GARDENIA ROSSA
Ho acquistato una gardenia rossa in vaso, nel giorno dell'A.I.L (associazione contro le leucemie).
Non ho il "pollice verde", né il mignolo, ma ho deciso di metterla nella mia mansarda.
La osservo con curiosità: ho posseduto molte piante nel corso delle mie due esperienze matrimoniali,
ma non ho dedicato loro molta attenzione perché pensavo che fosse una passione e gratificazione per le mogli; ora osservo la sua smagliante livrea rosso rubino, i fiori ricchi di petali che nascondono
i boccioli in attesa di emergere alla luce, il verde del fogliame è brillante e le foglie turgide.
Ma è veramente una Gardenia?: ne ho dubitato perché, consultando internet, ho visto fotografie di sole gardenie bianche, e così mi riprometto di accertarmene, e intanto mi godo la vista di questo cespuglio lussureggiante verde e rosso.
Trascorsi tre giorni, me ne ero quasi dimenticato, ho notato lo stato pietoso in cui era: gli steli erano
ripiegati su se stessi, i petali delle corolle erano spiegazzati e accartocciati, e il loro colore spento.
Con mia sorpresa, lo spettacolo non mi è piaciuto, ho riempito una caraffa d'acqua che ho versato
lentamente nel terriccio; non ho dovuto attendere molto che, prodigiosamente, gli steli hanno
ripreso vigore, le corolle il loro trionfo, il verde e il rosso la luminosità, il processo era visibile quasi
in tempo reale.
A.Ferrin
modena, 31/05/2018
errata corrige: Ho acquistato un'Azalea, non una Gardenia...
SCRIBERE

libreria di zurau
giovedì 31 maggio 2018
mercoledì 30 maggio 2018
I CORVI
I CORVI
Sono infine riuscito a vedere il film DOGMAN al Raffaello che ho raggiunto a piedi e con un mezzo
pubblico, in un'atmosfera di afa e caldo umido; il film è quello che mi aspettavo: racconta un fatto vero di cronaca nera, di un uomo detto "il canaro", film di crudo realismo in una periferia di degrado culturale e umano, l'estrema periferia romana, quindi uno spettacolo non proprio indicato per sollevare lo spirito.
Prima di entrare in sala, ho telefonato a Lea perché oggi compie gli anni, e così ho parlato anche con
Lara: hanno voci bellissime di bambine delicate e affettuose.
Mentre scrivo, voci confuse di ubriachi giungono qui al terzo piano dalle finestre che danno in via Giardini: noto che alla confluenza con via Barozzi si è formato un piccolo assembramento dove è ferma anche una Volante della Polizia; forse confabulano e cercano di convincere i due in stato d'ebbrezza di andare a letto.
Gli ubriachi parlano, anzi farfugliano con toni alti e scomposti, storpiano le parole e i poliziotti cercano di decifrare i motivi del contendere, e forse ne sorridono bonariamente.
Dunque, uscito dal Raffaello, ho ripreso la via di casa risalendo via Sigismondo Caula verso
via Giardini; via Caula è guarnita da una fila di platani quasi addossati all'Istituto Fermi e, nel bel
mezzo della via sono stato, direi aggredito, da uno stormo di corvi che si lanciavano a turno come
aerei in picchiata nella mia direzione, gracchiando con grande strepito: ho avvertito più volte il
sibilo prodotto dalla loro velocità e il contatto con i capelli e le spalle. Ho provato un certo brivido e
pensato a "Gli Uccelli", il film di Hitchcock.
Una signora mi ha chiarito il perché del fenomeno: erano le otto, l'ora in cui gli uccelli ritornano ai
loro nidi, che sono evidentemente tra le fronde e che vogliono difendere come loro territorio.
Peccato però che non siano passerotti, ma uccelli grandi che, con quelle velocità, con picchiate e cabrate diventano veri proiettili.
A.Ferrin
modena, 30/05/2018
Sono infine riuscito a vedere il film DOGMAN al Raffaello che ho raggiunto a piedi e con un mezzo
pubblico, in un'atmosfera di afa e caldo umido; il film è quello che mi aspettavo: racconta un fatto vero di cronaca nera, di un uomo detto "il canaro", film di crudo realismo in una periferia di degrado culturale e umano, l'estrema periferia romana, quindi uno spettacolo non proprio indicato per sollevare lo spirito.
