Siamo avidi di leggerezza, di vivere con leggerezza la nostra quotidianità fatta di piccole cose: un tran tran in cui sopravvivere con dignità è la massima aspirazione, ma una mattina di pioggia nevosa ti svegli e, ancora assonnato, affronti il gelo della stanza: oltre all'emergenza da Coronavirus siamo alle prese con quella energetica causata dai venti di guerra che soffiano dall'Europa Orientale e minacciano di interrompere il flusso di combustibile proveniente dalla Russia. Nonostante tutto affronto la giornata con ottimismo e non per merito mio: c'è chi, come me, si sveglia felice del nuovo giorno e chi invece è fumantino, quasi a presagire e desiderare solo sventure; pertanto sbrigo il rito mattutino fra toeletta e riordino del letto, e accendo il televisore che sta proiettando "La Ciociara", il famoso film di De Sica tratto dall'omonimo romanzo di Moravia. E così posso dire addio alla desiderata leggerezza: l'episodio in questione riguarda il periodo più crudo e triste della 2^ Guerra mondiale, con la nostra Penisola occupata dagli alleati che combattono ciò che resta del nazifascismo in ritirata. Il nostro Paese, distrutto e in preda alla fame, é umiliato dai rovesci militari; agli alleati che risalgono dal Sud è aggregato un distaccamento di Goumiers coloniali marocchini al comando dei francesi. I Goumiers erano già tristemente noti per le violenze perpetrate ai danni della popolazione civile: furono violentati donne, uomini, ma anche preti e bambini. Si calcola che in Ciociaria siano state violentate 60000 donne. "La Ciociara" narra queste vicende con Sophia Loren, la giovane Eleonora Brown e Belmondo: Cesira (Loren) e la figlia Rosetta (Brown) gareggiano in bravura, e anche il giovane Belmondo si fa notare. Il film, esempio del migliore cinema italiano, è stato pluripremiato.
A. Ferrin modena, 16/2/2022
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