggivano la miseria sognando la "merica", e portavano come bagaglio le malattie endemiche della povertà, o le  contraevano nella promiscuità (colera e difterite) durante il viaggio, stipati nella classe dei miserabili.
Partivano dalle regioni più povere, non solo del sud, in condizioni di estrema miseria, insidiati da truffatori già prima di imbarcarsi, e accadeva che poi fossero respinti dai Paesi in cui erano diretti, o era rifiutato l'attracco alle navi che a volte erano prese a cannonate, come accadde in Sud-America,
o quando giunti a Ellis Island a New York, erano sottoposti a una severa selezione, quindi  tenuti in quarantena e poi, quando inidonei, rimandati in Italia, insomma sempre umiliazioni indescrivibili, e commuovono le poche immagini del tempo dove bambini, donne e uomini alla rinfusa bivaccano in
coperta.
Le traversate oceaniche, per le condizioni estreme in cui avvenivano, provocavano  numerose vittime, e i loro corpi erano gettati in mare nottetempo, realtà questa che evoca, fatte le debite proporzioni, anche la "tratta degli schiavi" neri
Sono storie di ieri, ma anche di oggi, quasi le cronache che leggiamo oggi dei temerari viaggi di chi fugge da conflitti e miseria per approdare in terre più sicure, e oggi come allora mettono in crisi chi
li accoglie, o dovrebbe accoglierli.
Oggi come ieri gli uomini sono divisi tra quelli che sfruttano e lucrano sui nuovi arrivati, e quelli che,
forse in buona fede, si comportano da buoni samaritani, attingendo però agli aiuti pubblici.
Ma ciò che più indigna è la cagnara degli ipocriti e dei moralisti che urlano, giudicano e non hanno
memoria del passato, del destino comune dell'umanità: un destino non glorioso ma triste.
A.Ferrin
modena, 25/7/2018

mercoledì 18 luglio 2018

OMOLOGAZIONE


Ricordo un famoso dibattito dei primi anni '70 in cui molti intellettuali fra i più importanti parlavano e scrivevano del pericolo dell'omologazione culturale e sociale indotta nei vari strati sociali dal consumismo.
La "provocazione", chiamiamola così, partì da Pasolini, conoscitore delle borgate romane, e vi parteciparono Moravia, Arbasino, Montanelli e altri che non ricordo, e se ne dava la colpa al
"sistema capitalistico" che certamente si basa sul mercato, sulla logica di mercato e sulla produttività: sempre più beni di consumo immessi nel mercato e consumatori sempre più presi dalla febbre del
consumismo, sedotti dalla pubblicità e dal desiderio di emulare i propri simili.
Ma eravamo solo agli inizi del fenomeno, poi iniziarono ricorrenti crisi economiche con inflazione stagnazione e stagflazione, le varie depressioni e la crisi energetica,  l'eccessiva produttività con
la saturazione dei mercati e la realtà dolorosa dei licenziamenti, "ristrutturazioni" e chiusure aziendali
per giungere infine al precariato diffuso e all'aumento di povertà.
E ci dicono che tutto ciò è ineluttabile, perché è proprio del sistema capitalistico il quale, con la ricchezza, produce anche miseria, modificando il livello sociale dei cittadini, acutizzando così la
naturale competizione tra gli uomini.
Quindi ci fanno intendere che viviamo nel migliore dei Sistemi possibili, e portano a esempio il
fallimento dell'esperienza Sovietica, della sua economia socialista e collettivista, un sogno che aveva
affascinato generazioni dell'otto/novecento.
Comunque, tornando all'omologazione, siamo stati tutti (chi più chi meno) contaminati dalle mode
e dal luccichio della pubblicità; io per esempio, avvertivo la necessità di un contenitore per le
cianfrusaglie che si portano nei piccoli spostamenti o a passeggio, come portafogli, occhiali da lettura, chiavi, giornale o un libro, ma non volevo utilizzare il famoso borsello indossato dagli uomini negli anni 70/80, poi, per puro caso, ho visto in televisione l'economista Cottarelli che entrava a
piedi al Palazzo del Quirinale, trascinando un trolley e con uno zainetto a tracolla: un'immagine del giovanilismo e dinamismo richiesti dalla pubblicità.
Ecco l'idea! Ho cercato e trovato lo zainetto tutto soddisfatto, accorgendomi però subito, che la mia idea non era particolarmente originale: le strade erano già piene di giovani e meno giovani che
avevano lo zainetto a tracolla ...
Un'altro piccolo esempio di omologazione culturale e modaiola è quello dei tatuaggi...
ero piccolo quando guardavamo i film sui pellerossa (o nativi americani) e sui "selvaggi" delle
foreste africane, tutti tatuati di simboli e disegni colorati, che eseguivano le danze tribali tra il rullio di tamburi con i loro Totem e Idoli: lo spettacolo era affascinante... adesso è un'usanza diffusissima fra uomini e donne, giovani e meno giovani: sono i cosiddetti selvaggi che hanno precorso i tempi, o
siamo noi moderni a recuperare simboli antichi, o a regredire?
A.Ferrin
modena, 18/7/2018