Prima di entrare in sala, ho telefonato a Lea perché oggi compie gli anni, e così ho parlato anche con
Lara: hanno voci bellissime di bambine delicate e affettuose.
Mentre scrivo, voci confuse di ubriachi giungono qui al terzo piano dalle finestre che danno in via Giardini: noto che alla confluenza con via Barozzi si è formato un piccolo assembramento dove è ferma anche una Volante della Polizia; forse confabulano e cercano di convincere i due in stato d'ebbrezza di andare a letto.
Gli ubriachi parlano, anzi farfugliano con toni alti e scomposti, storpiano le parole e i poliziotti cercano di decifrare i motivi del contendere, e forse ne sorridono bonariamente.
Dunque, uscito dal Raffaello, ho ripreso la via di casa risalendo via Sigismondo Caula verso
via Giardini; via Caula è guarnita da una fila di platani quasi addossati all'Istituto Fermi e, nel bel
mezzo della via sono stato, direi aggredito, da uno stormo di corvi che si lanciavano a turno come
aerei in picchiata nella mia direzione, gracchiando con grande strepito: ho avvertito più volte il
sibilo prodotto dalla loro velocità e il contatto con i capelli e le spalle. Ho provato un certo brivido e
pensato a "Gli Uccelli", il film di Hitchcock.
Una signora mi ha chiarito il perché del fenomeno: erano le otto, l'ora in cui gli uccelli ritornano ai
loro nidi, che sono evidentemente tra le fronde e che vogliono difendere come loro territorio.
Peccato però che non siano passerotti, ma uccelli grandi che, con quelle velocità, con picchiate e cabrate diventano veri proiettili.
A.Ferrin
modena, 30/05/2018
martedì 29 maggio 2018
Uno Spettro si aggira per l'Europa
Uno Spettro si aggira per l'Europa
Utilizzo qui il famoso incipit di Marx ed Engels nel loro Manifesto, infatti lo spettro cui mi riferisco non è il Comunismo ma piuttosto il "populismo" che ora imperversa in Europa, populismo che, fatte
le debite proporzioni, è più pericoloso del comunismo stesso.
I nostri Salvini e Di Maio si sono dimostrati degni compari dei Farage, Le Penn, Orbàn, Gauland,
direi anche di Trump e di tutti i demagoghi che popolano la politica odierna in molti Paesi.
Salvini è il prodotto dell'allevamento Lega, è un Lumbard celodurista di bossiana memoria, e il suo
successo è dovuto al fatto che ha abbandonato l'utopia della seccessione, espandendosi così anche nel
Meridione, il grillino Di Maio invece è un napoletano tutto tirato e "perfettino", e l'uno e l'altro ambiziosi e vengono dal nulla: hanno solamente studiato da politici per raggiungere il potere, e ambedue hanno avuto a modello due grandi arruffapopolo populisti: Umberto Bossi e Beppe Grillo.
Tutto è storia, anche la degenerazione delle idee nate con le migliori intenzioni, e i più grandi rivolgimenti sociali della storia lo dimostrano, ma penso che comunque, e sempre, le classi sociali più
deboli abbiano pagato più di tutti il prezzo richiesto dai grandi cambiamenti.
I capipopolo sono abilissimi manipolatori di fatti e idee, sono per l'anti-politica e demagoghi, fanno appello e solleticano i sentimenti meno nobili degli uomini, si rivolgono alle loro pance alimentando in essi le paure più irrazionali, piegandoli ai loro fini reconditi e inconfessabili.
Questo, a mio parere, è il processo che può condurre, come è accaduto molte volte nella storia, a
regimi liberticidi e totalitari.
A.Ferrin
modena, 29/05/2018
TSO
Oggi, dopo le ultime arlecchinate di Salvini e Di Maio, propongo che chiunque si proponga come
"salvatore della Patria", o novello Napoleone, sia per prassi sottoposto preventivamente al TSO.
Sessanta milioni di Italiani hanno il diritto di essere governati da politici responsabili e seri!
Assisto con sgomento alle ultime capriole dei due che sembra stiano giocando pericolosamente, per noi, sulla nostra testa.
