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libreria di zurau

martedì 24 luglio 2018

I LAZZARETTI DEL MARE



Ho letto oggi dei "lazzaretti del mare"; le navi, i vapori, i piroscafi che solcavano i mari da fine '800 agli anni 30 del '900, si possono ben definire lazzaretti perché in quegli anni circa venti milioni di italiani attraversarono l'Oceano diretti alle Americhe: erano spesso  analfabeti che fuggivano la miseria sognando la "merica", e portavano come bagaglio le malattie endemiche della povertà, o le  contraevano nella promiscuità (colera e difterite) durante il viaggio, stipati nella classe dei miserabili.
Partivano dalle regioni più povere, non solo del sud, in condizioni di estrema miseria, insidiati da truffatori già prima di imbarcarsi, e accadeva che poi fossero respinti dai Paesi in cui erano diretti, o era rifiutato l'attracco alle navi che a volte erano prese a cannonate, come accadde in Sud-America,
o quando giunti a Ellis Island a New York, erano sottoposti a una severa selezione, quindi  tenuti in quarantena e poi, quando inidonei, rimandati in Italia, insomma sempre umiliazioni indescrivibili, e commuovono le poche immagini del tempo dove bambini, donne e uomini alla rinfusa bivaccano in
coperta.
Le traversate oceaniche, per le condizioni estreme in cui avvenivano, provocavano  numerose vittime, e i loro corpi erano gettati in mare nottetempo, realtà questa che evoca, fatte le debite proporzioni, anche la "tratta degli schiavi" neri
Sono storie di ieri, ma anche di oggi, quasi le cronache che leggiamo oggi dei temerari viaggi di chi fugge da conflitti e miseria per approdare in terre più sicure, e oggi come allora mettono in crisi chi
li accoglie, o dovrebbe accoglierli.
Oggi come ieri gli uomini sono divisi tra quelli che sfruttano e lucrano sui nuovi arrivati, e quelli che,
forse in buona fede, si comportano da buoni samaritani, attingendo però agli aiuti pubblici.
Ma ciò che più indigna è la cagnara degli ipocriti e dei moralisti che urlano, giudicano e non hanno
memoria del passato, del destino comune dell'umanità: un destino non glorioso ma triste.
A.Ferrin
modena, 25/7/2018

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