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libreria di zurau

domenica 28 luglio 2024

LA RUTA

Chissà perché ricordo la ruta, "che ogni male stuta"(ogni male spegne), una pianta nota per le proprietà  curative, ma che può essere anche tossica. Quando ero piccolo, c'era una specie di "guaritrice" che girava di cortile in cortile dove era raggiunta dalle donne che si sottoponevano alle sue cure. La donna aveva fama di maga, e anche la mamma ricorreva alle sue pratiche consistenti in prolungati massaggi e manipolazioni con misture di ruta e altre erbe. Noi bimbi eravamo spettatori di quelle cure ritenute prodigiose, ma non ricordo uomini tra i frequentatori della "maga". Pochi spiccioli bastavano a ricompensare la donna. Finito lo spettacolo, ritornavamo ai nostri giochi. Perché questi ricordi? Forse perché adesso strade e cortili sono deserti? Non passa più il venditore del latte che attingeva dai bidoni con le diverse "misure", o il pastore che portava sotto casa ricotte fresche, né si vede l'arrotino, o il materassaio e l'impagliatore, il venditore del ghiaccio in estate, e quello dei meloni di pane e quelli d'acqua, le cucurbitacee erano saggiate mediante un tassello praticato dal venditore. E quello che vendeva i fichi d'India? Una montagna di frutti arcobaleno irti ti spine che il contadino manipolava con destrezza. E poi, il carretto azzurrino dei gelati annunciato dal sonaglio che chiamava i bimbi a raccolta. Sì, ora i bambini sono isolati e imbambolati davanti alle playstation, e non sapranno mai cosa si sono perduti. La strada è teatro di avventure sempre nuove, teatro di vita e di morte ma anche di pienezza. Mi fanno ridere gli eventi con cui ora si vogliono animare le vie delle nostre Città: è puro trionfo dell'edonismo e del consumismo, dell'ostentazione di tutto quanto possa rassicurarci circa la nostra esistenza, che siamo vivi. Qui non si tratta di nostalgia dei tempi andati, ma di riconoscere che i cambiamenti sono irreversibili; sono cambiati i modelli culturali, la produzione, i consumi, il Potere è sempre più invasivo e omologante, l'individuo sempre più marginale nel processo decisionale. Ci dicono che questo è il progresso, e può darsi che lo sia nella prospettiva di una Umanità futura del 3° 4° millennio ora inimmaginabile ma io, che vivo con fatica nello spazio angusto della mia prigione terrena, cosa ho da spartire con il 3° 4° millennio, quando questa Crosta sarà verosimilmente avvizzita e riarsa, o dispersa nello spazio siderale?

Modena, 28/7/2024                                                                                                                                                  

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