A.Ferrin
modena, 30/05/2018
Utilizzo qui il famoso incipit di Marx ed Engels nel loro Manifesto, infatti lo spettro cui mi riferisco non è il Comunismo ma piuttosto il "populismo" che ora imperversa in Europa, populismo che, fatte
le debite proporzioni, è più pericoloso del comunismo stesso.
I nostri Salvini e Di Maio si sono dimostrati degni compari dei Farage, Le Penn, Orbàn, Gauland,
direi anche di Trump e di tutti i demagoghi che popolano la politica odierna in molti Paesi.
Salvini è il prodotto dell'allevamento Lega, è un Lumbard celodurista di bossiana memoria, e il suo
successo è dovuto al fatto che ha abbandonato l'utopia della seccessione, espandendosi così anche nel
Meridione, il grillino Di Maio invece è un napoletano tutto tirato e "perfettino", e l'uno e l'altro ambiziosi e vengono dal nulla: hanno solamente studiato da politici per raggiungere il potere, e ambedue hanno avuto a modello due grandi arruffapopolo populisti: Umberto Bossi e Beppe Grillo.
Tutto è storia, anche la degenerazione delle idee nate con le migliori intenzioni, e i più grandi rivolgimenti sociali della storia lo dimostrano, ma penso che comunque, e sempre, le classi sociali più
deboli abbiano pagato più di tutti il prezzo richiesto dai grandi cambiamenti.
I capipopolo sono abilissimi manipolatori di fatti e idee, sono per l'anti-politica e demagoghi, fanno appello e solleticano i sentimenti meno nobili degli uomini, si rivolgono alle loro pance alimentando in essi le paure più irrazionali, piegandoli ai loro fini reconditi e inconfessabili.
Questo, a mio parere, è il processo che può condurre, come è accaduto molte volte nella storia, a
regimi liberticidi e totalitari.
A.Ferrin
modena, 29/05/2018
TSO
Oggi, dopo le ultime arlecchinate di Salvini e Di Maio, propongo che chiunque si proponga come
"salvatore della Patria", o novello Napoleone, sia per prassi sottoposto preventivamente al TSO.
Sessanta milioni di Italiani hanno il diritto di essere governati da politici responsabili e seri!
Assisto con sgomento alle ultime capriole dei due che sembra stiano giocando pericolosamente, per noi, sulla nostra testa.
A.Ferrin
modena, 30/05/2018
lunedì 28 maggio 2018
Trasgressione
Trasgressione
Sabato mi sono concesso una piccola trasgressione: il caldo era notevole e il sole infieriva
nell'ambiente già afoso, volevo uscire di casa e prendere una boccata d'aria, ma anche in via Giardini si boccheggiava.
Mi sono diretto in via Luosi dove, in angolo con via Barozzi, c'è una piccola gelateria; davanti al Fermi mi accingevo ad attraversare la strada per raggiungere quella fonte di refrigerio ma, nell'atto
di passare sulla carreggiata, ho notato una ragazza che richiamava la mia attenzione con un largo gesto della mano.
Al suo cenno ammiccante mi sono fermato in attesa che mi raggiungesse, non credo di conoscerla, ho
pensato, ma lei mi si avvicinava sfoderando un sorriso a 32 denti; io, molto sorpreso, ho chiesto: ma ci conosciamo? E lei: lavoro per l'Associazione X, sto raccogliendo le firme per aiutare una bimba molto malata e, nel dire ciò, mi ha mostrato un blocco/note con una petizione, invitandomi a firmare.
Nel frattempo mi sono accorto che non era italiana, e infatti tradiva un forte accento dell'Est europa, ma io non voglio firmare e lei, ora meno sorridente: ma fai un'opera buona... ti chiedo solo una firma,
e io di rimando: è una firma, ma non firmo nessun documento in mezzo alla strada.
Lei ora era delusa, forse rassegnata, e quando mi sono allontanato salutandola, mi ha chiesto: mi dai qualcosa?
Ho capito l'antifona, ricordando che non ero nuovo a questi "incidenti" di percorso che lasciano l'amaro in bocca, e fantastico che, almeno una volta, mi si avvicini una bella e procace donna dalla folta chioma bionda e mi apostrofi così: mi scusi se la disturbo, mi hanno colpito la sua bellezza, i suoi occhi e la prestanza fisica, posso invitarla a bere qualcosa e poi farmi compagnia a cena come
mio ospite?
