I CORVI
Sono infine riuscito a vedere il film DOGMAN al Raffaello che ho raggiunto a piedi e con un mezzo
pubblico, in un'atmosfera di afa e caldo umido; il film è quello che mi aspettavo: racconta un fatto vero di cronaca nera, di un uomo detto "il canaro", film di crudo realismo in una periferia di degrado culturale e umano, l'estrema periferia romana, quindi uno spettacolo non proprio indicato per sollevare lo spirito.
Prima di entrare in sala, ho telefonato a Lea perché oggi compie gli anni, e così ho parlato anche con
Lara: hanno voci bellissime di bambine delicate e affettuose.
Mentre scrivo, voci confuse di ubriachi giungono qui al terzo piano dalle finestre che danno in via Giardini: noto che alla confluenza con via Barozzi si è formato un piccolo assembramento dove è ferma anche una Volante della Polizia; forse confabulano e cercano di convincere i due in stato d'ebbrezza di andare a letto.
Gli ubriachi parlano, anzi farfugliano con toni alti e scomposti, storpiano le parole e i poliziotti cercano di decifrare i motivi del contendere, e forse ne sorridono bonariamente.
Dunque, uscito dal Raffaello, ho ripreso la via di casa risalendo via Sigismondo Caula verso
via Giardini; via Caula è guarnita da una fila di platani quasi addossati all'Istituto Fermi e, nel bel
mezzo della via sono stato, direi aggredito, da uno stormo di corvi che si lanciavano a turno come
aerei in picchiata nella mia direzione, gracchiando con grande strepito: ho avvertito più volte il
sibilo prodotto dalla loro velocità e il contatto con i capelli e le spalle. Ho provato un certo brivido e
pensato a "Gli Uccelli", il film di Hitchcock.
Una signora mi ha chiarito il perché del fenomeno: erano le otto, l'ora in cui gli uccelli ritornano ai
loro nidi, che sono evidentemente tra le fronde e che vogliono difendere come loro territorio.
Peccato però che non siano passerotti, ma uccelli grandi che, con quelle velocità, con picchiate e cabrate diventano veri proiettili.
A.Ferrin
modena, 30/05/2018
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