martedì 17 luglio 2018

GINOCIDIO & ANDROCIDIO


Oscure minacce di maschi NGM valicano mari e monti per insidiare tenere fanciulle che, al riparo di
cordoni sanitari, fuggono la violenza predatoria degli stessi maschi (così si dice) che attentano alla loro illibatezza.
Le autorità hanno fatto di tutto: vietare la pubblicità che utilizza e strumentalizza il corpo della donna, imporre a tutte di coprirsi con il burka che si può smettere solo fra le mura domestiche, di mascherare anche la loro voce che può evocare nei maschi il canto di Sirena e la dolcezza femminile, la sua femminilità e le fantasie sessuali, ma sembra tutto inutile: c'è sempre qualche pazzo che, spinto dalla
tempesta ormonale, vuole curiosare ed escogita ogni mezzo per violare l'intimità delle donne.
Queste ultime dal canto loro, sempre più insofferenti della clausura "talebana" imposta dall'autorità codina e repressa, fanno affiorare un tam tam di mugugni e proteste sempre più invasive che minano le basi della società.
Infine il movimento delle donne, sempre più potente di quello maschile, ottiene nuove norme cui dovranno conformarsi tutti, donne e uomini: si tratta di un nuovo costume pubblico rivoluzionario.
I più temono che ci si avvii a una forma di società ginecocratica che ripristini usi e costumi di un
passato leggendario: le donne sanno da sempre di possedere un potere vero e intangibile e non avvertono la necessità di forme esteriori che lo dimostrino; una parte degli uomini teme di perdere i 
pochi residui simboli del potere, l'altra parte invece è felice di privarsi di poteri che sono di facciata,
privi di contenuti. E' meglio, affermano, delegare anche formalmente i cosiddetti poteri del vecchio
"pater familias" alla donna, e che se la sbrighi lei.
D'altra parte è ormai risolto il problema della sopravvivenza della specie grazie agli sviluppi della scienza con la "fecondazione in vitro- assistita-artificiale-banche del seme-ovuli congelati- maternità 
e paternità surrogate- e le diavolerie della manipolazione genetica", tecniche sofisticate che forse
annichiliranno l'immagine di padre e madre, quelle che abbiamo conosciuto. 

Comunque la Comunità, in attesa dei futuribili sviluppi, ha stilato il nuovo Codice di Comportamento che prevede:

1) Gli uomini sessualmente attivi devono indossare una cintura di castità rimovibile nei tempi modi e
    luoghi previsti dal regolamento qui allegato, e una celata sugli occhi.
    Una commissione composta di sole donne valuta e delibera circa la congruità del percorso di 
    rieducazione che gli uomini compiono nella Comunità.
2) Gli uomini sessualmente attivi "liberi", ma sempre dotati di cintura di castità, dovranno coabitare
    in edifici appositi in attesa di essere prescelti da donne interessate, le quali però deterranno sempre      la chiave della cintura; naturalmente questi uomini godranno di un trattamento privilegiato per la        cura del proprio corpo, circondati da agi e confortati da distrazioni esclusive.
3) Le donne potranno circolare liberamente senza sottostare a limiti riguardanti la propria libertà
    sessuale e di costume.
4) Le donne che avvertissero il desiderio di una rimpatriata con l'antico maschio, potranno accedere,
    nei modi previsti, ai centri residenziali di cui sopra per effettuare la scelta del maschio "usa e getta"
5) I Ministri di culto (di ogni culto) potranno esercitare la loro missione pubblica previa ablazione dei "gioielli" 
6) La natalità (e quindi la sessualità) è regolata e protetta unicamente nell'interesse della Specie, della
sua sopravvivenza, e la Comunità ne tutela sviluppo e felicità.
7) La Comunità rispetta le scelte sessuali dei cittadini: femmine, maschi omosessuali e transgender, 
ma nel rispetto dell'altrui libertà; è inflessibile e severissima nella repressione della pedofilia
8) Le donne potranno esprimere liberamente la propria affettività con le loro simili, con i propri          cuccioli o quelli di cani e gatti.
9) E' vietata severamente ogni forma di conflittualità e rivendicazione di Genere, pregiudizievole per
il mantenimento della pace sociale.

