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libreria di zurau

lunedì 28 maggio 2018

Trasgressione

                                                                         Trasgressione

Sabato mi sono concesso una piccola trasgressione: il caldo era notevole e il sole infieriva
nell'ambiente già afoso, volevo uscire di casa e prendere una boccata d'aria, ma anche in via Giardini si boccheggiava.
Mi sono diretto in via Luosi dove, in angolo con via Barozzi, c'è  una piccola gelateria; davanti al Fermi mi accingevo ad attraversare la strada per raggiungere quella fonte di refrigerio ma, nell'atto
di passare sulla carreggiata, ho notato una ragazza che richiamava la mia attenzione con un largo gesto della mano.
Al suo cenno ammiccante mi sono fermato in attesa che mi raggiungesse, non credo di conoscerla, ho
pensato, ma lei mi si avvicinava sfoderando un sorriso a 32 denti; io, molto sorpreso, ho chiesto: ma ci conosciamo? E lei: lavoro per l'Associazione X, sto raccogliendo le firme per aiutare una bimba molto malata e, nel dire ciò, mi ha mostrato un blocco/note con una petizione, invitandomi a firmare.
Nel frattempo mi sono accorto che non era italiana, e infatti tradiva un forte accento dell'Est europa, ma io non voglio firmare e lei, ora meno sorridente: ma fai un'opera buona... ti chiedo solo una firma,
e io di rimando: è una firma, ma non firmo nessun documento in mezzo alla strada.
Lei ora era delusa, forse rassegnata, e quando mi sono allontanato salutandola, mi ha chiesto: mi dai qualcosa?
Ho capito l'antifona, ricordando che non ero nuovo a questi "incidenti" di percorso che lasciano l'amaro in bocca, e fantastico che, almeno una volta, mi si avvicini una bella e procace donna dalla folta chioma bionda e mi apostrofi così:  mi scusi se la disturbo, mi hanno colpito la sua bellezza, i suoi occhi e la prestanza fisica, posso invitarla a bere qualcosa e poi farmi compagnia a cena come
mio ospite?
Questa mia piccola esperienza riporta alla mente il film di De Sica: "Miracolo a Milano", film del
neorealismo italiano ambientato nei primi anni del secondo dopoguerra, anni di miseria nell'Italia
distrutta, il popolo lotta per il pane e si arrabatta per sbarcare il lunario.
Gente semplice escogita ogni espediente per racimolare qualche spicciolo: si muove in un campo di senzatetto tra baracche fatiscenti, in una di queste c'è il furbo che legge la mano, predice il futuro e i
disperati fanno la fila per avere il consulto.
Dedica al cliente fiducioso una manciata di secondi con l'invariabile fervorino, gli prende la mano lo guarda negli occhi e, ispirato, gli dice, tu sei bello, forte, avrai fortuna e salute, e conclude: 100 Lire, avanti un'altro.
Mi sono ripreso dall'incanto perché ero ormai all'ingresso della gelateria.
A.Ferrin
modena, 28/maggio/2018

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