SCRIBERE

SCRIBERE
libreria di zurau

mercoledì 18 luglio 2018

OMOLOGAZIONE


Ricordo un famoso dibattito dei primi anni '70 in cui molti intellettuali fra i più importanti parlavano e scrivevano del pericolo dell'omologazione culturale e sociale indotta nei vari strati sociali dal consumismo.
La "provocazione", chiamiamola così, partì da Pasolini, conoscitore delle borgate romane, e vi parteciparono Moravia, Arbasino, Montanelli e altri che non ricordo, e se ne dava la colpa al
"sistema capitalistico" che certamente si basa sul mercato, sulla logica di mercato e sulla produttività: sempre più beni di consumo immessi nel mercato e consumatori sempre più presi dalla febbre del
consumismo, sedotti dalla pubblicità e dal desiderio di emulare i propri simili.
Ma eravamo solo agli inizi del fenomeno, poi iniziarono ricorrenti crisi economiche con inflazione stagnazione e stagflazione, le varie depressioni e la crisi energetica,  l'eccessiva produttività con
la saturazione dei mercati e la realtà dolorosa dei licenziamenti, "ristrutturazioni" e chiusure aziendali
per giungere infine al precariato diffuso e all'aumento di povertà.
E ci dicono che tutto ciò è ineluttabile, perché è proprio del sistema capitalistico il quale, con la ricchezza, produce anche miseria, modificando il livello sociale dei cittadini, acutizzando così la
naturale competizione tra gli uomini.
Quindi ci fanno intendere che viviamo nel migliore dei Sistemi possibili, e portano a esempio il
fallimento dell'esperienza Sovietica, della sua economia socialista e collettivista, un sogno che aveva
affascinato generazioni dell'otto/novecento.
Comunque, tornando all'omologazione, siamo stati tutti (chi più chi meno) contaminati dalle mode
e dal luccichio della pubblicità; io per esempio, avvertivo la necessità di un contenitore per le
cianfrusaglie che si portano nei piccoli spostamenti o a passeggio, come portafogli, occhiali da lettura, chiavi, giornale o un libro, ma non volevo utilizzare il famoso borsello indossato dagli uomini negli anni 70/80, poi, per puro caso, ho visto in televisione l'economista Cottarelli che entrava a
piedi al Palazzo del Quirinale, trascinando un trolley e con uno zainetto a tracolla: un'immagine del giovanilismo e dinamismo richiesti dalla pubblicità.
Ecco l'idea! Ho cercato e trovato lo zainetto tutto soddisfatto, accorgendomi però subito, che la mia idea non era particolarmente originale: le strade erano già piene di giovani e meno giovani che
avevano lo zainetto a tracolla ...
Un'altro piccolo esempio di omologazione culturale e modaiola è quello dei tatuaggi...
ero piccolo quando guardavamo i film sui pellerossa (o nativi americani) e sui "selvaggi" delle
foreste africane, tutti tatuati di simboli e disegni colorati, che eseguivano le danze tribali tra il rullio di tamburi con i loro Totem e Idoli: lo spettacolo era affascinante... adesso è un'usanza diffusissima fra uomini e donne, giovani e meno giovani: sono i cosiddetti selvaggi che hanno precorso i tempi, o
siamo noi moderni a recuperare simboli antichi, o a regredire?
A.Ferrin
modena, 18/7/2018

Nessun commento:

Posta un commento