Le dichiarazioni del rieletto Presidente Donald Trump sono sconcertanti perché sembra contraddicano in tutto o in parte, ciò in cui l'Occidente si è riconosciuto per 80 anni dopo la 2^Guerra Mondiale. Sono cresciuto in un clima di pace, di "guerra fredda", o di guerre locali a bassa intensità, ma comunque in un clima di convivenza con regole condivise che temperavano i rapporti fra gli Stati. Invece Trump ha rispolverato il "pistolero" che sonnecchia in ogni americano, con l'istinto della conquista di nuovi territori a tutti i costi. Ovvero si trasforma da gigante munifico e alleato dell'Europa, in predatore violento e spietato, fino a insidiare l'indipendenza dei vicini Canada e Messico. Anche il suo linguaggio si fa più esplicito e arrogante: esige, intima, pretende, e minaccia con i modi più dittatoriali del monarca assoluto. E infine, ma non meno grave, è la sostanziale sua accettazione dell'aggressione russa alla Ucraina perché vuole che l'aggredito accetti il fatto compiuto! Così fa carta straccia di Trattati e Carte fondamentali, dei Diritti Umani, dei Diritti dell'Uomo, nonché della Carta dell'ONU. Tutti impegni solenni progressivi per la nostra civiltà sociale e politica, anche se i realisti e i cinici non perdono occasione per ricordarci che i Princìpi enunciati sono spesso disattesi, lo sappiamo, ma siamo disposti a rinunciare al perseguimento degli unici ideali in grado di salvarci dal ritorno nelle caverne? Detto altrimenti, noi disputiamo e guerreggiamo, ma fatichiamo a riconoscere le nostre manchevolezze, e a trarne insegnamenti virtuosi. Siamo sfiduciati e fatalisti perché convinti che guerra e conflittualità, come mille altri inciampi, siano parte di noi, della natura umana e pertanto incorreggibili? Infine, penso che in condizioni estreme, quando pochi oligarchi esercitano il potere dispotico e assoluto sui loro popoli, sia legittimato il tirannicidio come forma di autodifesa del popolo. Modena, 28/2/2025
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