L'ultranovantenne Cardinale Ruini è in gravi condizioni e leggo che in Rete si scatenano gli haters con le peggiori ingiurie alla sua persona. Siamo d'accordo che offendere e denigrare al riparo dell'anonimato è una pratica incivile e spregevole, ma non tutti sono in grado di usare il fioretto invece della spada. Ruini è stato un esponente molto potente dell'episcopato italiano, di una Chiesa fra le più conservatrici dell'Orbe cattolico, cioè di una Chiesa che meno di altre nel mondo ha fatto emergere (e sanzionato) il fenomeno della pedofilia presente nei suoi ranghi. E poi Ruini, come l'attuale Pontefice, hanno scarsa relazione con la Chiesa autorevole e credibile di un passato non molto lontano; ciò è dovuto senz'altro alla sua accentuata secolarizzazione e al relativismo dottrinario che va a detrimento della sua unicità. D'altra parte il popolo è sempre più attento e avveduto, e non si accontenta più di un "pater, ave e gloria", e questo vale anche per tutte le ideologie, le filosofie d'accatto e gli incantatori di serpenti. Tra questi ultimi sono comprese le nomenclature dei ceti che detengono il Potere, di coloro che se lo tramandano in quanto "cosa loro", ovvero quello delle classi dirigenti al loro servizio per svolgere il lavoro sporco. Dunque perché stupirsi se lor Signori definiscono "pezzenti" il popolo subalterno? Questo è il commento udito in una conversazione "dotta" fra intellettuali organici al Potere. La verità, e vorrei essere smentito, è che mai le rivoluzioni sono state risolutive; la stratificazione sociale è un fatto inevitabile perché prodotta dalla stessa lotta e competizione per la sopravvivenza. Vale a dire che ci sarà sempre un popolo di "pezzenti".
Modena, 8/7/2024
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