SCRIBERE

libreria di zurau
lunedì 23 settembre 2019
L'ALBERO DEGLI ZOCCOLI
Ho rivisto questo film di Olmi, la migliore delle sue opere: è pura poesia, anche se critici e altri
registi "impegnati" trovano il pelo nell'uovo.
E' un quadro oleografico di una realtà lontana da noi, resa magistralmente dalla fotografia, dal colore e dalla musica (Bach), nonché dagli attori presi dalla strada, ma che a volte sono più bravi dei professionisti.
La fede espressa dal popolo era certamente ingenua, ma sentita: d'altra parte si sa che la/le religioni
sono (e sono sempre state) strumenti del Potere, ma nello stesso tempo funzionali a una sorta di
ordine sociale, lo stesso ordine che perseguono le ideologie e le filosofie tronfie di grandi promesse, e che spesso falliscono miseramente; infine preferisco quella religiosità ingenua ma innocente perché
conteneva ancora il senso della sacralità della vita.
Dal film emerge chiaramente la vita nelle campagne di fine '800, la sua povertà e precarietà, povertà
che persisteva negli anni '50 e '60 del 900, e molti anziani ricordano i racconti che genitori e nonni
facevano al riguardo.
Le nuove generazioni non ne hanno memoria, non la coltivano, e le istituzioni non aiutano in questo
senso: tutti danno(e diamo) per scontati il benessere e l'abbondanza delle merci e dei servizi, il tutto
propiziato dall'ottimistica ideologia del consumismo e del progresso economico sempre crescente ma,
assorbiti dal nostro "particulare", dimentichiamo che la stratificazione economica e sociale perdura in Italia e nel mondo, con sacche di povertà e ingiustizia clamorose.
Tuttavia, per quanto mi riguarda, il film ha risvegliato ricordi della mia infanzia e giovinezza, una vera nostalgia del tempo in cui, nonostante tutto, la vita appariva più chiara e semplice, colma di
aspettative e di grandi speranze per il futuro; io ricordo che ero felice, ma forse era la felicità degli anni di crescita, lo stato nascente di una gioventù protesa al futuro, ma ancora ignara della vita.
E forse eravamo felici semplicemente perché giovani.
A.Ferrin
modena, 23/9/2019
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