Questa mia piccola esperienza riporta alla mente il film di De Sica: "Miracolo a Milano", film del
neorealismo italiano ambientato nei primi anni del secondo dopoguerra, anni di miseria nell'Italia
distrutta, il popolo lotta per il pane e si arrabatta per sbarcare il lunario.
Gente semplice escogita ogni espediente per racimolare qualche spicciolo: si muove in un campo di senzatetto tra baracche fatiscenti, in una di queste c'è il furbo che legge la mano, predice il futuro e i
disperati fanno la fila per avere il consulto.
Dedica al cliente fiducioso una manciata di secondi con l'invariabile fervorino, gli prende la mano lo guarda negli occhi e, ispirato, gli dice, tu sei bello, forte, avrai fortuna e salute, e conclude: 100 Lire, avanti un'altro.
Mi sono ripreso dall'incanto perché ero ormai all'ingresso della gelateria.
A.Ferrin
modena, 28/maggio/2018
Sabato mi sono concesso una piccola trasgressione: il caldo era notevole e il sole infieriva
nell'ambiente già afoso, volevo uscire di casa e prendere una boccata d'aria, ma anche in via Giardini si boccheggiava.
Mi sono diretto in via Luosi dove, in angolo con via Barozzi, c'è una piccola gelateria; davanti al Fermi mi accingevo ad attraversare la strada per raggiungere quella fonte di refrigerio ma, nell'atto
di passare sulla carreggiata, ho notato una ragazza che richiamava la mia attenzione con un largo gesto della mano.
Al suo cenno ammiccante mi sono fermato in attesa che mi raggiungesse, non credo di conoscerla, ho
pensato, ma lei mi si avvicinava sfoderando un sorriso a 32 denti; io, molto sorpreso, ho chiesto: ma ci conosciamo? E lei: lavoro per l'Associazione X, sto raccogliendo le firme per aiutare una bimba molto malata e, nel dire ciò, mi ha mostrato un blocco/note con una petizione, invitandomi a firmare.
Nel frattempo mi sono accorto che non era italiana, e infatti tradiva un forte accento dell'Est europa, ma io non voglio firmare e lei, ora meno sorridente: ma fai un'opera buona... ti chiedo solo una firma,
e io di rimando: è una firma, ma non firmo nessun documento in mezzo alla strada.
Lei ora era delusa, forse rassegnata, e quando mi sono allontanato salutandola, mi ha chiesto: mi dai qualcosa?
Ho capito l'antifona, ricordando che non ero nuovo a questi "incidenti" di percorso che lasciano l'amaro in bocca, e fantastico che, almeno una volta, mi si avvicini una bella e procace donna dalla folta chioma bionda e mi apostrofi così: mi scusi se la disturbo, mi hanno colpito la sua bellezza, i suoi occhi e la prestanza fisica, posso invitarla a bere qualcosa e poi farmi compagnia a cena come
mio ospite?
Questa mia piccola esperienza riporta alla mente il film di De Sica: "Miracolo a Milano", film del
neorealismo italiano ambientato nei primi anni del secondo dopoguerra, anni di miseria nell'Italia
distrutta, il popolo lotta per il pane e si arrabatta per sbarcare il lunario.
Gente semplice escogita ogni espediente per racimolare qualche spicciolo: si muove in un campo di senzatetto tra baracche fatiscenti, in una di queste c'è il furbo che legge la mano, predice il futuro e i
disperati fanno la fila per avere il consulto.
Dedica al cliente fiducioso una manciata di secondi con l'invariabile fervorino, gli prende la mano lo guarda negli occhi e, ispirato, gli dice, tu sei bello, forte, avrai fortuna e salute, e conclude: 100 Lire, avanti un'altro.
Mi sono ripreso dall'incanto perché ero ormai all'ingresso della gelateria.
A.Ferrin
modena, 28/maggio/2018
mercoledì 16 maggio 2018
NAKBA
NAKBA
Nakba è un termine arabo che significa "catastrofe", cioè la sconfitta subita dagli arabi per mano
di Israele nel 1948, sconfitta che ha portato all'occupazione della Palestina e all'esodo di milioni di
palestinesi, il popolo che lotta ancora oggi, dopo 70 anni, per ritornare alla propria terra e creare lo Stato indipendente.
