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libreria di zurau

mercoledì 11 settembre 2019

A PROPOSITO DI MISTER SCHMIDT


Jack Nicholson è un "uomo qualunque", come è un signor Rossi per noi Italiani: il film narra la sua vicenda da quando va in pensione, nel momento in cui vagheggia il riposo dopo una carriera dignitosa.
Ma già dalle prime scene traspare la nostalgia e il senso di vuoto provocato dal nuovo stato, mentre
la moglie è ancora appagata dall'attività domestica: la loro unica figlia è lontana e in procinto di sposarsi; egli cerca di fare fronte alla frustrazione aderendo all'adozione a distanza di un bambino africano.
Improvvisamente muore la moglie aumentando oltremisura la sua solitudine; la recitazione di Nicholson è da manuale: non utilizza la sua abituale aria gigionesca, ma le espressioni facciali sono sufficienti per mostrare lo spettro dei sentimenti in cui il pensionamento e la vedovanza lo hanno precipitato.
Scrive al bambino africano letterine laconiche venate di malinconia, ma prova anche a reagire allestendo il Camper, e annunciando alla figlia che la raggiungerà per presenziare al suo matrimonio.
Il lungo itinerario si trasforma in un viaggio a ritroso nella memoria ma anche della disillusione e  disincanto causati dai nuovi incontri.
Eccezionale e quasi grottesco il ruolo della grande Katy Bates nella parte di futura consuocera, una
donna che affronta fallimento e disordine con una libertà e disinibizione che le consentono di vivere ancora.
Non è casuale sia la donna a sopravvivere ai rovesci che la vita ci riserva, mentre l'uomo investe  tutto, troppo negli ideali e può essere preso nel vortice  di un delirio tale da condurlo alla perdizione.
Non resta che rallentare il passo, attendere alle piccole cose, il passo sempre più lento: osservare,
aspettare, qualcosa accade sempre.

A.Ferrin
modena, 11/9/2019

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