SCRIBERE

SCRIBERE
libreria di zurau

giovedì 10 dicembre 2020

GIULIO E PATRIK

Giulio Regeni e Patrik Zaki occupano le prime pagine dei giornali perché sono incappati nelle maglie della polizia egiziana: Regeni è stato ucciso in circostanze poco chiare, Zaki si trova nelle carceri egiziane da mesi. Ovviamente non è in discussione la mia empatia e vicinanza umana, ma pongo due domande retoriche: Giulio era preparato adeguatamente (era poco più che ventenne) per fare il "ricercatore" in terra d'Egitto? E' stato tradito dalla giovane età e dall'inesperienza, e pertanto strumentalizzato e condotto a morte prematura? E Zaki, egiziano di buona famiglia studente in Bologna, non era al corrente che il suo Paese è soggetto a un governo non proprio democratico, e che quindi se si fanno battaglie ideali (peraltro meritorie) è necessario essere preparati e disposti ad affrontarne anche le conseguenze? Sono interrogativi legittimi, ma in Italia si risponde sempre con molta retorica: proteste clamorose e mobilitazioni spesso inutili perché si dimentica che ogni Paese è geloso della propria sovranità e la difende strenuamente; non è escluso che in casi estremi, specie nei regimi antidemocratici, le proteste e le pressioni esterne contribuiscano a irrigidire le posizioni delle parti, peggiorando le condizioni dei reclusi. Viviamo in un mondo disunito, privo di istituzioni che  possano intervenire con efficacia in difesa dei più deboli, anche perché gli Stati moderni rivendicano ancora oggi diritti assoluti sui propri Cittadini, (vedi il monopolio nell'esercizio della violenza) e infine perché tutte le Carte sono piene di affermazioni e riconoscimenti solenni circa i diritti Fondamentali dei Cittadini, ma sappiamo quanto sia lontana la realtà dalla solennità dei proclami.                                                                   Accade anche vi siano Paesi che hanno molto di cui vergognarsi, ma preferiscono giudicare gli altri.

modena, 8/12/2020


 

Nessun commento:

Posta un commento