SCRIBERE

libreria di zurau
giovedì 26 luglio 2018
COMUNICARE
Chi di noi non ha provato quanto sia difficile "comunicare" con i propri simili? Esistono mille modi per definire l'incomunicabilità ovvero la difficoltà di relazionarsi con il prossimo; è paradossale che ciò avvenga proprio in tempi di connessione totale, grazie ai mezzi tecnologici sempre più sofisticati di cui possiamo disporre.
Ma il paradosso è apparente: infatti, in realtà non comunichiamo, viviamo isolati in una bolla di vuoto pneumatico; se osserviamo il lavoro moderno, notiamo che l'uomo e la donna sono in genere seduti davanti al p.c., si servono di banche dati, testi, calcoli e format pronti all'uso, i colleghi di lavoro (anche di postazione vicina) dialogano via web, nessuno usa la scrittura manuale, e non
parliamo della vita extra-lavoro.
Qui la comunicazione (chiamiamola pure così) è affollata di email, facebook, faccine, twitter, chat, watsapp, instagram, msg, sempre più essenziali e criptici, e poi le comunicazioni vocali o messaggi che informano su tutto e di tutto, anche delle inezie e ovunque, al ristorante, a passeggio, in viaggio, in famiglia, a letto e al cesso, dobbiamo forse informare tutti di tutto, quasi dobbiamo monitorare la
nostra vita per testimoniare che siamo vivi!
Quante volte ci siamo accorti che il nostro interlocutore non è attento a quello che diciamo e copre
la nostra voce perché spinto dall'urgenza di dire la sua?
Un'immagine per me molesta è quella di una famiglia o gruppi seduti a un tavolo da pranzo in casa propria o al ristorante e in ogni occasione di convivialità, in cui tutti si isolano nell'attività solipsista con il proprio cellulare e, massime, quando nella penombra di cinema, teatri e chiese si accendono,
come fuochi fatui, i loro schermi.
Quindi sovrabbondanza di contatti futili e dispersivi e scarsità di vera condivisione di idee, visioni e
sentimenti, forse siamo ormai incapaci di trasmettere noi stessi e di ricevere a nostra volta dal prossimo, o forse abbiamo dimenticato lo schema più semplice che è alla base delle relazioni umane: sincera disponibilità all'ascolto--elaborazione del pensiero--risposta.
La comunicazione, però, deve essere necessariamente bi-direzionale, a due vie, perché in assenza di uno scambio paritario non può esserci vero dialogo: se il mio interlocutore loda la mia capacità di ascolto, mi preoccupo e sospetto che egli parli troppo e io troppo poco.
A.Ferrin
modena, 26/7/2018
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento