Il libro del Generale Vannacci crea scalpore e, con alcune sue affermazioni, scandalo nella società in cui le forze armate sono dormienti; mai si avvertono provenire da esse segnali e fermenti di vita: possibile che un apparato così importante per dimensioni e funzioni istituzionali sia così discreto e defilato? Sotto questo aspetto è importante il libro del Generale: dimostra che abbiamo un esercito in armi di circa 150.000 effettivi in cui circolano sangue e idee, ed è senz'altro meglio che certe idee vengano alla luce ed entrino a fare parte del dibattito sociale e culturale. Non vorrei che perdurassero nelle e tra le Forze Armate le anomalie e storture che anche un semplice caporale come me ha notato nei 15 mesi di Leva nei lontani anni '60; mi parve infatti che l'Esercito e il suo apparato pletorico godessero di un tacito accordo con i diversi Poteri dello Stato, soprattutto tra politica e forze armate: i militari con le mani libere a gestire le caserme, i politici a gestire la società civile, senza interferenze reciproche. D'altra parte noi reclute eravamo informate che per il periodo della Ferma eravamo soggette al Codice Militare di Pace: entravamo in una comunità "protetta" in cui vigeva la disciplina militare, con regole spesso arbitrarie e rigide, dove vigeva anche il fenomeno "nonnismo", tollerato dagli Ufficiali . L'inesperienza della giovane età ci induceva a credere che la realtà vissuta fosse "normale", privilegi e ingiustizie compresi. Non ci vuole molto a pensare e temere (e non è male) che la casta militare e quella politica, lasciate a se stesse, potessero deragliare dal corretto esercizio del potere loro affidato. I militari in particolare hanno preso alla lettera questa condivisione del potere, rinunciando a fare udire la loro voce, scegliendo così di coltivare il loro orticello di privilegi. E i politici invece, dediti alla direzione della "cosa pubblica", sono sempre stati capaci di gestire il potere con una certa disinvoltura. Nel 1964, con alcuni commilitoni sono stato distaccato nella Base SETAF di Vicenza, fra i militari americani: ho potuto così conoscere un esercito moderno, quello americano, costituito da volontari e non da coscritti come il nostro. Il paragone con il nostro esercito era impietoso per noi.
A. Ferrin modena, 24/8/2023
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