Giorgia Meloni da oggi è Capo del Governo a tutti gli effetti; ho assistito ai riti istituzionali previsti per l'occasione, e non nascondo che ho avvertito la solennità e l'importanza dell'avvenimento; c'é chi liquida tutto alzando le spalle per scetticismo o sfiducia nelle istituzioni repubblicane, ma io nei riti ripetuti vedo la continuità dell'idea di Paese, di un'appartenenza che ha radici lontane e profonde. Mi è bastato seguire la cerimonia nel cortile del Quirinale al suono della stessa fanfara che mi ha riportato al giuramento del '64 nella caserma della Scuola Trasmissioni a Napoli, per avvertirne la continuità. Nulla di ideologico in questo da parte mia, non mi muove infatti la vicinanza politica alla Meloni, ma piuttosto la sensibilità del semplice Cittadino, allegro per la novità di una donna alla guida del Governo, una giovane donna che ha meritato per il suo impegno e capacità personali, e che sarà comunque giudicata dal lavoro nel nuovo ruolo. Confesso che ho assistito alla scena del giuramento con una certa inquietudine: nella foto di rito, la Meloni, minuta e fragile, appare tra due "corazzieri-squali" come Berlusconi e Salvini, ma subito ho pensato che le donne hanno risorse insospettate da noi uomini, che le immaginiamo (erroneamente) sempre passive e inoffensive.
A.Ferrin modena, 24/10/2022