La storia e il realismo politico suggeriscono che la realtà dei fatti si impone come la forza che
prevale sulla controparte più debole, travolgendone anche il diritto all'esistenza: non è questo il meccanismo che ha portato all'estinzione di intere nazioni e popoli?
La realtà dei fatti nel Medio-Oriente del '48 consiste in un Paese, Israele che, sorto quasi dal nulla e aiutato dalle potenze coloniali, occupa le terre arabe e proclama la nascita di un nuovo Stato, Israele
appunto.
E' vero che questa evoluzione storica è conseguenza anche della Shoah subita dal popolo ebreo prima
e durante la guerra mondiale, ma il popolo palestinese, incolpevole, ne è stato il capro espiatorio.
Senonché il ventesimo secolo non è un'oscuro Medioevo, né si è alle prese con civiltà pre Colombiane, e infatti le civiltà sono relativamente più evolute, hanno acquisito memoria storica e
nuovi valori.
E tuttavia ancora oggi i rapporti di forza sono importanti, e le grandi Potenze uscite dalla Seconda
guerra mondiale, possono condizionare e determinare gli equilibri di potere a livello planetario.
Ciò spiega perché Israele, un piccolo agguerrito Paese, protetto e sostenuto dagli U.S.A. può fronteggiare il mondo arabo che ha una popolazione di oltre un miliardo.
A.Ferrin
modena, 16/05/2018
Nakba è un termine arabo che significa "catastrofe", cioè la sconfitta subita dagli arabi per mano
di Israele nel 1948, sconfitta che ha portato all'occupazione della Palestina e all'esodo di milioni di
palestinesi, il popolo che lotta ancora oggi, dopo 70 anni, per ritornare alla propria terra e creare lo Stato indipendente.
La storia e il realismo politico suggeriscono che la realtà dei fatti si impone come la forza che
prevale sulla controparte più debole, travolgendone anche il diritto all'esistenza: non è questo il meccanismo che ha portato all'estinzione di intere nazioni e popoli?
La realtà dei fatti nel Medio-Oriente del '48 consiste in un Paese, Israele che, sorto quasi dal nulla e aiutato dalle potenze coloniali, occupa le terre arabe e proclama la nascita di un nuovo Stato, Israele
appunto.
E' vero che questa evoluzione storica è conseguenza anche della Shoah subita dal popolo ebreo prima
e durante la guerra mondiale, ma il popolo palestinese, incolpevole, ne è stato il capro espiatorio.
Senonché il ventesimo secolo non è un'oscuro Medioevo, né si è alle prese con civiltà pre Colombiane, e infatti le civiltà sono relativamente più evolute, hanno acquisito memoria storica e
nuovi valori.
E tuttavia ancora oggi i rapporti di forza sono importanti, e le grandi Potenze uscite dalla Seconda
guerra mondiale, possono condizionare e determinare gli equilibri di potere a livello planetario.
Ciò spiega perché Israele, un piccolo agguerrito Paese, protetto e sostenuto dagli U.S.A. può fronteggiare il mondo arabo che ha una popolazione di oltre un miliardo.
A.Ferrin
modena, 16/05/2018
mercoledì 9 maggio 2018
NERO
NERO
Piccolo
anonimo
oscuro
bastardino
senza nobiltà
con grazia
e dolcezza
Lilly
sempre vicina
complice
di notturne
felici
scorribande
Piccolo
scarruffato
buffo tenero
vecchietto
Nero.
A. Ferrin
modena, 09/05/2018
Piccolo
anonimo
oscuro
bastardino
senza nobiltà
con grazia
e dolcezza
Lilly
sempre vicina
complice
di notturne
felici
scorribande
Piccolo
scarruffato
buffo tenero
vecchietto
Nero.
A. Ferrin
modena, 09/05/2018
Dio ha bisogno degli uomini
Dio ha bisogno degli uomini
Ho deciso infine di recarmi alla Cineteca di Bologna, dove visionare il film di Jean Delannoy, film girato nel '50 e che io avevo visto alcuni anni dopo, nel collegio in cui studiavo.
Ho seguito il film in lingua originale, e con cuffia, in una delle postazioni occupate da appassionati di cinema che frequentano il Centro polivalente: questo dispone di ricca Cineteca dotata anche di un centro di restauro e recupero dei film da salvaguardare.
