Basta predicozzi e invettive, a che pro? Non c'è ragione che faccia fronte all'irrazionalità galoppante. Non siamo disponibili all'ascolto perché accecati dalle rabbie croniche che ci possiedono nel cielo cupo che abitiamo; ci dicono che tutto sia dovuto al "medioevo", ovvero al travaglio indotto dalle profonde mutazioni di questi tempi: ma quando mai gli uomini non hanno attraversato periodi altrettanto critici? L'altra sera ho seguito la biografia di Giuseppe Moscati, un medico cattolico del secolo scorso santificato dalla Chiesa. Storia edificante di un professionista della sanità che ha dedicato la propria attività e scienza alla cura degli ultimi nei quartieri e ricoveri più poveri del napoletano. Non so perché a questi racconti mi emoziono sempre, quasi mi sentissi in colpa, quasi percepissi che pure io avrei potuto fare di più, ma che non ho fatto. Me ne sono stato ripiegato in me a contemplare la mia vita e le mie paure per un futuro non in mio potere, e in questo modo ho fatto sì (come i mie simili) che i reggitori del mondo e delle nostre vite facessero, e facciano, il bello e cattivo tempo. Tornando al medico Moscati, questi esercitava la professione in grado eroico, riscattando così l'altra l'umanità incapace di generosità. A questo proposito mi torna in mente il flagello del COVID che ha messo tutti a dura prova. Quella Pandemia ha mostrato ancora una volta che nel pericolo emerge sempre il meglio e il peggio dell'uomo, cioè l'abnegazione di molti e la pavidità di altri. Emblematico un piccolo fatto di cui sono stato testimone: un sanitario cui facevo notare come molti medici avessero, apparentemente, dimenticato il giuramento di Ippocrate, rispondeva stralunato, Ippocrate chi?
Modena, 16/2/2025
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