Questa normativa è formulata nell'interesse superiore della Comunità, del suo equilibrio, per una  serena convivenza, e al fine di estirpare negli uomini la mala pianta del Ginocidio.
Si ricorda che molte donne (ora gli uomini sono troppo depressi) hanno mostrato perplessità
circa il suddetto Codice: si teme infatti che esso sia troppo severo, che cioè, estirpato il Ginocidio,
si affermi l'Androcidio come nuova efferatezza.
A.Ferrin
modena, 17/7/2018







giovedì 12 luglio 2018

PUCCIA

                                                                   



Sono nel piccolo spazio verde di "Largo Marinai d'Italia", e mi aggiro fra le siepi di bosso, due tigli imponenti e il vecchio salice con i rami che sfiorano il prato; al centro di tutto è una stele di marmo a ricordo dell'Ammiraglio Bergamini, comandante della "Corazzata ROMA", inabissatosi con la sua nave e con oltre 1300..
Bergamini era al comando della flotta quando l'8 Settembre del '43 l'Italia, ormai sconfitta, chiese l'armistizio agli Alleati i quali disposero che la Flotta si consegnasse a Malta, porto inglese.
Bergamini quindi navigava nel Tirreno quando la corazzata e tutta la Squadra Navale furono sorprese
da bombardieri tedeschi che centrarono il Roma con bombe perforanti di grande potenza.
L'Ammiraglio, ispirandosi all'antico codice d'onore della marineria, avrebbe voluto auto affondarsi,
ma infine obbedì all'ordine del Re.
Ora, soddisfatta la mia curiosità sulla nostra storia, sono seduto sulla panchina e sfoglio il quotidiano: è l'ora della visita dei cani condotti dai loro padroni, e annusano meticolosamente l'ambiente prima di lasciare le loro tracce; si avvicina una giovane donna con un cucciolo incrocio di maremmano e bretone, un cagnolino socievole, ma pigro, infatti si sdraia a zampe larghe nell'erba umida e non intende muoversi; colgo l'occasione per fargli qualche coccola che anche la donna sembra gradire, poi questa, di nome Laura, richiama l'attenzione di una donna più anziana, sua madre che si avvicina e ci
presentiamo.
I soliti convenevoli, le battute fra madre e figlia mentre la cagnetta, sì è una femmina, di nome Puccia
se ne sta impassibile nell'erba, ancora poche parole e la figlia alla madre: hai preso il caffè? No, lei
risponde, e la figlia, andiamo al bar dei cinesi, e la madre: e Puccia? E Laura, la figlia mi rivolge
lo sguardo quasi implorante, Lei la guarderebbe alcuni minuti mentre prendiamo il caffè?
La madre la guarda scandalizzata, come sei sfacciata, mentre io tranquillizzo le due donne, lo faccio
volentieri.
Sono anche lusingato da questa richiesta: infatti l'edicolante qui vicina è così gelosa della sua Trudy che non me l'affida neanche per una pipì!
Laura e la madre si dilungano in ringraziamenti chiedendomi se desidero qualcosa dal bar, ma infine se ne vanno e io guardo Puccia che poltrisce beata.
Le due donne tardano, le rivedrò? E penso: possibile che queste due abbiano architettato tutta la sceneggiata per non volere, o dovere abbandonare la cagnetta in autostrada?
A.Ferrin
modena, 12/07/2018














mercoledì 11 luglio 2018

IL SOGNO REALIZZATO

                                                          


Quale è "il sogno realizzato"? E' presto detto, è il sogno della Juventus e dei suoi tifosi di acquistare il calciatore Ronaldo che dal Real Madrid si trasferisce a Torino, trasferimento il cui costo è di 105 mln
di euro che entrano nelle casse del Club madrileno, e 30 mln annui che entrano nelle tasche del giocatore.
La notizia, corredata da una foto del calciatore "taumaturgo", è in prima pagina sul "Corriere", dove compare, meno evidente, anche quella riguardante i piccoli calciatori rimasti intrappolati in una grotta della Thailandia, e liberati proprio ieri.
Le immagini e le notizie dei media non potrebbero essere più eloquenti, né vale scandalizzarsi più di
tanto: si fa appello alla pancia del popolo che chiede come sempre "panem et circenses" da un lato, e
dall'altro indulge volentieri ( ma vi è indotto) al buonismo e al sentimentalismo.
Quindi il delirio per il Campione e l'emozione per i bambini salvati, e invece mai a sufficienza è trattata la fame endemica vicina e lontana dalle nostre case, né guerre e calamità che imperversano ovunque.
Peraltro capisco che non si vogliano toccare temi sensibili che toccano la nostra visione della vita
e del mondo: la vita è così difficile e travagliata che all'uomo, alla sua fragilità, si può perdonare anche un poco di viltà.
A.Ferrin,
modena, 11/07/2018


