E' il famoso"URLO" di Munch, prodotto delle sue nevrosi che ben simbolizza l'angoscia del nostro tempo, angoscia che pervade la nostra quotidianità e ci obbliga a riflettere. Quell'alba boreale, il torrente di mare cupo e turbinoso, l'uomo, già in preda all'affabulazione del morente, fugge fantasmi rapaci.
I segni di tutto ciò punteggiano il cammino che percorriamo con fatica, forse ancora increduli e ignari del nostro destino; riusciremo a sottrarci ai gorghi fatali, a quello maestoso che ci accoglierà come sudario?
Tuttavia l'uomo è forte come il suo anelito alla vita e non vuole riconoscere la morte, questa infatti può ghermirla, inattesa, solamente sotto mentite spoglie, quando "avere guidato i popoli o essersi ubriacati in solitudine non fa differenza".
Alle prime ombre della sera ho passeggiato nel centro storico dove le luci natalizie sfavillano e disegnano i tragitti più frequentati, ma l'atmosfera è surreale: gli arabeschi di luci sospese e variegate non ravvivano il grigiore diffuso, sono grigi anche i volti dei rari passanti dei quali vorrei scrutare i pensieri nascosti. Coltivano paura o leggerezza? Avvertono in maniera più acuta la precarietà della vita o accettano la realtà come fatalità ineluttabile? Le vetrine sono vestite a festa e invitanti, ma gli interni sono pressoché deserti e rari sono i cittadini che ne escono con acquisti natalizi.
Potrei sbagliarmi, ma ho l'impressione che tutti, più o meno consapevolmente, recitiamo la parte che
qualcuno ci ha assegnato, qualcuno o qualcosa che trascende la nostra volontà e libertà.
Nonostante il covid19 e la pandemia, mortalità e miseria diffuse, donne e uomini hanno nostalgia di una
felicità lontana; allora ritorno all'immagine di una umanità come immane termitaio o alveare dove tutti sappiano come, dove, quando agire, affinché la natura ristabilisca un nuovo equilibrio, oppure che la stessa natura spazzi via termitaio e alveare e riaffermi così il suo potere assoluto nell'Universo.
modena, 16/12/2020
Nessun commento:
Posta un commento