Quando sono alla tastiera, mi capita di richiamare sul video i vecchi film 8mm con cui riprendevo la vita semplice degli anni '60, quelli dei primi amori, della famiglia appena costituita, e quindi dei figli piccolissimi, la loro crescita prodigiosa e la speranza di un futuro che era la proiezione irrazionale del mio ottimismo. Il problema è che questo rituale assume in me la caratteristica di una vera regressione a uno stadio sul quale mi soffermo troppo: una sorta di nostalgia che emoziona fino alla paralisi e inibisce l'azione. E mi pongo sempre le stesse domande: sono io quello? E' quella mia moglie? E quelli sono i figli? Mi sembra di avere avuto più di una vita, non mi riconosco nelle diverse stagioni. Perché non si è fermato il tempo? Perché la magia non ha fissato bellezza e gioia? No, dobbiamo vivere fino alla fine, attoniti, la vita che sfugge, rivedere in moviola i nostri errori e rivivere illusioni e disillusioni. E ritrovarci con i propri cari, accomunati dal destino che si è preso gioco di noi. Ma nessuno si è preso gioco di noi: solamente noi abbiamo creduto, e crediamo, di essere autori e motori della nostra vicenda umana.
Modena, 18/7/2024
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