giovedì 5 luglio 2018

FILOSOFARE



Eraclito, Socrate, Platone, Aristotele, Hegel, Kierkegaard, Kant, Croce, Nietzsche, sono solo alcuni
fra i molti filosofi moderni e del passato che hanno cercato di indagare e fornire risposte ai quesiti che gli uomini si pongono da sempre, e che dopo oltre 4000 anni non hanno avuto risposte adeguate:

                                               chi-come-dove-quando-perché


Aristotele afferma che:
"la filosofia non serve a nulla ma, proprio perché priva del legame di servitù, è il sapere più nobile"

Socrate consiglia ai giovani di:
"sposarsi e trovare una buona moglie, altrimenti si diventa filosofi"
Ho seguito il consiglio di Socrate; ho trovato non una, ma due mogli: queste unioni non hanno avuto fortuna, e non sono diventato filosofo: allora è inevitabile prendere la vita "con filosofia".

In ogni caso, concordo con Protagora (491-410 a.c) circa la speculazione filosofica:
"Intorno agli Dei non ho alcuna possibilità di sapere né che sono né che non sono. Molti sono gli
ostacoli che impediscono di sapere, sia l'oscurità dell'argomento, sia la brevità della vita umana"

A.Ferrin
modena, 5/7/2018

domenica 1 luglio 2018

ACCATTONI

                                                                  


Ho scritto spesso delle passeggiate per modena, mi piace osservare la vita che vi scorre, e lo faccio con scrupolo, specie nelle ore del mattino quando il borgo sembra spoglio e deserto, e case e palazzi riacquistano imponenza e monumentalità.
Poi la vita come linfa rifluisce nell'intrico di vie e la città si anima di faccende e faccendieri: tutti ritornano alle proprie attività in uffici e botteghe, mentre altri cittadini vanno in frotte apparentemente senza meta. 
Allora, quasi spuntati dal nulla, ecco comparire in punti strategici e nevralgici numerosi immigrati (di colore e più o meno regolari) presidiare appunto chiese negozi e ogni angolo di grande passaggio, ma questi non ricalcano gli stereotipi dell'accattone e relativi sinonimi: sono giovani, atletici e pieni di salute, vestiti decorosamente e ti salutano con grandi sorrisi, quasi non tendono la mano, altri ti
chiamano "papa", uno di questi staziona vicino ai contenitori dei rifiuti: è immobile, non parla né 
sorride, e tende un berretto sdrucito ai passanti per lo più distratti o incuranti, sembra un mimo di 
quelli che frequentano i monumenti più visitati, ma ne esistono di più "creativi", che ti colmano di
sorrisi e complimenti mentre provano a rifilarti cianfrusaglie o il famoso "pacco".
In questo panorama fa eccezione una donna molto anziana che da anni vedo camminare nelle strade
del centro storico: è una camminatrice instancabile, ha gli zoccoli ai piedi, indossa calzettoni variopinti fino al ginocchio, gonna e corpetto colorati, e in capo un fazzoletto, cammina a piccoli passi aiutandosi con un bastone, sembra una gitana, e se pratica l'accattonaggio lo fa con discrezione. 
Mi ha sorpreso vedere una donna sotto il portico dell'ex Credit: è bianca, sulla cinquantina, un'aspetto molto curato, accovacciata a terra con la schiena al muro, e che mostra solo un piccolo paniere. 
E' la prima volta che vedo una donna bianca con queste caratteristiche chiedere l'elemosina: è un'avvisaglia del fenomeno sociale, peraltro già dibattuto e in parte riscontrabile, di una Classe Media sempre più povera? Altre e più crude le immagini dell'accattonaggio del passato: ricordo una pletora di mutilati, sciancati, e una povertà estrema verso cui era difficile non mostrarsi pietosi.
In ogni caso, la crisi economica di questi ultimi anni, ormai a carattere endemico, le difficoltà in cui si dibattono larghi strati della popolazione, unite alle migrazioni dai Paesi più poveri, e con la diminuzione delle risorse disponibili, tutto alimenta la conflittualità e la competitività nella società e fra gli Stati. 
A.Ferrin
modena, 1/07/2018