Del complesso fa parte anche il Cinema Lumiere aperto al pubblico, che ospita rassegne a tema, e cicli di autori di tutte le cinematografie.
E' singolare che il film fosse così impresso nella memoria che alle prime scene ne ho riconosciuta
l'atmosfera, i personaggi, il fascino della fotografia b/n, la potenza dell'immagine di un neorealismo in cui gli italiani hanno primeggiato.
Il teatro della vicenda è l'isola di Sein nei pressi della costa bretone, e narra un episodio accaduto nel 1850: la piccola comunità è fatta di pescatori poveri, analfabeti, considerati così primitivi che il prete
li ha abbandonati, bisogna aggiungere che questi pescatori erano accusati di provocare il naufragio di
naviglio per depredarli.
I parrocchiani non si rassegnano all'assenza dei riti religiosi, e il sagrestano Tommaso nella sua ignoranza percepisce e recepisce i bisogni della sua gente, e timidamente cerca di soddisfarli ma, in
procinto di commettere il sacrilegio di celebrare messa, dal continente arriva il nuovo parroco con i
Gendarmi armati.
I pescatori fanno fronte comune, e uno di essi, temendo l'arresto, si impicca; la Chiesa ovviamente rifiuta il funerale religioso, e allora Tommaso prende l'iniziativa di celebrare il rito laico in mare: la critica ha definito questo funerale tra i più emozionanti del cinema.
Le barche dell'isola solcano insieme l'oceano, raggiungono il luogo prestabilito, le vele ammainate e
Tommaso bacia in fronte il defunto che è fatto scivolare nell'acqua.
L'epilogo non potrebbe essere più cattolico di così: "ora tutti a messa!"
Bellissimo, ribadisco, il funerale, le scene di mare, la colonna sonora, le indagini dei Gendarmi in cui
la comunità complice addossa tutte le colpe al pescatore suicida.
Notevole la recitazione di Pierre Fresnaiy, Madelaine Robinson, un giovane Daniel Gelin e della gente comune.
Tratto dal romanzo di Henri Queffelec : "Un recteur de L'Ile de Seine"
A.Ferrin
modena, 09/05/2018
lunedì 7 maggio 2018
Dialogo
DIALOGO
I due camminavano in silenzio, quasi misurassero i passi, a controllare che le scarpe non toccassero
le rette che dividono i quadrati del lastricato, come i bambini quando giocano saltando le caselle di gesso; il marciapiedi era ampio e regolare, i pedoni rari e agevole il loro procedere a debita distanza
dai binari dei tram che sferragliavano vicini.
Il mutismo fra i due era colmato dal clamore della via e ciò li rassicurava: non erano così alle prese
con il disagio procurato dal vuoto in cui erano sospesi, cercando invano un ancoraggio nella realtà che vivevano.
A un tratto le chiese: stai bene? Sì, perché? Così, tanto per dire, e riprese a fissare il disegno sul marciapiede, poi sembrò riflettere a voce alta: non riusciamo a comunicare, è vero, ma non credo
dipenda da me o da te, forse è inevitabile, e così dicendo la donna pensò di avere esaurito l'argomento.
E l'uomo di rimando: forse non dobbiamo essere fatalisti, possiamo cercare le cause e i rimedi,
e lei: contano i fatti e tra i fatti c'è il freddo fra noi; quando siamo a letto, sembra che tra noi ci sia una barriera che siamo attenti a non superare, quasi timorosi che inavvertitamente possiamo sfiorarci.
Ho voglia di te, riprese l'uomo, ma ti vedo assente quando prima di addormentarti sei assorta, hai smesso di leggere e distrattamente ricambi la mia buona notte; a volte fantastico che tu sia interessata a un'uomo conosciuto sul lavoro, che tu sia presa da nuovi interessi che esulano dal nostro rapporto.
Non dire sciocchezze, se così fosse te lo direi, lo sai che non sono il tipo di donna che riuscirebbe a
sostenere e recitare una doppia vita, anche, e nonostante ora sia apparentemente tutto consentito, ma la vita di coppia è già così faticosa che non riuscirei a gestirne due, comunque la verità è che i rapporti sociali e, prima di ogni cosa, di coppia richiedono grande fatica, Garcia Lorca in un suo verso lo dice "ah, quanto mi costa amarti come ti amo", ma tu che temi i miei tradimenti, tu sei innocente?
E l'uomo: io ho fantasie innocenti, che non sono "agite", tu sei ancora la donna che desidero, e sono angustiato dalla situazione che potrebbe sfociare nel fallimento totale.
In verità mi concedo fantasie e sogni, ma nei fatti sono ancorato a te: sono aggrappato come allo scoglio dal quale i marosi non possono separarmi. e sono consapevole che questa è un'immagine
di debolezza e che pertanto posso ancora apparire un ingenuo e incorreggibile romantico.
E tu lo confermi: voi uomini, dici, spesso vi comportate come bambinoni, e non è solo un modo di dire, siete tutta testa e poca pancia, mentre noi donne siamo più concrete, più legate alla materialità della vita, e quindi sono più chiari i nostri obiettivi, e più determinate a raggiungerli.
Quasi inavvertitamente, si ritrovarono in via Garibaldi, ormai vicini a casa, e si stupivano di avere conversato senza animosità.
In prossimità del portone di ingresso, l'uomo abbracciò teneramente la donna, che fu arrendevole.
A.Ferrin
modena, 07/05/2018
I due camminavano in silenzio, quasi misurassero i passi, a controllare che le scarpe non toccassero
le rette che dividono i quadrati del lastricato, come i bambini quando giocano saltando le caselle di gesso; il marciapiedi era ampio e regolare, i pedoni rari e agevole il loro procedere a debita distanza
dai binari dei tram che sferragliavano vicini.
Il mutismo fra i due era colmato dal clamore della via e ciò li rassicurava: non erano così alle prese
con il disagio procurato dal vuoto in cui erano sospesi, cercando invano un ancoraggio nella realtà che vivevano.
A un tratto le chiese: stai bene? Sì, perché? Così, tanto per dire, e riprese a fissare il disegno sul marciapiede, poi sembrò riflettere a voce alta: non riusciamo a comunicare, è vero, ma non credo
dipenda da me o da te, forse è inevitabile, e così dicendo la donna pensò di avere esaurito l'argomento.
E l'uomo di rimando: forse non dobbiamo essere fatalisti, possiamo cercare le cause e i rimedi,
e lei: contano i fatti e tra i fatti c'è il freddo fra noi; quando siamo a letto, sembra che tra noi ci sia una barriera che siamo attenti a non superare, quasi timorosi che inavvertitamente possiamo sfiorarci.
Ho voglia di te, riprese l'uomo, ma ti vedo assente quando prima di addormentarti sei assorta, hai smesso di leggere e distrattamente ricambi la mia buona notte; a volte fantastico che tu sia interessata a un'uomo conosciuto sul lavoro, che tu sia presa da nuovi interessi che esulano dal nostro rapporto.
Non dire sciocchezze, se così fosse te lo direi, lo sai che non sono il tipo di donna che riuscirebbe a
sostenere e recitare una doppia vita, anche, e nonostante ora sia apparentemente tutto consentito, ma la vita di coppia è già così faticosa che non riuscirei a gestirne due, comunque la verità è che i rapporti sociali e, prima di ogni cosa, di coppia richiedono grande fatica, Garcia Lorca in un suo verso lo dice "ah, quanto mi costa amarti come ti amo", ma tu che temi i miei tradimenti, tu sei innocente?
E l'uomo: io ho fantasie innocenti, che non sono "agite", tu sei ancora la donna che desidero, e sono angustiato dalla situazione che potrebbe sfociare nel fallimento totale.
In verità mi concedo fantasie e sogni, ma nei fatti sono ancorato a te: sono aggrappato come allo scoglio dal quale i marosi non possono separarmi. e sono consapevole che questa è un'immagine
di debolezza e che pertanto posso ancora apparire un ingenuo e incorreggibile romantico.
E tu lo confermi: voi uomini, dici, spesso vi comportate come bambinoni, e non è solo un modo di dire, siete tutta testa e poca pancia, mentre noi donne siamo più concrete, più legate alla materialità della vita, e quindi sono più chiari i nostri obiettivi, e più determinate a raggiungerli.
Quasi inavvertitamente, si ritrovarono in via Garibaldi, ormai vicini a casa, e si stupivano di avere conversato senza animosità.
In prossimità del portone di ingresso, l'uomo abbracciò teneramente la donna, che fu arrendevole.
A.Ferrin
modena, 07/05/2018
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